Cronaca

Chiude il Crac del liceo Munari Appello al Comune: 'Ci serve una sede'

Dopo dieci anni di attività il Crac (Centro di ricerca di arte contemporanea) del Liceo artistico Munari chiude i battenti. La notizia è arrivata dallo stesso direttore del Crac, Dino Ferruzzi, che in una lettera ne ha annunciato con grande amarezza lo “smaltimento”. La decisione è stata presa dal nuovo dirigente scolastico del Liceo Artistico, Pierluigi Tadi.

“E’ avvenuto tutto nel giro di breve tempo – si sfoga su Facebook -. Con un atto di forza siamo stati costretti allo sgombero. Il Crac ha definitivamente chiuso con il Liceo. Ci prenderemo una pausa ma continueremo in altro modo. Intanto stiamo pensando a come e che azioni mettere in atto”.

La scusa per lo sfratto sarebbe che i due locali utilizzati come spazio espositivo e archivio/biblioteca/ufficio servono ad altro uso.

Nato nel 2004 per opera di alcuni insegnati con l’obiettivo di attivare nel Liceo Artistico Statale Bruno Munari di Cremona un’offerta formativa aperta alla contemporaneità, nel 2007 il Crac si era costituito associazione non profit, collaborando con curatori, artisti e istituzioni di tutta Italia, da Artissima al Pastificio Cerere, Maga, Gamec, ArtVerona, Pav, tenendo lezioni dal Dams a Brera, a Naba.

“Forse ciò che non ha convinto il nuovo dirigente è che il Crac ha provato ad immaginare la scuola come un centro di produzione di idee aperto e plurale, una territorio “meticcio” per ridare voce alle persone, per essere parte attiva del governo culturale della città e di un territorio – scrive in una lettera il direttore -. Ce ne siamo facendo una ragione, siamo convinti che quando due modi di intendere la scuola non possono trovare punti di intesa, occorre tagliare i ponti per cercare di preservare sia il progetto che le professionalità delle persone.

Resistere tutti questi anni nel contesto scuola è stato un vero miracolo, il nostro agire è servito a forzare proprio un apparato ormai allo sfascio, facendo emergere tutte le contraddizioni dei modelli di un sistema educativo artefatto, standardizzato e mercantile che obbedisce solo alla legge del profitto”, si legge nella missiva.

E adesso? “Purtroppo non c’è stato modo di trovare una soluzione, nè una mediazione, con il preside della scuola” si sfoga il direttore del Crac, che è però ben intenzionato a portare avanti la propria attività. “Stiamo dialogando con l’amministrazione comunale, sperando che ci trovi uno spazio, anche solo temporaneo. Abbiamo oltre 3mila volumi sull’arte contemporanea, oltre a tutto il nostro materiale, e il dirigente vuole che sgomberiamo le stanze al più presto”.

Dunque il progetto continuerà, anche se sotto una diversa forma: “Con la scuola abbiamo chiuso, questo è certo – continua Ferruzzi -. Ora continueremo il nostro lavoro con un approccio diverso, che possa interessare tutta la città e anche questa amministrazione comunale. Stiamo preparando un grosso progetto in collaborazione con l’università di Bergamo, che potrebbe essere molto interessante”.

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