Canuti riabilitato grazie ai Radicali, un'aula dell'Arpa in suo ricordo
foto Sessa
Inaugurata presso la sede Arpa di via S. Maria in Betlem la sala biblioteca intitolata ad Armando Canuti, un’iniziativa voluta dai Radicali e in particolare da Sergio Ravelli, che ha presenziato alla cerimonia insieme al direttore del dipartimento di Cremona Gianpaolo Beati e alla presidente regionale Elisabetta Parravicini. Presenti in sala molti esponenti del mondo politico cremonese che hanno conosciuto lo storico direttore di quello che un tempo si chiamava laboratorio di igiene e profilassi e dipendenva dall’amministrazione provinciale. ‘Abbiamo deciso – ha spiegato Ravelli, che aveva conosciuto il dirigente nel 1978 ad un convegno organizzato dai Radicali sulla centrale di Caorso – di chiedere a un gruppo di personalità, che hanno conosciuto ed apprezzato Canuti, di sostenere la proposta dei Radicali di intitolare di un’aula del Dipartimento Arpa di Cremona alla sua memoria. La loro adesione è stata non solo immediata e convinta ma anche accompagnata da un ricordo personale’. Le loro testimonianze sono state raccolte in un opuscolo distribuito in mattinata. Tra gli altri: Michele de Crecchio, Felice Majori, Ettore Manes, Stefana Mariotti, Giuseppe Azzoni, Walter Montini.
‘A parere di molti di noi – spiega Ravelli – la figura di Armando Canuti meriterebbe molto di più. Per questo avremmo preferito l’intitolazione di una via o di una piazza di Cremona alla sua memoria. Purtroppo questa richiesta si è rivelata ben presto del tutto impraticabile. Ma a ben vedere, la collocazione scelta è quella più opportuna, quella che simbolicamente restituisce il professor Canuti al “suo” laboratorio che – come ricorda con affetto la figlia Giordana – era forse la sua “prima casa”, tanto grande e appassionato è stato il suo attaccamento a quelle aule di via Santa Maria in Betlem’.
Nel 1976 Canuti, anche consigliere comunale del Pci, era stato nominato perito per le analisi delle acque nel processo intentato nei confronti dell’allora direttore della raffineria di Cremona per “inquinamento idrico e atmosferico, danneggiamento aggravato, avvelenamento delle acque del pozzo della società canottieri Bissolati”. Personalità scientifica di rilievo nazionale nell’ambito dello studio delle acque, di grande dirittura morale e professionale, Canuti non si fida dei dati che le centraline interne, gestite direttamente dalla raffineria, forniscono. Pertanto tenta di effettuare le analisi direttamente all’interno della raffineria, recandosi puntualmente ogni mese all’ingresso con la sua borsa delle campionature, ma sistematicamente gli viene negato l’accesso. Viene accusato di aver utilizzato le analisi di laboratorio per interessi personali. Il processo, caratterizzato da una guerra di perizie e controperizie, si conclude nel novembre 1978 con un nulla di fatto e la Pretura sentenzia che “il fatto non sussiste”. L’unica persona che rimane sotto processo è Canuti, che da subito viene sospeso dal servizio con provvedimento deliberato dalla giunta di sinistra al governo della Provincia di Cremona. Deluso e amareggiato, abbandonato da tutti, Canuti si dimette dal consiglio comunale il 10 ottobre 1978. Nessuno, dentro e fuori il PCI, tenta di dissuaderlo dal suo proposito. Questa esperienza segna Canuti per sempre, che ne fa un dramma personale, professionale e politico.
Dopo circa un anno di sospensione Canuti viene reintegrato in servizio dal TAR e dopo oltre otto anni di calvario giudiziario è completamente scagionato dall’accusa infamante che gli era stata ingiustamente rivolta. Lungo tutto il suo percorso professionale e scientifico, Canuti ha sempre dimostrato impegno, libertà di pensiero, rigore scientifico, coerenza intellettuale. E’ autore di un centinaio di pubblicazioni e della ponderosa opera in più volumi “Ultima acqua” che si rivela nel tempo uno strumento indispensabile per tecnici, ricercatori, industriali e ambientalisti, e tutti coloro che sono a contatto con le problematiche delle acque.
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