Cronaca

Cava alla Melotta: 'Necessaria per non chiudere fornace'

Il fabbisogno di argilla nel territorio provinciale è soddisfatto, ciononostante il nuovo Piano cave adottato martedì scorso in consiglio provinciale conferma nella programmazione decennale 2013-2023 la richiesta proposta da un’impresa di laterizi di Ticengo di escavazioni per 2 milioni di metri cubi. E’ destinato a far discutere il via libera del Piano cave a questo sito da sempre contestato dalle associazioni ambientaliste (in testa Italia Nostra) oggetto di accesi dibattiti pubbliche nei territori del sud cremasco.

Nella relazione tecnica al Piano questa è la giustificazione che viene data al suo inserimento: ‘Anche il settore argilla (oltre a quello di sabbia e ghiaia, ndr) evidenzia una situazione di apparente soddisfacimento del fabbisogno complessivo di riferimento con i soli volumi residui: tuttavia la distribuzione degli ATE  (ambiti territoriali estrattivi, ndr) già pianificati rispetto ai bacini territoriali di produzione evidenzia una rilevante disomogeneità, dovuta ad una non adeguata disponibilità di materia prima nella porzione settentrionale della provincia: è pertanto giustificata la valutazione di nuove aree estrattive in questo territorio, in grado di garantire alla fornace qui attiva un adeguato approvvigionamento delle proprie necessità produttive, a condizione che esso derivi da interventi di escavazione sostenibili dal punto di vista ambientale’.

In un altro passaggio della relazione tecnica c’è l’esplicito riferimento al fatto che le fornaci localizzate in un determinato luogo sono ‘tarate’ per lavorare solo i materiali del proprio bacino territoriale. Il Pianalto di Romanengo è il secondo bacino provinciale per importanza, dopo quello dell’asta golenale del Po, tra Cremona e Casalmaggiore. ‘Ognuno dei bacini – si legge ancora – ospita insediamenti industriali per la produzione di laterizi che da decenni utilizzano queste risorse come materia prima di base per le rispettive produzioni; sebbene l’argilla estratta in loco venga sempre miscelata con altri materiali alloctoni, necessari per ottenere un materiale omogeneo ed idoneo alla cottura nei rispettivi forni, risulta praticamente necessario assicurare l’approvvigionamento delle fornaci dal bacino in cui sono insediate, in quanto esse hanno costruito e regolato i rispettivi impianti in funzione delle caratteristiche del materiale presente nelle loro vicinanze. In caso contrario, le fornaci sarebbero di fatto costrette alla chiusura’.

Nella tabella sottostante (estratta dal Piano Cave 2013-2023) la Provincia indica tutti gli ATE che costituiscono il nuovo Piano. In grassetto sono indicati quelli contigui ad aree già oggetto di attività.


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