Politica

Molti militanti contrari all'accordo Perri-Zagni: 'Tanto lavoro per nulla'

Clima teso nella sezione locale nella Lega a poche ore dal diktat dei vertici nazionali e federali (Matteo Salvini, Luciano Borghesi e Mattia Capitanio) sull’apparentamento col sindaco uscente. Una Lega scissa tra chi mastica amaro ma farà campagna elettorale per Oreste Perri, magari sperando in un posto al solo in caso di vittoria, e chi invece è convinto che l’apparentamento trascinerà anche la  Lega nella sconfitta al ballottaggio. E quindi non muoverà un dito per far vincere  la coalizione di centrodestra. Come Alessandro Carpani, il capolista con 71 preferenze, che attraverso i suoi post su facebook ha scoperchiato il pentolone del malcontento. “A noi i confetti del matrimonio Zagni – Perri?”, scrive una militante leghista. “Mi sento offesa! Con tutto il lavoro, manco quelli!”. “Imbarazzanti, voi e chi via ha votato, senza un pensero proprio, gnurant”;  “Padani guidati da Roma”, “Incapaci di essere autonomi. Servi dei padroni. Fino a ieri gliene hanno dette di ogni a Perri”, sono solo alcuni dei commenti sui social.

L’imbarazzo nella Lega è forte, dopo cinque mesi di campagna elettorale tutta contro il sindaco uscente. Salvini ha dovuto accondiscendere all’apparentamento per non guastare  i rapporti in essere con Forza Italia, soprattutto dopo che Berlusconi ha detto che la Lega Nord è al momento il miglior alleato possibile e che appoggerà i referendum leghisti. E poi ci sono in ballo gli accordi per i ballottaggi in tutte le altre città del Nord. Cremona figura come la merce di scambio per accordi più alti, e in cambio ne verrebbe poco o nulla. Lo psicodramma in casa Lega sarebbe cominciato già da un mese, quando il candidato sindaco Alessandro Zagni, avrebbe accarezzato l’idea di ritirarsi dalla competizione elettorale e appoggiare il centrodestra di Perri. Le diplomazie provinciali di FI, Ncd e Lega lavoravano da tempo su questo fronte, a dispetto delle frecciate tirate dai leghisti locali a Perri. Tre settimane fa, comunque, il direttivo locale riuscì a far cambiare idea al candidato sindaco, ma adesso, in vista del ballottaggio e con le pressioni sempre più insistenti dell’entourage di Perri, la storia sarebbe finita. Il rischio ora per il centrodestra è che, invece di guadagnare i 3200 voti di Zagni (per colmare il gap di oltre 5000 tra Perri e Galimberti), la forbice si allarghi.

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