Uccise a Cingia dè Botti nel 1988, ora terrorizza tutto il padovano
Aveva 27 anni quando, la sera del 25 novembre 1988, rapinò e uccise Giovanni Pasini, il gestore di un’area di servizio di Cingia dè Botti con tre colpi di pistola. Per quel reato, Pierluigi Castellani, nato a Casalmaggiore ma residente all’epoca dei fatti a San Martino del Lago, si è fatto 12 anni di carcere al Due Palazzi di Padova, dove nel 2000 ha ottenuto un riconoscimento per i lavori svolti dietro le sbarre. Una volta fuori, il casalasco è tornato a delinquere, spacciando droga. Scelta che gli è costata l’ennesimo arresto, nel 2009, quando venne ‘pizzicato’ a Gorizia con mezzo chilo di hashish.
Scontata la pena, lo scorso marzo Castellani era uscito nuovamente dal carcere rendendosi ancora protagonisti di crimini. L’uomo è ora accusato di essere un rapinatore seriale in azione a Padova. Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Roberto D’Angelo, stanno procedendo con una serie di accertamenti tecnici per definire il quadro indiziario. Il pm ha infatti chiesto la convalida del fermo del 52enne originario di Casalmaggiore per un’aggressione avvenuta in via San Biagio, a Padova. Le accuse sono di rapina e di lesioni volontarie: l’uomo ha giù confessato i reati in questura, dove ha ammesso di aver prima colpito con un bastone poi rapinato Adriano Fruscalzo.
Non solo, è stata anche sollecitata l’applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per un altro episodio analogo, avvenuto sempre a Padova ma in via Tirana, il 25 ottobre. A rendere ancor più gravi le accuse, il fatto che le aggressioni siano state commesse in luoghi tali da ostacolare la difesa (per la vittima non c’era possibilità di nascondersi), siano avvenuti a discapito di ultra 65enni e ai danni di persone che avevano appena compiuto un accesso al credito (nei casi specifici dei prelievi al bancomat). Ad incastrare Castellani, le riprese di una videocamera di sicurezza: l’uomo è stato ripreso alle spalle della donna, appena prima che questa girasse l’angolo e venisse colpita con una pietra. Proprio per questo, il 52enne rischia anche l’accusa di tentato omicidio.
C’è anche una terza rapina che potrebbe essere ricondotta a Castellani: il 12 ottobre qualcuno ha aggredito e rapinato Olivia Bortoletto a Ponte di Brenta, costringendo la donna sotto i ferri per un delicato intervento in neurochirurgia. Quel qualcuno potrebbe essere lo stesso 52enne originario di Casalmaggiore, che oltre alla condanna a 18 anni (12 effettivi passati in carcere) per l’omicidio avvenuto durante la rapina del 1988 a Cingia dè Botti, nell’aprile 2010 a Monfalcone era stato condannato (in primo grado) a 6 anni e 8 mesi per spaccio di hashish, oltre ad avere sulla fedina diversi precedenti per rapina e porto d’armi.
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