Ambiente

Teleriscaldamento, commissione non risolve problema costi

Non c’è stato il temuto assalto degli affittuari degli alloggi Erp di largo Pagliari e di Borgo Loreto, alla riunione sul tema del teleriscaldamento di martedì pomeriggio in Comune. Commissione Vigilanza e Ambiente si sono riunite per cercare di venire a capo del problema degli alti costi delle utenze, incompatibili con i redditi di chi ottiene una casa popolare. Bollette da 1000 euro a chi ne paga 50 al mese di affitto, è stato detto. Presenti anche due dirigenti di Aem Gestioni e il presidente Federico Zamboni, oltre al responsabile dei Lavori Pubblici del Comune  Marco Pagliarini. Tre soli gli “estreni”: un residente del caseggiato di largo Pagliari accompagnato dal consulente Elia Sciacca, e un’utente privata che ha portato la propria vicenda personale sulle bollette incomprensibili di Aem. Francesca Pontiggia ha preso la parola dopo qualche attimo di nervosismo da parte del presidente della Vigilanza Giovanni Gagliardi, in un primo momento restìo a fare intervenire il pubblico (“E’ necessario capire in quanti siete che volete parlare, prima di darvi la parola”). Tre agenti della Polizia Municipale hanno presidiato salone dei Quadri per tutta la durata della commissione.

Caterina Ruggeri (Pd) ha introdotto il tema: cercare di capire come risolvere il problema degli alti costi del teleriscaldamento nelle case popolari. Maura Ruggeri: “Vorrei capire come si compone il costo del servizio. E se ci sono interventi strutturali da fare sugli edifici per efficientare il sistema, è importante che il Comune se ne faccia carico, questa non può essere solo una questione di welfare. Un investimento fatto oggi sulle strutture, si compenserà negli anni con un risparmio sulle spese energetiche”. Dopo due ore di interventi la consigliera si è detta insoddisfatta delle risposte e questi aspetti non sono stati chiariti neanche dalla lunga esposizione del direttore gerenale di Aem Enrico Ferrari. Il quale ha parlato di una rete efficiente e “giovane, che compie egregiamente il suo dovere. Il prezzo di vendita che applichiamo è legato ai costi di approvvigionamento del gas, che come noto sono molto saliti negli ultimi anni. Anche a me piacerebbe poter fare il pieno di benzina allo stesso prezzo di cinque anni fa, ma non è possibile”. Ferrari ha poi detto in un secondo momento che anche il Tribunale (a cui si sono rivolti alcuni utenti morosi di Borgo Loreto) ha giudicato corretto il credito vantato da Aem.

LO SFOGO DI BORDI – Altro momento di nervosismo c’è stato quando Francesco Bordi, assessore all’Ambiente, ha preso la parola richiamando i tecnici alle ragioni di fondo della commissione: “Quello che ho sentito finora – è sbottato in direzione di Ferrari – avrei potuto leggerlo in qualunque brochure aziendale. Non mi stanno bene risposte del genere, ricordiamoci i motivi di questa convocazione. Il cittadino vuole sapere qual è il costo di base, come si compone la bolletta. Al cittadino non interessa lo scaricabarile, perchè quando torna a casa è lui che deve pagare. La cosa che mi dà più fastidio è che non si è capito il senso di questa commissione e non me ne frega niente se Aem è partecipata del Comune”. Lo scollamento tra amministrazione comunale –  o quantomeno la parte di essa rappresentata da Bordi –  e la sua partecipata sembra essere totale.

