Imprese a un euro? Un flop Sono inattive o senza personale I numeri in provincia del sistema lanciato da Monti
L’apertura di “imprese a un euro”? Nei risultati del sistema facilitato introdotto dal Governo Monti (per aiutare soprattutto i giovani nella lotta alla disoccupazione) molte sono le ombre. Anche in provincia di Cremona. La maggior parte delle realtà societarie di questo tipo (basta solamente un euro di capitale sociale per la nascita) risulta infatti inattiva o dichiara di non aver assunto personale e di avere quindi “zero addetti”.
Uno studio è stato realizzato dall’Associazione sindacale dei notai della Lombardia. Permette di avere tra le mani una fotografia dettagliata dei nuovi strumenti lanciati da Monti: le società a responsabilità limitata semplificata (srls) e le società a responsabilità limitata a capitale ridotto (srlcr), istituite tra gennaio e luglio 2012 con il Decreto Liberalizzazioni e il Decreto Sviluppo. Entrambe, come accennato, possono essere costituite con un piccolo capitale (da un euro fino ad un massimo di 9999,99); le prime sono rivolte agli under 35 e prevedono agevolazioni per le spese iniziali (sono esenti da onorari notarili per la redazione dell’atto costitutivo e da diritto di bollo e di segreteria per l’iscrizione dell’atto nel Registro imprese), le seconde sono indicate per chi ha già compiuto 35 anni e non prevedono agevolazioni.
In tutta Italia di imprese di questo genere se ne contano circa 13mila (dati al 31 maggio 2013). Più di 8500 sono le srls. Si legge nello studio: “Alla data del 30 aprile 2013, il 19% delle società (valore modale della distribuzione) ha un capitale sociale compreso tra i 500 ed i 900 euro, mentre le società costituite con un solo euro di capitale sociale sono il 17% del totale. Poco meno della metà delle nuove srl, e segnatamente il 45%, è stata costituita con meno di 500 euro di capitale sociale, e poco più di un quinto ha un capitale sociale oltre i 1.000 euro. Il capitale sociale medio delle nuove srl è pari a 1.251,52 euro”. Le imprese inattive sono 7.740 su 12.973 registrate (il 60% circa). In sostanza, 6 imprese su 10 costituite nelle forme giuridiche considerate non operano ancora sul mercato. Inoltre: “Stando ai dati di Infocamere, ben il 90% circa delle imprese registrate alla data del 31 marzo 2013 non ha addetti, ossia 9 imprese su 10 costituite nelle forme giuridiche considerate dichiarano ‘zero addetti'”.
Ecco invece il quadro regionale e quello della provincia di Cremona. Nel nostro territorio risultano registrate 38 “imprese a un euro” (19 srls e 19 srlcr, dati al 31 maggio 2013). In Lombardia 1478. Il tasso di inattività dell’area cremonese è pari al 44,7% (17 imprese su 38), nell’area lombarda è del 49,1%. Passando ad osservare il numero di addetti (dati al 31 marzo 2013), la provincia di Cremona ha l’80,8% di “imprese a un euro” senza personale (21 su 26). In regione la percentuale arriva all’87,5. Si legge ancora nello studio: “Le province lombarde sono variamente distribuite nella graduatoria provinciale delle srls e srlcr: 3 occupano le posizioni alte della classifica (Milano, Brescia e Bergamo), altre 3 quelle basse (Cremona, Lodi e Sondrio) e le rimanenti 6 si collocano nelle posizioni centrali (Como, Lecco, Mantova, Monza-Brianza, Pavia e Varese)”. E viene evidenziato: ” Ad eccezione di Cremona e Monza-Brianza, in tutte le altre province il capitale sociale delle società costituite risulta superiore a quello medio nazionale”.
Un flop, insomma. Le cause? Da ricercare, secondo gli esperti, nelle continue difficoltà di accesso a finanziamenti, nella burocrazia ancora molto lenta rispetto alla media europea e in un fisco pesante nonostante le agevolazioni iniziali. Molto altro resta da fare per migliorare la situazione.
Questo il commento di Domenico Chiofalo, presidente dell’Associazione sindacale dei notai della Lombardia: “L’analisi e i numeri dimostrano come queste società non risultano funzionali ai propositi di creare occupazione, rilanciare l’economia o attrarre nuovi capitali dall’estero, gettando non poche ombre e molte perplessità sull’efficacia della normativa. E anche le recenti modifiche legislative non faranno cambiare i dati negativi relativi a queste società in quanto non vanno a incidere sui reali problemi che soffocano gli imprenditori: tempi autorizzativi infiniti, fisco e oneri contributivi eccezionalmente alti e difficoltà di accesso al credito”.
Michele Ferro
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