Cronaca

Garza dimenticata Per i medici reato prescritto, strumentiste assolte

Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Questa la sentenza pronunciata dal giudice Pierpaolo Beluzzi nei confronti di due medici dell’ospedale di Cremona a processo per omicidio colposo per colpa di una garza dimenticata nell’addome di un paziente. Per i due imputati, Luciano Santini, ex primario del reparto di Urologia, e Fabrizio Russo, primo chirurgo, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto sei mesi di reclusione, ma il reato è caduto in prescrizione il 14 dicembre scorso. Insieme ai medici, erano a processo anche due strumentiste, Simona Beltrami e Katya Benedini, e un’infermiera di sala, Vicente Gonzales. Quest’ultima, finita sul banco degli imputati per un errore nel diario operatorio (sul registro era stata erroneamente indicata come strumentista), è stata assolta con formula piena – “per non aver commesso il fatto”, mentre le altre “perchè il fatto non costituisce reato”.

Il caso risale all’11 maggio del 2006, giorno in cui il paziente, un uomo di 85 anni, fu sottoposto ad un intervento chirurgico di cistectomia radicale e ureterocutaneostomia bilaterale. Il paziente morì un mese dopo dall’intervento. Per l’accusa, il decesso sopraggiunse a causa di “un’insufficienza multi organo progressiva in un soggetto affetto da coronaro angiomi cardiosclerosi in stato di shock settico conseguente a peritonite da micro perforazione intestinale” causato dalla presenza nell’addome della garza laparotomia dimenticata dall’equipe medica. Per gli imputati, l’accusa era l’”omesso o errato espletamento della conta delle garze in uso presso l’ospedale”. In particolare, i chirurghi dovevano rispondere di aver “omesso di asportare la garza, di dimensioni non indifferenti, 60 per 60, prima di chiudere l’addome” e di aver “omesso una revisione attenta e precisa del campo operatorio”. La parte civile è già stata risarcita. Per la difesa dell’equipe medica (gli avvocati Isabella Cantalupo, Diego Munafò e Vincenzo Patanè) la morte del paziente, anziano e già gravemente malato, non era da attribuire alla garza dimenticata.

“Era un paziente in gravissime condizioni”, ha spiegato la scorsa udienza l’ex primario Santini, che ha riferito di aver chiesto, per quella operazione, tre garze laparotomiche. “Una di queste è scivolata nell’addome”. “Quando ho chiesto la verifica della conta delle garze”, ha raccontato Santini, “la Benedini mi ha detto che era tutto a posto”.

Per quell’operazione, l’infermiera di sala Vicente Gonzales aveva il compito di passare il materiale alla collega strumentista Beltrami. Comprese le garze. La Beltrami aveva appoggiato le confezioni, inclusa quella da quattro di garze laparotomiche, su un tavolo della sala operatoria. Al cambio di turno era subentrata la strumentista Benedini, alla quale nessuno aveva parlato della confezione di garze 60 per 60. Confezione che al termine dell’intervento, durante le operazioni di rimozione dei ferri, era stata trovata sul tavolo principale, il tavolo “madre”, che, diversamente dagli altri tavoli, non presuppone la conta.

“La conta finale è stata mia”, ha ammesso la Benedini, che ha giurato di aver “contato e ricontato tutte le garze, sia quelle più piccole, 10 per 10, che quelle 40 per 40. I conteggi tornavano”. “In genere”, ha aggiunto, “le laparotomiche non le mettiamo neppure. In diverse occasioni, quando magari scarseggiano i teli, i chirurghi usano quelle garze per asciugarsi”. La Benedini ha riferito di un passaggio di consegne al cambio turno tra lei e la Beltrami “frettoloso”. “Non sapevo ci fossero le garze 60 per 60. Nessuno me lo ha detto e sul tavolino non le avevo”.

All’epoca in ospedale il protocollo specificava che la conta delle garze doveva avvenire all’inizio, durante e prima della chiusura della ferita dei pazienti. Doveva anche avvenire in caso di cambio turno delle strumentiste. Al protocollo era abbinata una scheda che però non era utilizzata, quindi tutto avveniva solo verbalmente. Il passaggio delle consegne era quindi avvenuto a voce.

I consulenti della procura, che hanno parlato di “comportamento negligente”, hanno però escluso il nesso causale tra la garza dimenticata nell’addome e la morte del paziente.
La garza era stata rimossa in anestesia locale il 16 maggio del 2006. Successivamente, all’anziano era stata diagnosticata una micro perforazione intestinale che aveva provocato una peritonite.
Per gli esperti, quella micro perforazione sarebbe stata una lesione  “accidentale” dovuta alla rimozione della garza.
Per il consulente della difesa, invece, la micro perforazione potrebbe anche essere stata causata da una sofferenza ischemica della parete intestinale.

La motivazione della sentenza sarà depositata entro 60 giorni.

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