Cronaca

'E' nano e deforme', prostituta rifiuta il rapporto e lui la violenta: condannato

“Era di statura piccola, 1,50 centimetri, carnagione scura, corporatura normale, capelli corti neri, barba incolta, dall’apparente età di 30-32 anni, un viso un po’ deforme, aveva uno zigomo più altro dell’altro, dava l’impressione di essere nano, parlava bene l’italiano”. Alla vista di quell’uomo, con cui poco prima al telefono aveva contrattato una prestazione sessuale per 50 euro, la prostituta, una colombiana di 31 anni, ha rifiutato il rapporto sessuale. “Mi sono intimorita e spaventata e gli ho detto che non lo volevo più fare”, ha detto la donna in sede di denuncia. Ma lui non ha accettato il rifiuto e l’ha costretta a masturbarlo. Per quella violenza, accaduta la sera dell’11 ottobre del 2012, un pakistano di 27 anni è stato condannato dal collegio composto dal presidente Pierpaolo Beluzzi e dai giudici a latere Christian Colombo e Tiziana Lucini Paioni ad una pena di tre anni e mezzo di carcere contro i sei anni chiesti  dal pm.

L’imputato era accusato di violenza sessuale e di lesioni nei confronti della donna, arrivata in Italia dalla Spagna e residente in un appartamento preso in affitto da un’amica. Lì, per 15 minuti, si è consumata la violenza, proprio in quell’appartamento dove la 30enne aveva deciso di prostituirsi “perché avevo bisogno di soldi per vivere”. Così, dopo aver messo un annuncio su un giornale con il suo numero di telefono, lui l’aveva contattata chiedendole una prestazione.

Sono le 00,24 dell’11 ottobre quando l’uomo si presenta alla porta dell’appartamento. Quella sera è da solo. La sua famiglia, moglie e figli, è in vacanza in spagna. Quando però lei apre e se lo trova davanti si spaventa, cambia idea e si rifiuta di farlo entrare. A quel punto l’uomo le mostra una banconota da 200 euro, “all’apparenza falsa”, secondo la prostituta. La donna indossa un corpetto trasparente di seta nero e bianco e mutande nere con gambe e spalle scoperte. “L’ho implorato di andare via, l’ho spinto verso l’uscita, ho minacciato di chiamare i carabinieri”, ma lui l’afferra violentemente al seno sinistro tirandola a sé. Ne segue una colluttazione. Lui la immobilizza e le strappa il corpetto, palpeggiandola, così lei, in preda al panico, cede, e gli chiede di non farle del male, accettando di masturbarlo.

“Finito il rapporto abbiamo sentito una sirena. Lui probabilmente ha pensato che stesse per arrivare la polizia e si è allontanato”. Sempre in sede di denuncia, ha raccontato di aver ricevuto una telefonata quella stessa sera all’1,21 di notte. “Una voce ha detto due volte ‘pronto’. Pensando ad uno scherzo ho riattaccato, ma poi ho riconosciuto la voce. Era lui. Avendo paura per la mia incolumità, ho sporto denuncia”. Dopo la sentenza di condanna a tre anni e mezzo, il difensore dell’imputato, l’avvocato Paolo Carletti, ha fatto sapere che ricorrerà in appello, ed ha evidenziato alcune contraddizioni nelle dichiarazioni della prostituta. “In denuncia la presunta vittima ha parlato del seno sinistro, mentre al pronto soccorso ha parlato di quello destro”, ha sottolineato il legale. “Non è vero, poi, che lui le avrebbe strappato il corpetto. L’indumento, al contrario, era intatto”. “Il mio cliente”, ha concluso il legale, “è in Italia da vent’anni e ha un regolare lavoro in un kebab. Per questa vicenda si è già fatto un anno e mezzo di carcere”. La motivazione della sentenza sarà depositata entro trenta giorni.

Sara Pizzorni
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