Cronaca

Tariffa rifiuti, si profila ricorso al Tar E i sindacati solidarizzano con le imprese

Contro il salasso Tari per le categorie commerciali, ora si muovono anche i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, attraverso i segretari provinciali delle categorie del commercio (rispettivamente Carla Spelta, Sonia Curti, Roberto Maestrelli).  Preoccupati per le ricadute occupazionali dei fortissimi aggravi di tassazione che si stanno riversando sui titolari di bar, ristoranti, pizzerie (e non solo), sollecitano in una nota il Comune “a trovare forme che rendano più equo il principio di calcolo delle tariffe, con correttivi che creino una corrispondenza tra il rifiuto prodotto e quanto dovuto per il loro smaltimento” e a “a mettere in campo ogni strategia utile a mitigare l’impatto sulle realtà economiche, con azioni mirate a salvaguardare le imprese stesse e di conseguenza l’occupazione”.

I sindacati enumerano i dati del contesto: “difficoltà economiche ormai strutturali determinate dalla crisi ma risolte in nuovi modelli di vita; il continuo contrarsi dei consumi e delle possibilità di spesa delle famiglie e l’ampliarsi delle fasce di disagio sociale; l’incremento  costante della disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile; il costante e preoccupante aumento, in questi ultimi anni, delle chiusure delle imprese e in particolar modo nel terziario”.  Inoltre: “l’incremento delle spese fisse  per la gestione di un’impresa; la crescita abnorme della pressione fiscale; l’aumento della Tari, in particolare per alcune categorie, gravate da rincari fino al 600%”. Per questo, “manifestano la loro preoccupazione come peraltro già evidenziato in particolare dalle Associazioni di Categoria – per la problematica e difficile sostenibilità da parte delle imprese della nuova imposta, per le ricadute occupazionali che la necessità di evitare passivi nella gestione potrebbe determinare; per le chiusure di attività che la nuova tassa potrebbe causare”.

Evidentemente non è bastato lo slittamento della prima rata dal 31 luglio all’8 agosto, deciso dal Comune per venire incontro ai contribuenti. Quello che spaventa molti operatori è la prospettiva di dover sborsare quest’anno cifre anche triple rispetto al preventivato e molti di loro hanno fatto capire al Comune che se le cose non cambiano potrebbero chiudere l’attività. “Molti commercianti e soprattutto titolari di bar – commenta Paco Magri del ristorante pizzeria Dordoni – stanno tenendo aperto per una forma di orgoglio personale, ma a questo punto non so quanti di loro resisteranno. Lo slittamento della prima rata  Tari è una buona cosa solo perchè ci dà tempo di organizzare una battaglia a cui non abbiamo intenzione di  rinunciare, perchè ne va della sopravvivenza di molti. Personalmente sto pensando di ridurre la metratura del locale, limitandomi a 50 coperti in modo da limitare la superficie su cui viene pagata la Tari. Rispetto ad altri sono stato relativamente fortunato: da 9800 euro sono passato a 15mila. Altri hanno visto l’importo più che raddoppiato. Io poi devo aggiungerne altri 25mila di Imu anch’essa aumentata rispetto al 2013. Come si può pensare che un’attività regga in questo modo?”.

Adesso infatti anche i sindacati dei lavoratori del commercio si muovono.”Era ora, afferma Magri -.  Il problema qui è anche la ricaduta di questa tassazione su tutto quello che gira attorno alle imprese, tant’è che ho sentito dire che qualche operatore sta valutando un ricorso legale contro la regolamentazione della Tari, che presenta alcuni lati oscuri. Perchè il Comune, nella passata amministrazione, non ha preteso dal gestore Aem studi precisi sulla produzione rifiuti delle varie categorie merceologiche, arrivando così a definire tariffe puntuali? Sulla base di quali criteri la passata Giunta ha scelto di abbassare alcuni coefficienti ed alzarne altri? Il risultato è che per alcune categorie l’importo è diminuito, per altre è aumentato enormemente”. Un eventuale ricorso al Tar verrebbe intrapreso dai singoli commercianti, senza passare attraverso le categorie di rappresentanza, da cui gli operatori si sentono delusi. “Avrebbero dovuto battere i pugni sul tavolo del Comune – afferma Magri –  e dire che i loro associati non avrebbero tirato fuori un centesimo. In questo modo il commercio in genere avrebbe avuto una voce più forte e univoca e sarebbe stato più tutelato”.

Giuliana Biagi

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