Cronaca

Partiti per l'estero o in cerca di lavoro, ecco dove sono i profughi 'cremonesi' Don Pezzetti: 'Il Papa a Lampedusa ha scosso le coscienze'

Storica visita di papa Francesco a Lampedusa. Per ricordare i morti in mare, 25mila persone negli ultimi 20 anni, per “risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta”. Anche Cremona ha ospitato un centinaio di migranti dell’emergenza Nord Africa, crisi umanitaria con 28mila esuli sbarcati a Lampedusa, per lo Stato Italiano chiusa definitivamente il 1° marzo 2013 quando in 17mila hanno ricevuto 500euro e il rimpatrio assistito. Così, hanno i profughi ‘cremonesi’ hanno lasciato le strutture della Caritas. 78 erano ospiti presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona, 6 alla Casa dell’Accoglienza di Casalmaggiore, 5 nella comunità “Giovanni Paolo II” di Cremona, 4 presso la Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti, 3 nella parrocchia di Motta Baluffi, 2 in quella di Spino d’Adda e altrettanti nella comunità “Santa Rosa” di Cremona.
“Senza attuare alcun ultimatum – ha spiegato don Pezzetti sul sito della Diocesi – al 28 maggio alcuni sono partiti per l’estero e altri per il Sud, nella speranza di qualche impiego stagionale. Non è mancato neppure qualche gruppetto di profughi che, mettendo insieme le risorse, è riuscito a prendere in affitto un appartamento in città, nella speranza di poter nel frattempo trovare qualche impiego”. A quattro mesi dalla fine dell’emergenza, la Casa dell’Accoglienza ospita ancora una trentina di profughi dalla Nigeria, Ghana, Niger, Mali e Bangladesh. “A parte le pochi situazioni di vulnerabilità per cui è proseguita l’accoglienza – ha dichiarato don Pezzetti – negli altri casi si tratta di ritorni o di persone che erano ospitati in altri centri d’Italia e che per conoscenze o motivazioni varie sono arrivati sul nostro territorio». Circa metà di questi ha un impiego stagionale, mentre gli altri sono in cerca di un lavoro.
“Il Papa – ha concluso don Pezzetti – da Lampedusa ci ha proposto una riflessione importante sul tema dell’indifferenza, che davvero deve scuoterci. Non si può voltare la faccia di fronte a chi è in situazioni di bisogno, anche a fronte dell’attuale momento di crisi che colpisce tutti. Certo dinnanzi a questi drammi non c’è una soluzione pronta, ma non per questo possiamo diventare indifferenti o delegare il problema alla Caritas o alla politica ai più alti livelli”.

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