Cronaca

Dove finirà Renzi?

Contrario all’indulto e all’aministia.A muso duro contro il Quirinale. In guerra con mezzo governo. La campagna elettorale per la segreteria del Pd  di Matteo Renzi è iniziata a Bari con un colpo di cannone (mediatico). Ma come finirà?

Dicono che Matteuccio abbia  già la vittoria in tasca e che sarà lui, alle primarie dell’Immacolata, a sedersi (metaforicamente parlando) sulla poltrona che fu di Togliatti e Berlinguer.Cioè del  “più migliore” ( come diceva Giovannino Guareschi) e del  “Grande emaciato” (come scriveva Indro Montanelli).  Altri profetizzano che la campagna del sindaco di Firenze non sarà una passeggiata. Gli alti papaveri gli stanno addosso  come mignatte per arginarne l’ascesa. Berlusconi con sarcasmo lo ha incoronato principe della risata, reginetto dei “battutisti”.  Emma Bonino, distraendosi un attimo dalla rogna dei Marò – il pasticciaccio brutto  va verso i due anni di pena, da quel famoso 15 febbraio 2012 –  lo ha attaccato frontalmente al grido: “Se Renzi è il nuovo,  ridatemi il vecchio”. Flavio Zanonato, già sindaco di Padova – celebre non per essere rimasto bersaniano ma per aver alzato un muro nella città del Santo onde  isolare le sei palazzine dove si trafficava droga – ha detto, serafico, che “Renzi ragiona come Grillo”. Cuperlo, il mini Gramsci pilotato (contro di lui) da Baffino, assiste al cabaret di Renzi perdendosi  nel sogno di antichi ideali comunisti.  La sora Lucia (Annunziata)  lo ha annusato domenica scorsa   in trasmissione portandolo a smorzare i toni su Napolitano.Ma la frittata era già fatta.

Gli esperti hanno già pronto il podio:primo Matteo, secondo Pippo (Civati), terzo Gianni. Cuperlo si prende (dicono) il 20% e Max, il suo tutor, andrà a trattare con Renzi e Letta jr per avere un posto da ministro ed uscire così dal dimenticatoio. Così va il mondo (de noantri).  Ed intanto, come ha scritto Ainis sul Corrierone, “viviamo in un sistema che alleva disoccupazione e recessione, prigioniero di lobby armate fino ai denti, lacerato dal divorzio tra popolo e Palazzo. Zero efficienza economica, zero equità sociale, zero legittimazione democratica”.

Da quando- giusto un mese fa – Matteo Renzi chiudendo la festa del Pd milanese nell’ex rossa Stalingrado ha tuonato “se andiamo alle urne li asfaltiamo”, i moderati hanno preso le distanze. Epperò il ragazzo vanta una rete di potere mica male. Nella compagnia della “Renzonomics” ci sono calibri grossi. Ad esempio Carletto De Benedetti, padrone di Repubblica al punto che Civati sere fa a Firenze ha bollato il foglio come “Renzpubblica”. La7 e Sky lo adorano, Diego Della Valle è dalla sua parte, idem Sergio Chiamparino (felicemente accasato alla presidenza della Fondazione San Paolo;lui con quella faccia da meccanico). John Elkann lo stima, Giovanna Folonari è pronta a brindare avendolo conosciuto da vicino (è stata una sua assessora).

Certo. Renzi, sindaco-globettrotter, in questi ultimi tempi si è fatto le ossa dandosi persino arie da statista. A Berlino ha incontrato la Merkel, a Gerusalemme il primo ministro Netanyahu, a Londra ha pranzato con Blayr, a Washington ha preso un caffè con Obama,a Parigi ha incontrato Hollande e i vertici socialisti.

Dice:”Io non tramo ma non tremo”, sorprendente parafrasi del mussoliniano “marciare e non marcire”. E poi:”La Politica è conquista:bisogna combattere. Se vuoi una garanzia, comprati un tostapane”. Il punto – sostiene – è “fare qualcosa per un partito che non sbagli il calcio di rigore a porta vuota”. Gli basterà questo repertorio di luoghi comuni per vincere la corsa?

Enrico Pirondini

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