Industria agroalimentare, il lavoro c'è Ma mancano zootecnici, chimici e operai
Il raccordo tra mondo del lavoro cremonese e scuola sotto la lente d’ingrandimento del Sies, il Servizio Informativo Economico Sociale dell’Università Cattolica che nel pomeriggio di lunedì ha presentato un focus sull’imprenditoria agricola. “Agro-alimentare e mercato del lavoro. Scenari e prospettive di sviluppo”, il tema del workshop svolto in collaborazione con il Settore Lavoro, Istruzione e formazione professionale della Provincia, introdotto dal presidente Massimiliano Salini e dall’assessore Paola Orini. ‘Davanti alla drammaticità della ricerca del lavoro – ha detto Salini – il rischio è di dare risposte generiche ed approssimative. Il nostro compito è anche quello di analizzare il contesto per valicare l’orizzonte dell’immediatezza e consentire ai vari soggetti – scuola, mondo del lavoro, sindacati – una ri-partenza. Si tratta di essere attivi, come istituzione, e non reattivi’.
Tre gli studi presentati dai professori della Cattolica di Piacenza – Cremona Maurizio Baussola, Daniele Fornari e dal collega dell’Università di Parma Piero Ganugi che ha illustrato i risultati delle interviste a un campione di imprese agricole circa i fabbisogni professionali nel settore agroalimentare cremonese. In particolare è stato chiesto agli imprenditori di indicare di quali categorie professionali abbia bisogno, oggi, il loro settore, e di quali potrebbe avere bisogno quando finalmente la crisi sarà superata.
Sono sette le figure professionali, corrispondenti ad altrettanti diplomi, maggiormente richieste dagli imprenditori agricoli, difficili da trovare sul mercato del lavoro. E sono tutte figure preparate dagli istituti tecnici o professionali, in ordine decrescente: installatori e riparatori elettrici, zootecnici, tecnici biochimici, operai specializzati quali macellai, pastai e panettieri, addetti alla refrigerazione e trattamento igienico del latte, conduttori di macchinari per la conservazione di carne e pesce.
Vi sono poi qualifiche ritenute necessarie, che alcune tipologie di aziende faticano a trovare sul mercato, mentre altre no. Si tratta dei tecnici addetti all’organizzazione e al controllo della produzione, rappresentanti di commercio, meccanici e montatori di macchine. Anche queste figure, come le precedenti, escono dagli istituti tecnici industriali o da quelli agrari.
In caso di ripresa economica le aziende interpellate dichiarano che avrebbero necessità soprattutto di laureati specialisti nel marketing; seguono zootecnici, e altre tipologie tecniche (chimici, addetti alla logistica) e poi ancora operai specializzati.
Sono 6500, ha spiegato Baussola, gli addetti nelle manifatture cremonesi del settore agro alimentare, il 23% dell’intero manifatturiero cremonese. I lavoratori delle aziende cremonesi si segnalano per una maggiore produttività e un minor costo orario, rispetto alla media italiana: il valore aggiunto per addetto è pari a 57,5 punti contro i 48 nazionali; quanto al costo, un addetto all’industria agroalimentare italiana costa meno dei suoi colleghi francesi, tedeschi, spagnoli. Dati che evidenziano la ‘capacità innovativa delle imprese e la fondamentale relazione tra produttività e innovazione’.
Per facilitare l’incontro tra scuola e mondo del lavoro, ha spiegato l’assessore Orini, la Provincia sta operando su più fronti tra cui quello di orientare l’offerta formativa delle scuole superiori (‘per non sfornare disoccupati’) e facilitare l’ingresso dei giovani nelle imprese attraverso l’alternanza scuola-lavoro. Per snellire le complicazioni burocratiche esistenti in tal senso Provincia e Asl hanno messo a punto un manuale che verrà presentato il prossimo 16 maggio.
g.b.
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