Processo per morta di meningite, chiesti sei mesi per due medici dell'Ospedale
Nella foto, Mirko Zanazzi
6 mesi di reclusione per i medici cremonesi Marco Botteri e Riccardo Merli (il primo di terapia intensiva e il secondo del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore) e assoluzione per il medico dell’Asl di Cremona Paolo Marconi. Queste le richieste del pm onorario Silvia Manfredi per i tre medici finiti a processo per la morte di Orsola Contardi, 55 anni, di Scandolara Ripa D’Oglio, la mamma del 20enne Mirko Zanazzi, entrambi deceduti nel febbraio del 2010, lui per una sepsi meningococcica, lei tre giorni dopo per meningite. Per l’accusa, la morte di Orsola Contardi avrebbe potuto essere evitata se la donna fosse stata sottoposta ad una chemioprofilassi tempestiva, e non trenta ore dopo il decesso del figlio.
Secondo il pm, i medici che dalla sera del 12 al mattino del 13 febbraio 2010 avevano in cura Mirko Zanazzi, “anche con il semplice sospetto avrebbero dovuto avvisare l’Asl. Invece, né Botteri, né Merli l’hanno fatto. Per fortuna la malattia non si è diffusa, provocando ulteriori danni”. Per il pm, “se fosse stata fatta subito la profilassi, Orsola Contardi avrebbe potuto essere salvata. Ci sarebbe stata almeno un’elevata possibilità di chance, riducendo il rischio con un’adeguata terapia”. “Il punto zero”, per l’accusa, “avrebbe dovuto essere il momento del sospetto”. Per la procura, che ne ha chiesto l’assoluzione, Marconi, medico dell’Asl, non avrebbe invece potuto comportarsi diversamente: era stato infatti informato tardivamente dalla direzione medica dell’ospedale di Cremona del decesso di Mirko Zanazzi per sospetta sepsi meningococcica. Il medico ne aveva avuto comunicazione solo la mattina del 13 febbraio 2010.
L’avvocato Pasquale Nuzzo, parte civile per Pierangelo Zanazzi, marito della Contardi e padre di Mirko, e per la figlia Marika, ha chiesto un risarcimento di 500.000 euro per ciascuna delle due parti civili. Parte civile nel processo sono anche i tre fratelli di Orsola Contardi, rappresentati dagli avvocati Fabrizio Vappina e Walter Ventura.
A censurare il comportamento dell’infettivologa Silvia Lorenzotti e dell’allora referente della direzione medica Margherita Fornaciari, entrambe non imputate nel processo, sono stati gli avvocati Gian Pietro Gennari e Lodovico Isolabella, difensori di Paolo Marconi. Per l’avvocato Isolabella, “la Fornaciari avrebbe dovuto segnalare subito il sospetto allo stesso Marconi, e invece non ha avvisato nessuno. Non è stato nemmeno tutelato il personale interno”. Per l’avvocato Gennari, “la Fornaciari, seppur avvertita da Merli e Botteri, si è fermata su un dato di laboratorio negativo che le ha reso il sospetto più fragile”. Secondo i legali, in ogni caso Orsola Contardi non avrebbe comunque potuto salvarsi, in quanto già compromessa dalla malattia”.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 14 maggio con l’ultima arringa dell’avvocato Diego Munafò, difensore di Merli e Botteri, e con la sentenza del giudice Francesco Sora.
Sara Pizzorni
© RIPRODUZIONE RISERVATA