Cronaca

Ciclo idrico integrato in 'zona Cesarini' La politica frena l'affidamento a Padania

L’argomento acqua mette zizzania fino all’ultimo in consiglio provinciale, dopo essere stato al centro del dibattito politico per quasi un intero mandato amministrativo. Sembra incredibile, ma a quattro anni di distanza dall’avvio della discussione sul tipo di società che dovrà prendere in carico il ciclo idrico – mista o completamente pubblica – non si è ancora arrivati all’affidamento del servizio. E ciò impedisce investimenti ritenuti improcrastinabili, in tema di interventi sulle reti e sulla qualità dell’acqua, in molti comuni della provincia. 89 milioni di investimenti in quattro anni, che al momento sono bloccati per tre questioni di base: presunta illegittimità del cda di Padania Acque Gestioni; contratto di servizio ancora in fieri tra Ato e la stessa Padania; business plan non ancora pronto, anche se sostanzialmente sì.  Ora, con il Consiglio provinciale in scadenza (ultimo giorno utile per riunirsi il 12 giugno), si corre il rischio che il famoso affidamento a Padania Acque Gestioni slitti ancora, appunto per la controversa interpretazione delle norme circa la legittimità del cda.

Le divergenze, non nuove in verità, sono emerse oggi in commissione Controllo e Garanzia della Provincia, durante la quale il presidente della gestionale Alessandro Lanfranchi ha insistentemente chiesto un mandato pieno all’operatività societaria al fine di poter effettuare interventi urgenti sulle reti idriche di alcuni comuni, in attesa da anni. Una provocazione, ma anche una sorta di ultimatum, quello che Lanfranchi ha posto ai consiglieri provinciali e ai vertici  dell’Ato (Ufficio d’ambito, emanazione della Provincia), rappresentati dal presidente Gianfranco Denti e dal direttore Damiano Scaravaggi: “Vestendo i panni di presidente della Patrimoniale, mi chiedo se domani mattina non sia meglio che chiuda i cantieri, nell’impossibilità di garantire i pagamenti”. Il nodo infatti è uno solo: solo il gestore unico del ciclo idrico può legittimamente operare interventi su reti proprie o, come in questo caso, di terzi (i Comuni), utilizzando i finanziamenti stanziati dall’Ato. Un Comune, ad esempio, anche ammettendo che ne avesse le competenze tecniche, non potrebbe per legge farsene carico. A meno che non voglia pagarseli di tasca propria, cosa peraltro impedita dal patto di stabilità.

Ma senza affidamento diretto del servizio, il ruolo del gestore unico risulta monco. Di qui l’urgenza di formalizzare questo passaggio, che a parole tutte le parti politiche assicurano di voler compiere, ma che nel concreto non è ancora avvenuto. Da un lato c’è chi, come Giuseppe Torchio, dice chiaro e tondo che se si è arrivati “in zona Cesarini” con la storia dell’affidamento, è perchè la politica non ha voluto o saputo prendere posizione prima, per via delle elezioni e che ormai manca una manciata di ore (il ballottaggio tra Galimberti e Perri) per arrivare rapidamente ad una composizione del Cda della gestionale. Aggiungendo che però è necessario “un atto di indirizzo cogente del consiglio provinciale” che detti l’indirizzo politico definitivo circa la volontà di affidare il servizio  a  Padania Acque gestioni, società in house di tutti i comuni della provincia. “Anche perchè – ha aggiunto il neo eletto sindaco di Bozzolo – poi non si sa cosa potrebbe succedere con l’arrivo del commissario prefettizio”. Dal 12 giugno infatti, dando per scontato che il presidente Massimiliano Salini prenda il volo per Strasburgo, i compiti suoi e del consiglio provinciale saranno assorbiti nella figura commissariale, che ben difficilmente si assumerà l’onere di scelte politiche.

C’è poi chi è ancora più scettico, come Massimo Araldi: “Dubito molto che quello che non avete  fatto in tre anni venga fatto negli ultimi tre mesi”, ha esclamato in uno dei suoi interventi, attaccando direttamente il presidente della commissione Trespidi (che come consigliere Udc è sempre stato molto vicino alle posizioni di Salini sul tema acqua) per l’allungamento dei tempi.  E c’è chi, come il consigliere di Forza Italia Gabriele Gallina avverte: “Non vorrei che l’ultimo atto di questo consiglio provinciale fosse illegittimo”, confidando anch’egli che nel giro di una quindicina di giorni, dal 9 giugno, possa essere risolta la partita delle nomine. Sia Gallina che il presidente Ato Denti, poggiando su pareri legali, affermano che il Consiglio di amministrazione della gestionale non sia legittimo in quanto ne fanno parte tre rappresentanti delle società partecipate (di Aem Cremona, Scrp Crema e Pandino) e non direttamente i rappresentanti dei comuni-azionisti, come prevede il nuovo statuto (votato da tutti i Comuni). Ma la tesi è confutata da buona parte del centrosinistra, per dirla come Lanfranchi: “Dissento da questa interpretazione. Se è vero che l’attuale Cda non corrisponde più a quelli che sono i soci attuali, questo non è clausola ostativa in quanto la società gestionale avrebbe dovuto essere già da tempo affidataria del servizio. E’ certamente opportuno il rinnovo del cda e per quanto mi riguarda ho già rimesso il mio mandato, ma le nuove direttive europee sugli affidamenti in house superano il problema perchè in base ad esse, le società affidatarie possono essere anche partecipate di secondo livello”. Ma il problema più urgente è un altro: “Qui occorre affrontare l’emergenza di lavori improcrastinabili. Chiediamo  di poter avviare le progettazione di questi lavori”, con la sicurezza che l’Ato eroghi il finanziamento:  “Se non sono legittimo – ha aggiunto Lanfranchi –  io da domani non posso più pagare gli stipendi”. “L’importante è che al termine  di questo percorso gli utenti non debbano pagare una tariffa più alta”, ha concluso Gallina. “Voglio pensare che non vi saranno scostamenti sulla tariffa rispetto a quanto approvato nel Piano d’Ambito 2014-2017”. Ma la prospettiva è già segnata: “E secondo te – ha risposo Trespidi al consigliere di FI – chi dovrà farsi carico degli investimenti per 89 milioni in quattro anni?”.  Ovviamente gli utenti, con incrementi tariffari certi, già inseriti nel piano d’ambito per i prossimi due anni (e non quantificati, ma certi, per gli ulteriori 18 di durata del Piano).

Domani, mercoledì 4 giugno, nell’ultimo ufficio di presidenza a gestione Ghidotti (presidente del Consiglio in carica) dovrà essere messa in calendario nell’odg del Congilio la votazione dell’atto di indirizzo che dia il via libera politico a Padania Acque Gestioni. A meno di ulteriori sorprese.

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