Cronaca

'Vigili all'oratorio? Non è la soluzione' Zaist fra parrocchia e ragazzi difficili

La chiesa di San Francesco al quartiere Zaist (foto Sessa)

Vigili di quartiere più presenti nelle aree degli oratori da quest’estate? Ben vengano, saranno utili, ma non è questa la soluzione in grado di risolvere la questione dei comportamenti difficili di alcuni ragazzi; c’è bisogno di qualcosa in più, soprattutto alla luce dei cambiamenti apportati dall’Amministrazione comunale oltre un paio di anni fa ai Centri di aggregazione giovanile, un tempo in grado di arginare il fenomeno. Quella appena delineata è la posizione espressa da diversi cittadini abituati a vivere la vita da oratorio, sia come frequentatori che come volontari. Don Gianpaolo Maccagni, parroco di San Francesco, allo Zaist, è sulla stessa linea.

La polizia locale, come scritto da Cremonaoggi qualche settimana fa, intensificherà dalla prossima estate i controlli nei quartieri e in particolar modo intorno agli oratori. Soprattutto in alcune zone che in passato hanno rivelato qualche problema, come il Cambonino, il già citato Zaist, S. Ambrogio, Cristo Re. “E’ vero – spiega don Maccagni – anche noi tempo fa avevamo chiesto un aiuto. Il problema è comunque legato a semplici e comuni episodi di maleducazione, più che di delinquenza, capitati. Voglio rassicurare, gli oratori sono luoghi sani. A volte però, ad esempio, gruppetti di ragazzi si radunano davanti al piazzale della chiesa, fino a tardi, urlando, tenendo musica ad alto volume e rispondendo male. Più volte gli abitanti dell’area si sono lamentati. Non stiamo parlando degli abituali frequentatori dell’oratorio ma di compagnie che si spostano da un oratorio all’altro”. Si tratta in prevalenza di ragazzi fra i 17 e i 19 anni, molti de quali stranieri, che hanno già terminato la scuola e non hanno un lavoro. “Difficile per noi ‘intercettare’ i loro interessi e i loro bisogni e sostenerli nell’integrazione”, afferma il prete. I vigili potranno fare qualcosa “ma non sono la soluzione al problema, purtroppo non possono essere sempre presenti, si tratta di un palliativo”, aggiunge il parroco.

E tutto è più difficile da quando il Centro di aggregazione giovanile dello Zaist ha adottato, dopo la decisione di questa Amministrazione, nuove modalità di gestione e azione: “Molti problemi che affrontava si sono riversati sull’oratorio. Era giusto rivedere il modello, d’accordo. Però ora il centro è spesso chiuso e le attività portate avanti non sempre sono in grado di ‘intercettare’ un ragazzo già formato”. “Il Comune – ha detto don Maccagni – ha deciso di investire sulla normalità e non sul disagio. Ma il disagio c’era e c’è ancora. E noi, come oratorio, facciamo quello che possiamo”. “Con i bambini e i ragazzini, residenti, italiani e stranieri, fra sport, doposcuola e incontri, è più facile. Diverso discorso per gli adolescenti e i ragazzi un po’ più grandi. Non abbiamo le risorse, economiche e a livello di volontari, adeguate, anche se il Comune, dopo le modifiche al Centro di aggregazione ha fornito un piccolo contributo per il doposcuola, che noi oggi organizziamo per elementari, medie e superiori”. Per chiudere, i vigili di quartiere all’oratorio? Bene “ma è un intervento straordinario, il problema è l’ordinarietà”.

m.f.

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