Cronaca

"A tavola parlando di Cremona con l'Infanta di Spagna"

Nella foto, Enzo Dara

“Sì, è tutto vero. Sere fa, in Portogallo, ho ricevuto il premio internazionale Terra sem sombra direttamente dalle mani dell’Infanta di Spagna, Pilar de Borbòn, sorella del re Juan Carlos, nota appassionata di lirica. A tavola, dopo la cerimonia, abbiamo parlato di cantanti, registi, direttori d’orchestra. Ad un certo punto è uscito il nome di Aldo Protti. E di una nostra memorabile serata ad Oviedo, 19 settembre 1963. Due settimane prima avevamo cantato a Bilbao, lui Rigoletto, io Monterone. Aldo fu straordinario e la duchessa se lo ricorda ancora. Nell’anno del bicentenario di Giuseppe Verdi (1813-1901). Bello, no?”.

Enzo Dara, classe 1938, cantante lirico (fino al 2004) di fama internazionale, regista dal 1990, una carriera ricca di successi – 34 album con i più grandi direttori d’orchestra, 24 anni con Claudio Abbado – è rientrato da Comporta, “la California portoghese”, dove ha ritirato – primo italiano a finire nell’albo d’oro del premio – il prestigioso riconoscimento .

Maestro Dara, l’Infanta conosceva Protti?

“Altroché. Mi  ha parlato di Aldo, di Cremona, di  Stradivari. E’ stata una conversazione piacevolissima. Ed io, Premio Ponchielli 1999, ho provato pure un certo orgoglio. Da italiano e da amico di Protti”.

Particolari?

“Maria del Pilar è pure duchessa di Badajoz, la città dell’Estremadura che è stata un caposaldo repubblicano, città vicina al confine portoghese, massacrata da Franco durante la guerra civile spagnola. E siccome io sono di sinistra, il discorso è scivolato su certi temi…”.

E così è venuto fuori il nome di Aldo Protti, cremonese della più bell’acqua, classe 1920, uomo di destra, morto nella sua città il 10 agosto 1995. Un grande baritono che ha cantato con Maria Callas, Beniamino Gigli, Mario Del Monaco…

“E con me. Lui era già un campione affermato, io stavo decollando. Abbiamo cantato insieme per la prima volta nel 1963 proprio in Spagna: prima a Bilbao, poi ad  Oviedo. Lui ovviamente Rigoletto, io il conte di Monterone. Ad Oviedo c’era pure la duchessa Maria del Pilar. Un trionfo, per Aldo. E che discussioni tra noi!”.

In che senso?

Beh, lui era di destra, io di sinistra. Lui cremonese, io mantovano. Parlavamo di politica fino all’alba”.

Le hai mai parlato di aver partecipato a rastrellamenti di partigiani in Val di Susa, come sostenuto dall’Anpi e dal cremonese Kiro Fogliazza in particolare?

“Guardi è vero che a volte discutevamo fino alle tre del mattino. E’ vero che in Spagna, in quei tempi, io mi sentivo in campo nemico ma senza tremare. Ma questa storia della Val di Susa non è mai affiorata. E sa perché?”

Avanti, perché?

“Perché Aldo ed io siamo della stessa terra. Insieme siamo stati bene: lui adorava la sua Cremona, io la mia Mantova. All’estero,mi creda, queste comuni origini danno una certa forza. Oltre non siamo mai andati. Semmai io tiravo fuori gli aneddoti su un altro cremonese cui ho voluto bene, cioè  il maestro Vertova, uno che aveva lavorato anche con Toscanini, a Busseto, in occasione del Centenario della nascita di Verdi. Come vede il Cigno di Busseto torna sempre”.

Enrico Pirondini

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