NON SOLO CASE POPOLARI – Se nelle case popolari bollette da 1000 euro in una volta sola sono un salasso, anche l’utenza che non ha difficoltà economiche sta iniziando a porsi qualche domanda. E’ il caso di Francesca Pontiggia, che nel 2009 acquista casa in un complesso residenziale servito da teleriscaldamento e presto si accorge che qualcosa non va. “Ricevendo bollette per me incomprensibili, chiedo un accesso agli atti ad Aem per capire come vengono fatti i conteggi. In casa ho un contatore che misura i consumi in kilowattora, ma sulla bolletta non viene riportata quell’unità di misura, bensì il conteggio viene fatto in megacalorie. Dopo essermi documentata scopro che un kilowattora corrisponde a 860 megacalorie, ma calcolatrice alla mano vedo che le cifre che non c’è corrispondenza con quanto pago”. All’epoca, dopo aver tentato inutilmente di ottenere dati aggiuntivi da Aem, e a fronte di risposte non esaustive,  la cliente di Aem smette di approfondire, ma quando, lo scorso inverno, si alza il polverone delle case popolari di via Divisione Acqui, riprende in mano le vecchie bollette. E fa una nuova richiesta ad Aem: “Per ogni fattura emessa a mio carico dal 2009 ad oggi, chiedo  il dato generale e la somma dei consumi individuali in base ai quali è stata emessa la fattura stessa.  In alternativa chiedo che venga indicato sotto quale voce della fattura vengano già elencati questi dati”. La risposta non è ancora pervenuta. Per l’accesso agli atti Aem ha chiesto una cifra di 45 euro.

PAGLIARINI: I PROBLEMI CI SONO – Che il teleriscaldamento sia una modalità che pone qualche problema lo dichiara il dirigente dei Lavori Pubblici Marco Pagliarini. “Il teleriscaldamento a Cremona fu una scelta risalente addirittura agli anni 1982 – 1986. Ricordo benissimo che la sollecitazione allora era di utilizzare questo sistema in particolar modo per le case popolari. Oggi la situazione vede una grande eterogeneità tra gli impianti. Una prima fase, a cui appartiene ad esempio il quartiere Zaist, risale agli anni 1988 – 1992; caso diverso quello di Largo Pagliari, destinatario, come qualche anno più tardi Borgo Loreto, di un finanziamento regionale per la ristrutturazione degli alloggi vincolato a precise scelte energetiche. La scelta del teleriscaldamento è stata obbligata da questa modalità di finanziamento. Decidemmo di optare per una sottocentrale unica da cui si dipartono le colonne di risalita dimensionate per tutti e tre i piani. Questo ha comportato sicuramente un maggior costo di gestione e maggiori consumi, che il Comune ha scelto di non far pagare agli utenti, considerando che molti appartamenti sono restati vuoti per via della ristrutturazione. Il Comune è arrivato a farsi carico anche del 60% di questi costi comuni. Ci sono stati anche problemi ai satelliti di lettura e siamo intervenuti; per evitare alti costi dovuti al solo uso di acqua calda sanitaria, abbiamo fatto gli impianti fotovoltaici … a mano a mano che i problemi sorgono cerchiamo di risolverli. Nel caso di via Divisione Acqui va detto che l’impianto è nato come sperimentale, anch’esso vincolato al finanziamento regionale ricevuto per il recupero edilizio. E’ un tipo di impianto che dovrebbe funzionare  di continuo, 24 ore su 24 e a temperatura costante per rendere al meglio. Ma è risultato evidentemente di difficile gestione e di difficile accettabilità da parte degli utenti. Stiamo cercando di risolvere il problema: in un alloggio è già stato collocato un nuovo sistema di controllo che adesso verrà esteso a tutti gli altri appartamenti. Ma occorrerà far passare l’inverno per avere dei risultati significativi”.

Nel frattempo continua il braccio di ferro tra i legali di Aem che pretendono i pagamenti arretrati e gli inquilini che si oppongono. Mentre in largo Pagliari ci sarebbero 14 utenze distaccate e gente che, per timore delle bollette, non sta accendendo il riscaldamento.

Drastico il commento dell’esperto in termotecnica Elia Sciacca, a conclusione di una lunga disamina: “Il teleriscaldamento poteva andar bene 20, 30 anni fa. Oggi è superato, perchè implica un dispendio energetico enorme”.

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