Maxifurto gioielli, 3 napoletani arrestati Inchiodati da cellulari e impronte su biglietto dell'autostrada
Nella foto, di Martino e Caleffi in conferenza stampa
AGGIORNAMENTO – Criminalità napoletana dietro un furto da 700mila euro in gioielli perpetrato il 17 maggio scorso ai danni di un gioielliere in autostrada, all’autogrill Cremona Sud. Con un’ombra (anche se non c’è contestazione del reato di associazione mafiosa, ma si parla di furto aggravato in concorso): quella della camorra (si resta comunque nel campo dei sospetti su possibili collegamenti) alla luce della caratura dei soggetti finiti nell’inchiesta e dei trascorsi di almeno uno di loro. In tre (tutti uomini) sono finiti in manette e in carcere in provincia di Napoli nella notte appena passata (le richieste di arresto del pm erano sei, il giudice ne ha accolte tre): due residenti a Melito di Napoli e il terzo a Mugnano di Napoli. Mentre sono state ben otto le perquisizioni effettuate dalla polizia stradale: a Napoli per due obiettivi, a Melito di Napoli per tre soggetti, a Mugnano di Napoli, a Giugliano e a Casoria per gli altri tre.
Un’intensa attività di indagine ha preceduto l’operazione della polstrada. Coinvolte almeno otto persone (diversi soggetti sono indagati per favoreggiamento), tutte dell’area napoletana, sette uomini e una donna. Restano da appurare altre eventuali complicità. Tra gli arrestati anche una persona con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, come spiegato in conferenza stampa dal procuratore Roberto di Martino. “Un’operazione condotta con maestria dalla polizia stradale”, ha evidenziato di Martino durante l’incontro con i giornalisti organizzato presso la sede della polstrada. “I tabulati telefonici sono stati utilizzati al meglio”, ha sottolineato il procuratore, che ha menzionato più volte l’attività portata avanti dagli investigatori della stradale, dalla squadra di polizia giudiziaria, citando l’ispettore Belloni e il sovrintendente Mennella. Ventotto gli uomini che hanno preso parte ad arresti e perquisizioni (con la collaborazione del personale di Napoli e Milano) come spiegato in conferenza stampa dall’ufficiale Stefano Caleffi (che in questo periodo supporta l’attività della polstrada di Cremona del comandante Federica Deledda).
I fatti risalgono al 17 maggio scorso, quando attorno a mezzogiorno presso l’autogrill di Cremona Sud un gioielliere (produttore) di Valenza Po, diretto a Firenze, era stato derubato per oltre 700mila euro. “Maskada” il nome dato all’operazione della Stradale, come quello della ditta produttrice di gioielli di Valenza Po. Secondo quanto ipotizzato dal procuratore, il furto era probabilmente stato progettato come una rapina, ma la non prevista sosta in autogrill avrebbe indotto i malviventi a cambiare i propri programmi. Inizialmente i gioielli avrebbero inoltre dovuto viaggiare con un vettore specializzato in sicurezza, invece all’ultimo momento il programma era cambiato e il gioielliere aveva trasportato tutto personalmente. A quanto pare i criminali avevano ricevuto, in qualche modo, la notizia di questo cambio di programma.
Gli investigatori hanno seguito le tracce lasciate dai cellulari dei napoletani per risalire ai tre arrestati e agli altri indagati. Uno degli uomini coinvolti viene ritenuto il “cervello”, rimasto sempre nel Napoletano ma in costante contatto con gli esecutori del colpo. Secondo quanto ricostruito, il gioielliere era stato seguito fin dalla partenza dai malviventi, a bordo di una Stilo con una targa coperta, ed era poi entrata in gioco anche una moto, moto poi fotografata all’uscita dell’autostrada (si era accodata a un mezzo pesante per non pagare il pedaggio) e abbandonata nei pressi dell’ospedale di Cremona (dove alcuni indagati hanno successivamente cercato di recuperarla e i poliziotti hanno raccolto alcune tracce, come sottolineato dal pm).
Nelle registrazioni delle telecamere dell’autogrill è presente il momento del colpo, con una persona intenta a portare via il trolley contenente i gioielli dalla macchina (ma le sue fattezze non sono molto chiare) e poi a scappare a bordo della moto, guidata da un altro soggetto. L’utilizzo dei telefoni cellulari (in un caso tra due dei tre soggetti mentre si trovavano nello stesso autogrill in occasione del furto) è stato però determinante nell’operazione. Determinanti anche le impronte digitali raccolte sul biglietto dell’autostrada inserito nello sportello automatico dall’uomo a bordo dell’automobile all’uscita. Quest’ultimo è uno degli arrestati. Gli altri due arrestati vengono ritenuti soggetti che hanno partecipato all’azione criminale (non sarebbero gli altri due “esecutori materiali” a bordo della moto durante la fuga, o almeno non c’è completa chiarezza in questo senso). Quanto ai gioielli, il procuratore di Martino ha spiegato che diversi di questi sono già stati individuati all’estero, dove qualcuno aveva cercato di venderli (attraversi circuiti legali). In corso rogatorie per arrivare al recupero.
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