Riuscirà Epifani a tenere uniti i Democratici?
In barba alla “base” che chiedeva discontinuità, i burosauri pidiessini hanno scelto Epifani per traghettare il partito fino al congresso di ottobre. Hanno fatto bene? Di certo i mugugni nelle 24 correnti non sono scomparsi. Anzi.
Epifani è il primo ex socialista – ma,soprattutto, il primo ex sindacalista – ad essere chiamato alla guida del partito della sinistra italiana. Ci voleva il dramma post-elettorale per arrivare a tanto. Ma è accaduto. Epifani è dunque il primo” non ex comunista “ o ex democristiano a guidare il partito. La storia è ormai tutto un sottosopra: in passato era accaduto che quadri del Pci fossero prestati al sindacato, raramente è accaduto il contrario. Ora questa scelta dovuta alla crisi del gruppo dirigente del Pd. Un segno di debolezza, di smarrimento. A Cofferati la procedura non è piaciuta. “Non si sceglie così un leader” ha detto in una intervista a Cazzullo (Corriere) parlando con la schiettezza che gli è nota : “Il Pd ha fatto un passo indietro sul piano della democrazia interna. Un altro errore che separa il partito da iscritti ed elettori e accentuerà la crisi”. E poi, con lo spadone in mano, il fendente finale: “Se mettiamo insieme un Pd che si chiude ed un governo già in difficoltà,siamo a una sorta di evaporazione di una forza politica”.
Allora ha ragione Grillomao quando dice che i partiti sono alla frutta. Quando dice che questo è diventato un “povero Paese” dove “da vent’anni non esiste opposizione ma un inciucio alla luce del sole”. Dove, nel dopo elezioni “si discute solo di alleanze, di poltrone, di cariche, di spartizioni e non di economia, di lavoro, di soluzioni ai problemi quotidiani”.
Epifani è chiamato ad una impresa che pare disperata. Lo dicono anche i sondaggi di queste ultime ore che bastonano il Pd oltremisura; lo certificano i malignazzi che gufano ricordandogli di essere un segretario dimezzato (quasi un dirigente su due non lo ha votato, cioè 593 su mille!). Lo evidenziano le cronache che gli rifilano ostacoli e grane in ogni momento. Ad esempio l’affare Penati: l’ex sindaco di Sesto San Giovanni è accusato di aver ricevuto soldi illecitamente. Una rogna vecchia che pesa sull’oggi e sul domani. Certo i Ds (partito che esiste ancora come soggetto giuridico anche dopo la nascita del Pd) negano ogni cosa, si sono costituiti parte civile. Ma la “bomba” è ancora innescata.
Oltretutto i sindacalisti arruolati in Politica non è che abbiano lasciato grandi tracce:Giorgio Benvenuto, eletto nella tormenta di Tangentopoli al posto di Bettino Craxi, è durato appena cento giorni. Gli subentrò un altro ex sindacalista,Ottaviano Del Turco, ma anche l’ex segretario aggiunto della Cgil ha mollato sveltamente la presa liquidando il partito. Epifani faccia gli scongiuri del caso.
Il Paese ha bisogno di leggi e di riforme, di un Parlamento che lavori.L’economia non aspetta, la disoccupazione cresce, molte nostre eccellenze sono finite all’estero. Il Chianti è stato comprato dai cinesi che puntano pure la Telecom, la Ducati l’hanno presa i tedeschi, Gucci è finito ai francesi che già ci avevano preso, a costo zero, la Parmalat. L’elenco è tristemente lungo.
In cinque mesi Epifani non può fare miracoli. Anche Re Giorgio, scherzando (ma mica tanto) gli ha detto:”Ti sei preso una bella gatta da pelare”. Guglielmo non ha fatto una piega. Ha fiducia nei suoi mezzi. D’altra parte come dargli torto:uno che ha saputo mediare con la Fiom, può riuscire anche con Civati e la Puppato. Ma deve anche capire – lui e gli altri leader storici del Pd – che non si potrà guidare il partito senza o contro Renzi. Sennò non si va lontano.Non si va da nessuna parte.
Enrico Pirondini
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