Circoli culturali e di elaborazione politica? «Meglio rifondare i partiti, quelli veri»
Sta prendendo piede sempre più la repulsione verso i partiti e la tendenza a trovare nuovi modi di aggregazione attraverso circoli culturali e di elaborazione politica. E’ vero, i partiti hanno dato il peggio di se’, hanno usato la politica come lo strumento per gestire il potere, hanno perso una loro identità valoriale facendo prevalere le logiche di aggregazione ai fini elettorali, hanno rinunciato al loro ruolo primario che è quello di formare, far crescere e selezionare la classe dirigente del Paese. Tutto ciò ha contribuito a far emergere i sentimenti dell’antipolitica e l’illusione che al di fuori dei partiti, intorno a uomini della provvidenza, a persone che si dimostrano non affrancate a partiti politici si possa ricostruire e riconciliare la gente con la politica.
Da questa idea nascono le proposte di circoli culturali e di elaborazione politica, nascono i progetti dei listoni forti intorno a uomini simbolo, nascono gli strumenti che a mio modo di vedere sono propri dell’antipolitica. Penso che l’Italia non abbia bisogno di salvatori della patria, di uomini fuori dagli schemi di partito e apparentemente lontani dalla politica, ne abbiamo già avuto uno che 18 anni fa è venuto per salvare l’Italia, spinto da una sola considerazione: era caduto il sistema che gli aveva consentito di sviluppare il suo impero, e quindi doveva curare direttamente i propri interessi.
Personalmente temo molto di più chi appare autonomo e slegato dai partiti, perchè spesso questi non risponde ai partiti che lo sostengono ma ai cosidetti poteri forti, quelli che hanno a cuore gli affari, l’interesse privato, il controllo della cosa pubblica, la gestione del potere economico e finanziario.
Occorre quindi non tanto favorire la nascita di queste realtà aggregative culturali e di elaborazione politica, che nascono intorno a persone, vivono di finanziamenti spesso non trasparenti, e che sono l’espressione più subdola dell’antipolitica, ma bisogna rifondare i partiti portandoli a svolgere il loro ruolo primario: pensare e disegnare la società per i nostri figli, pensare ed agire per il futuro, interpretare i bisogni e le istanze della società non per soddisfare i portatori di interessi ma per fare quella mirabile sintesi che si chiama bene comune.
La nostra società ha bisogno di politica, politica quella vera, quella che parte da valori universali e condivisi, quella che mette al centro la persona, quella che dice la verità, quella che guida ed orienta l’economia anzichè farsi guidare da un sistema economico che anzitutto è di speculazione finanziaria. Il nostro Paese e la nostra società in genere ancor prima di essere soffocati da una depressione economica è malato di una depressione culturale, non c’è più capacità di pensiero e di elaborazione politica.
E’ su questo fronte la sfida per i partiti, se non vorranno morire intorno a piccole lotte per il controllo di qualche poltrona, lasciando che siano uomini della provvidenza, che hanno in mano i poteri forti dell’economia e della finanza, a comperare, a prezzi di saldo, il nostro Paese.
Angelo Zanibelli
Capogruppo UDC Comune Cremona