Cultura

Liuteria, la Bbc riscopre Cremona 'Saper fare che resiste all'industria'

Cremona e l’arte liutaria protagoniste di un reportage della Bbc mandato in onda sul canale radiofonico BBC Radio 4 il 27 agosto e in replica domenica 31 agosto. Il giornalista Peter Day, che ha trascorso un breve soggiorno sotto il Torrazzo visitando alcune botteghe liutarie, racconta della tradizione storica e di come i liutai contemporanei cerchino di farla rivivere, sfiorando il tema dell’apertura dei mercati asiatici e dando di Cremona un’immagine che all’estero fa molta presa.

“Qui a Cremona si può vedere all’opera la forza della maestria artigiana e il valore di un gruppo di persone che condividono uno stesso obiettivo, nel creare una duratura attività imprenditoriale”. La storia parte da lontano, racconta ancora Day, da quando nel Medio Evo le famiglie nobiliari, e successivamente quelle della nascente borghesia, amavano circondarsi di musicisti. “C’era una grande richiesta di musica, e questa veniva ben pagata. L’artigianato veniva rispettato e da esso nacque una grande tradizione”. Dalle innovazioni costruttive di Andrea Amati, fino all’apogeo di Stradivari, avvantaggiato probabilmente da una serie di circostanze climatiche che favorirono la resa del legname delle Dolomiti, l’excursus storico approda ai nostri giorni, facendo scoprire cose che ai cremonesi spesso sfuggono: “Cremona è diventata una città affascinante e ricca di potebìnzialità economiche, grazie anche alla sua posizione geografica. Gli allievi liutai che hanno la possibilità  di fare pratica sotto la guida di Maestri, guadagnano in questo modo una reputazione che consente loro di mettersi in proprio. Gli acquirenti arrivano a Cremona perchè sanno di poter scegliere tra una varietà di strumenti, alcuni meravigliosi, altri nella media, a prezzi differenti. Bussi alla porta di un laboratorio e se sei sopraffatto da quello che vedi attorno, puoi provare alcuni strumenti, ne scegli uno; quindi puoi tornare il giorno dopo per essere sicuro, accordarti sul prezzo e alla fine portarti a casa lo strumento. Sotto molti aspetti, questa esperienza non deve essere cambiata di molto, attraverso i secoli. Autenticità, tradizione, abilità, l’odore del legno scavato e intagliato, e quindi la vernice”. Nella scuola di liuteria istituita negli anni Trenta, sono pochi gli studenti italiani, dice ancora Day. Arrivano da ogni parte del mondo, dopo la scuola vanno a bottega dai maestri e molti di loro scelogono di restare a Cremona, “dopotutto è una città piacevole, tranquilla e di piccole dimensioni”. Viene descritta l’attività del Consorzio Liutai Stradivari, “una sorta di gilda medioevale, che consente ai membri di rilasciare un certificato di autenticità per ciascun strumento. Made in Cremona non è di per sé una garanzia di qualità, ma è la testimonianza della volontà di portare avanti una tradizione che non si vuole far morire. Si può pensare che il mercato dei nuovi violini che hanno un costo di 20mila euro (27mila dollari; 16mila sterline) o più possa essere abbastanza regolare, ma negli ultimi 20 anni è stato trasformato dalla crescente richiesta degli asiatici (…) Mentre sono nella bottega di un maestro proveniente dalla Colombia, cremonese d’adozione, entra una madre giapponese con una ragazzina e chiede di un violino da 25mila dollari: il linguaggio della musica è diventato universale. Oggi Cremona potrebbe non essere il luogo dove si producono i migliori strumenti del mondo, come una volta certamente fu. Gli esperti mi dicono, ad esempio, che ci sono diversi ottimi liutai che operano individualmente in Germania. Ma valutare uno strumento è cosa assai soggettiva”.

“Il mio breve soggiorno a Cremona – conclude Day – mi ha ricordato il valore del lavoro manuale e delle attività artigianali, in un mondo che premia enormemente prodotti di massa. L’individualità è un’importante componente dell’essere umano. Gli artigiani hanno storie meravigliose da raccontare sulle loro creazioni, che nascono con lentezza e cura. In un mondo industrializzato  hanno ancora molto da dirci su quello che è più propriamente umano”.

Giuliana Biagi

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