Cronaca

La Resurrezione di Cristo del cremonese Altobello Melone ad ottobre all’asta a Firenze

Uno splendido Cristo risorto dipinto dal cremonese Altobello Melone (Cremona 1490/91-ante 1543) all’asta a Firenze mercoledì 12 ottobre. La Resurrezione di Cristo è un importante olio su tavola proveniente dalla collezione di Luigi Grassi, in cui si riconoscono strette analogie con la Cattura di Cristo del ciclo di affreschi del Duomo di Cremona.

RESURREZIONE DI CRISTO
olio su tavola, cm 61×46
sul retro: timbri in ceralacca ed iscrizione “C. Morasso Adorno”
Provenienza: già collezione Morasso Adorno, Genova; mercato antiquario, Roma; collezione Prof. Luigi Grassi e Luciana Ferrara Grassi, Roma; eredi Grassi-Ferrara, Firenze
Esposizioni: Mostra di Girolamo Romanino. Catalogo, Brescia 1965; I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, Milano 1985; Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano, Milano 2006.

L’importante opera qui proposta è stata resa nota da Luigi Grassi (1913-1995), storico dell’arte e professore universitario, e da lui attribuita ad Altobello Melone in un’ampia ricostruzione sull’attività dell’artista pubblicata nel 1950. L’attribuzione è stata unanimemente riconosciuta dalla critica successiva e in merito alla figura di Altobello, importante interprete della cultura artistica cremonese del primo Cinquecento, si sono espressi autorevoli studiosi. Roberto Longhi, già nel 1917, ricordava il pittore come “uno dei giovani più moderni ed audaci che contasse nei primi decenni del Cinquecento la pittura dell’Italia settentrionale” (R. Longhi, Cose bresciane del Cinquecento, in “L’Arte”, XX, 1917, pp. 99-114, p. 106), cui hanno fatto seguito importanti contributi tra i quali quelli di Federico Zeri, Ferdinando Bologna e Mina Gregori, fino agli studi più recenti di Alessandro Ballarin e Francesco Frangi.
L’opera proviene dalla prestigiosa collezione di Luigi Grassi che acquistò il dipinto sul mercato antiquario romano nel 1942, come già proveniente dalla collezione Morasso Adorno di Genova. La tavola, sempre rimasta nella medesima collezione, viene riproposta in questa occasione sul mercato antiquario dopo oltre sessant’anni. Fu Grassi a riconoscere per primo i tratti tipici dell’artista evidenziandone “il carattere nordico del luminismo altobelliano” e l’attrazione per la cultura artistica d’oltralpe. Lo studioso metteva in relazione la Resurrezione con l’omonima incisione di Albrect Dürer dal ciclo della Grande Passione del 1510, sottolineando l’originalità interpretativa del pittore cremonese che non si era soffermato ad una mera derivazione iconografica.
La datazione al 1518, poi anticipata al 1517 da Ballarin, venne proposta da Grassi per via delle strette analogie con la Cattura di Cristo del ciclo di affreschi del Duomo di Cremona. L’opera già esposta e inserita nel catalogo della Mostra di Girolamo Romanino (1965), è stata successivamente presentata con una scheda di Frangi nell’esposizione I Campi e la cultura artistica cremonese (1985) in cui la curatrice Mina Gregori definiva l’artista come “uno degli eccentrici protagonisti dei movimenti anticlassici sviluppatisi in Italia settentrionale” (Mina Gregori, Altobello Melone, in I Campi e la cultura artistica cremonese, Cremona 1985, pp. 85-88, p. 87).
Il più recente contributo sul dipinto si deve a Frangi per la mostra Romanino: un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano (2006) nel quale lo studioso riafferma le tangenze della tavola con l’incisione di Dürer e i riscontri stilistici con gli affreschi del Duomo cremonese, collaudati nel 1517 da Girolamo Romanino con cui Altobello, seppur in un momento d’intenso dialogo, manifesta una differente ricezione della pittura tizianesca in virtù di una “sensibilità formale calligrafica e minuziosa, non priva, in certi brani di una secchezza perfino arcaizzante ben leggibile ad esempio nella statica e ossuta figura del Cristo”. Lo studioso inoltre sottolinea “l’effervescente vivacità della condotta pittorica che, sollecitata dal confronto con l’arte nordica, si accende in una scrittura appuntita e nervosa, capace di restituire magnificamente i bagliori di luce che scuotono la penombra, infrangendosi in particolare sui metalli crepitanti delle armature dei soldati”.

€ 30.000/50.000

 

 

 

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