Cronaca

Terza vetrina spenta in via Solferino, chiude anche Prestige

Stavolta c’è di mezzo anche l’età (“abbiamo abbondantemente superato l’età della pensione”), ma il fatto che Bruno Saccani non abbia trovato nessuna ditta disposta a subentrare in un negozio con 25 anni di vita la dice lunga sulla crisi del comparto. Chiuderà entro un mese circa la boutique Prestige, in via Solferino, a pochi passi da un altro negozio storico che sta liquidando, Living. “Certo, un po’ è l’età, ma soprattutto sono i tempi non più favorevoli e la mancanza di una prospettiva di ripresa, che ci hanno convinto a chiudere”, spiega Saccani, titolare insieme alla famiglia di Prestige. “Abbiamo provato a cercare chi potesse subentrare, ma alla fine non si è concluso nulla. E sì che qui si potrebbe vendere di tutto: pelletteria, borse, accessori, guanti, abbigliamento. Ma anche chiedendo un minimo per il subingresso, non si è trovato nessuno”. Saccani e moglie hanno speso una vita nel settore. Prima di trasferirsi in via Solferino gestivano in negozio Trussardi in Galleria XXV aprile: pelletteria ma anche abbigliamento. Un’altra epoca, gli anni Ottanta, altre possibilità di spesa da parte dei cremonesi, oggi sempre più attratti da merce a prezzi ridotti. Via Solferino resta il cuore dello shopping, ma è un cuore sempre meno pulsante con queste ultime chiusure eccellenti (oltre Living anche il negozio di abbigliamento di fronte), tutte nel tratto di pochi metri: “E’ vero – spiega il titolare di Prestige – la via è ancora bellissima, passaggio obbligato per i turisti, ma si sta lentamente spegnendo. Si riempie quando ci sono manifestazioni oppure le domeniche, ma per il resto niente e con i primi caldi i cremonesi si riversano nelle canottieri. Guardi, il brutto non è tanto qualche anno di crisi, come ce ne possono essere state, ma il fatto di non vedere una prospettiva”. Quest’ultimo Natale il calo di fatturato, qui come altrove, è stato del 30%. Perdite troppo elevate che non giustificano la prosecuzione di attività.

A fronte di una morìa di negozi che non risparmia nessuna strada (in corso Campi viene ventilata la chiusura dei due Benetton e di Sisley; in corso Garibaldi le chiusure non si contano più e da ultimo si è aggiunto “Romeo and Juliet”) e miete vittime anche nelle periferie, non si intravvede nessuna via d’uscita. Un depauperamento che nessuno sta cercando di arginare, basti guardare a quali progetti sono stati finanziati nell’ambito del Duc (distretto urbano del commercio) che da qualche anno sta convogliando su Cremona cofinanziamenti regionali.  Soldi che sono serviti ad ampliare l’area del wi-fi, a implementare il bike sharing, o ancora a rifare alcuni pezzi di arredo urbano, a beneficio della città ma non del commercio in particolare. Nulla, ad esempio, si è visto per incentivare i proprietari di locali commerciali a non lasciare sfitti i negozi, a fronte di affitti oggi non più sostenibili. Davvero l’unica speranza per il centro storico di Cremona sta nell’apertura di sempre nuove paninoteche?

g.b.

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