Cronaca

Precari, disoccupati e stranieri 'La nostra fatica a immaginare il futuro'

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Nel giorno della Festa del Lavoro raccontiamo la precarietà a Cremona. Attraverso tre storie. Quella di Luisa, insegnante di 29 anni, che firma un contratto a progetto ogni dieci mesi e poi, l’anno successivo, ricomincia da tutto da capo. C’è la storia di Charity che è venuta quindici anni fa dalla Nigeria in cerca di un lavoro e si è ritrovata con contratti brevissimi, conseguenti problemi con il permesso di soggiorno e difficoltà nel mantenere la figlia. Infine, il racconto di Davide, operaio 56enne che, dopo una vita passata in un’azienda del territorio, si è ritrovato senza un posto e senza una pensione. Esperienze diversissime tra di loro, ma che raccontano tutte della fatica di immaginare il proprio futuro. “Il precario cremonese ha la caratteristica di essere giovane  – dice Monia Castelli, Nidil e Ufficio Immigrazione della Cgil – ma negli ultimi anni purtroppo si rivolgono a noi persone adulte ultra 40enni che hanno perso il posto fisso e si barcamenano tra contratti precari. L’Italia era all’avanguardia negli anni ’90, a differenza dell’Europa, per il lavoro flessibile a cui si ricorreva come ponte, come prolungamento del periodo di prova, in vista del posto fisso. Nel 2008 l’Europa si è adeguata con punte di eccellenza come in Germania, mentre in Italia la legislazione ha peggiorato le cose. La flessibilità è diventata precarietà. Ora quello che vogliamo e che tutti ci chiedono è che il posto fisso diventi ancora l’obiettivo primario di ogni tipo di contratto. Per la stabilità della società e delle persone”.

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