La discussione sulla tariffa idrica, "davvero surreale"
La discussione di ieri sulla tariffa idrica ha davvero del surreale. La tariffa (MTT) non piace a nessun consigliere provinciale, questo sembra accertato. Tutti, persino il presidente Salini, si sono stracciati le vesti su quanto fossero irricevibili il metodo tariffario transitorio, la retroattività nell’applicazione delle tariffe, l’aumento di oltre il 10% della tariffa stessa, la remunerazione del capitale investito che, camuffata, fa di nuovo capolino tra le componenti tariffarie. Però siccome cotanta schifezza la impone una cosa che si chiama “authority” (AEEG) – sostengono i nostri indignati eroi – non si può dire di no (altrimenti che authority è!). Salvo poi andare a chiedere alle aziende di non applicare la tariffa appena approvata. Mah! Unica voce fuori dal coro, il consigliere Dusi: per fortuna c’è chi ancora si rifiuta di prendere in giro i cittadini.
Dopo tanta ossequiosa delicatezza dimostrata verso le prerogative dell’authority sarebbe scontato aspettarsi da parte di pubblici amministratori almeno cieca obbedienza e totale abnegazione verso quella “cosa” che si chiama Costituzione Italiana! E invece…L’art. 75 della Carta Costituzionale sancisce il diritto dei cittadini di ricorrere allo strumento referendario per abrogare leggi o parti di leggi ritenute inique. Il referendum popolare è sempre e comunque legge una volta raggiunto il quorum e i suoi effetti si applicano immediatamente dopo l’avvenuta pubblicazione dell’esito della votazione. Bene, riproporre in tariffa la remunerazione abrogata dal secondo quesito referendario significa: non rispettare la volontà dei cittadini italiani, stracciare un fondamentale articolo della Carta Costituzionale, condannare un servizio essenziale alle leggi del profitto e del mercato. Votare contro la delibera dell’Authority non sarebbe stato un reato: anzi, gli atti amministrativi che presentano pesanti aspetti di illegittimità non devono essere approvati; le lamentele dei consiglieri e del presidente Salini sarebbero state tollerabili e credibili solo se avessero portato a passi concreti come la bocciatura del MTT e l’impugnazione dell’atto incriminato davanti al TAR, cose che i cittadini hanno fatto già mesi fa. Impariamo dai cittadini.
Ma voglio essere positiva e guardare per un attimo il bicchiere mezzo pieno di questo vino inacidito: se la nuova tariffa aumentata del 10% sarà applicata solo da domani significa riconoscere ufficialmente che fino ad oggi è valido il vecchio metodo tariffario, quello contenente la remunerazione abrogata dai referendum ma mai cassata e sempre pagata dai cittadini. Il che significa che ora ogni utente ha il pieno diritto di esigere almeno la restituzione del maltolto (remunerazione) dal 20 luglio 2011 ad oggi, ultimo giorno di applicazione della vecchia tariffa. Il giochino della retroattività era stato pensato proprio per scardinare questa eventualità. Inoltre da domani, entrata in vigore la nuova tariffa ben più salata, sarà almeno sempre più complesso per i gestori giustificare e mettere in atto la pratica, prima solo immorale, di operare indiscriminatamente i distacchi d’acqua potabile agli utenti morosi (scaricando poi il fardello sui servizi sociali del comune), visto che una componente della nuova tariffa va a coprire proprio quel rischio. Bisognerà essere molto attenti su come il gestore utilizzerà questi soldi che riscuote in più dai cittadini.
Ho sparso abbastanza panico? Era meglio lasciare l’onere e la responsabilità all’Authority di ricalcolare la tariffa, mantenere il pur criticato vecchio metodo ed eliminare il profitto dalla tariffa come deciso da quasi 27 milioni di italiani due anni fa. Acqua bene comune e democrazia vanno proprio a braccetto.
Francesca Berardi
Segretaria del circolo PRC Rosa Luxemburg di Cremona
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