Cronaca

Silla, sindaco di Casalmaggiore: "Pd morto e sepolto senza una nuova classe dirigente"

Gli effetti dello scossone politico in seno al Partito Democratico nazionale hanno comportato conseguenze anche a livello locale. Marco Vallari, ex coordinatore del Pd casalese, ha deciso di lasciare il partito. Di riflesso, la spiazzante esortazione a sostegno di Bersani del “renziano” Luciano Toscani: “Credo che ora il Pd debba ricompattarsi a Bersani, respingendo se possibile le sue dimissioni. Il motivo? Semplice: non c’è tempo da perdere e i problemi del partito sono secondari rispetto a quelli del paese. Renzi avrà modo di prendere in mano il Pd, ma ora serve un governo istituzionale, che faccia qualcosa, e alla svelta, per il paese. Il Pdl non canti vittoria: sono loro i veri impresentabili, senza democrazia interna”. E sullo sfondo il segretario provinciale Titta Magnoli che chiede il congresso: “Voglio che il mio segretario mi spieghi perché sono state fatte determinate scelte” (leggi l’articolo).

Altra voce quella del primo cittadino Claudio Silla, che sulla questione è tranchant: “A questa generazione di dirigenti del partito va chiesto un deciso passo indietro, in modo tale che possa affacciarsi una nuova classe dirigente caratterizzata da maggior spirito solidaristico rispetto a quella che ha scritto questa bruttissima pagina di storia del Pd, fatta di individualismi, di gelosie, di bassezze”.

Se il congresso del Pd non lascerà campo libero ad “nuova generazione dirigenziale, animata da un forte spirito solidaristico”, per il sindaco di Casalmaggiore “il progetto Pd può considerarsi morto e sepolto” (testuale).

Claudio Silla legge in questi termini l’attualità: “Stanno emergendo tutti i limiti della costruzione di un partito nato da una felice e doverosa intuizione storica di unire cattolicesimo democratico e sinistra progressista. Alla fine però la classe dirigente che doverosamente aveva fatto quel passo, che scommetteva sul futuro, ha rivelato tutti i propri limiti in questa fase difficile e delicatissima”.

I toni del pensiero di Claudio Silla si fanno perentori sull’immediato futuro del Partito Democratico: “Io credo che ci sia una prova d’appello per il Pd. Però è chiaro che chi ha governato il partito nella sua dimensione nazionale deve farsi da parte dopo i recenti segnali di irresponsabilità e inadeguatezza. Qual è il peggior difetto dell’attuale direttivo? Non essere stato in grado di esprimere solidarietà per governare il progetto Pd”.

E la ricetta non può essere ridotta al solo Renzi, che “è una risorsa del partito ma dev’essere misurata in base alla sua capacità di tenere assieme il Pd”.

“C’è un paese da governare – chiosa Silla – un paese che necessità di risposte concrete da parte della politica. Il Pd ha evidenziato un ritardo sulla piattaforma dei contenuti. Ora il tema importante è il destino del paese. Dobbiamo dare risposte alle famiglie e alle imprese che sono ormai allo stremo”.

Simone Arrighi

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