Cronaca

Malori allo Stanga, a processo parla la difesa Tamoil: 'Nessun odore dalla raffineria'

“Forse sarà che sono abituato agli odori, visto che lavoro in raffineria, ma io quella volta non ho sentito nulla”. Lo ha detto oggi Maurizio Berettera, da quasi 30 anni dipendente della Tamoil, da dove, secondo l’accusa, il 24 e il 26 novembre del 2009 si era sprigionato un forte odore di idrocarburi che aveva raggiunto il confinante istituto Stanga, provocando malori in alcuni dipendenti della scuola.

Tre gli imputati, tutti accusati di reati ambientali: dall’illecita gestione di rifiuti a reati in materia edilizia, dallo sversamento nel fiume Po di acque reflue industriali tossiche e pericolose al getto pericoloso di cose.

A processo ci sono Enrico Gilberti, gestore della Tamoil (difeso dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril), Livio Ernesto Tregattini, delegato del settore ambiente e sicurezza (assistito dall’avvocato Isabella Cantalupo) e il libico Mohamed Abulaiha Saleh, legale rappresentante della Tamoil raffinazione (rappresentato dall’avvocato Simone Lonati).

Per quanto riguarda gli odori allo Stanga, gli imputati sono accusati di getto pericoloso di cose “mediante emissione in atmosfera di gas idrocarburici provenienti dalla zona delle vasche di lavaggio degli scambiatori”, recando “molestia agli studenti e al personale dell’istituto Stanga che il 24 e il 26 novembre del 2009 si vedevano le aule invase da gas, tanto che tre dipendenti della scuola si sentivano male”.

Oggi in aula sono stati sentiti i primi testi della difesa, tra cui Berettera, dipendente della Tamoil dal 1982 al 2011, prima in qualità di assistente capo in officina meccanica, poi come responsabile dei lavori di manutenzione meccanico elettrici. Il teste, che ora lavora per una ditta che si occupa di bonifiche, ha raccontato di essere stato chiamato dal suo capo che gli aveva chiesto di andare a controllare nella zona delle vasche situate a nord della raffineria da dove sembrava si fossero sprigionati certi odori che avevano raggiunto lo Stanga. “Ho preso la bicicletta e sono andato a vedere”, ha raccontato. “Ero anche senza mascherina, ma io di odori non ne ho sentiti”. “C’era solo lei sul posto ?”, gli ha chiesto l’avvocato d’Eril. “Sì, i vigili del fuoco sono arrivati dopo di me”, ha risposto Berettera. “E’ sicuro ?”, è intervenuto il pm onorario Silvia Manfredi. “Sì”. “Guardi che è sotto giuramento”, l’ha ammonito il giudice Francesco Sora. “Sono sicuro”.
La contestazione è riferita a quanto già dichiarato in aula dall’ingegner Massimiliano Russo, funzionario dei vigili del fuoco. Il teste aveva riferito di essere stato presente in Tamoil quello stesso 26 novembre del 2009 per via di alcune attività di controllo del serbatoio A5. Una volta contattato per i malori allo Stanga, Russo aveva detto di essersi portato direttamente nella zona delle vasche, affermando, ma solo una volta raggiunta l’area, di aver sentito “un odore tipico di idrocarburi”, per l’accusa originatosi dalla vasche.

“In trent’anni di lavoro”, ha detto invece Berettera, “non ho mai sentito di problemi alle vasche”. “In quel momento, poi”, ha aggiunto, “non era in corso alcuna attività di raffinazione intorno alla zona”.

Nel corso della sua testimonianza, il teste ha spiegato che in quel periodo all’interno di Tamoil c’era stato un “turn around”, e cioè “un’operazione straordinaria di manutenzione e di pulizia di tutti i macchinari durante la quale l’attività della raffineria si era fermata completamente”. “Quando le apparecchiature funzionano”, ha raccontato il teste, “producono un’importante quantità di rifiuti e di residui di combustione che grazie al turn around vengono puliti. In quell’anno erano stati puliti da olii e scorie anche 120 scambiatori di calore. Stessa cosa era stata fatta con le vasche collegate all’impianto di depurazione che erano state pulite dai residui oleosi creati dall’acqua inquinata”.

Nella scorsa udienza, invece, erano sfilati i testimoni dell’accusa, tra cui alcune delle collaboratrici scolastiche che avevano avvertito gli odori. “Un odore infernale, come di benzina”, aveva ricordato Vittoria, che si era presentata al pronto soccorso dopo aver accusato “bruciore in gola e capogiri”. “A scuola il 24 novembre c’erano molte persone”, aveva riferito la testimone. “C’erano i consigli di classe. L’odore è durato un po’ di giorni, ma sempre con meno intensità”.
“Ho sentito un forte odore di carburante sia all’esterno che all’interno”, aveva invece raccontato Antonietta. “Era irrespirabile. E’ durato più di un giorno”.
Anche Margherita aveva sentito “un fortissimo odore di gasolio. Mi bruciavano gli occhi, mi sono sentita male e ho dovuto andare via. Sono stata io a chiamare i vigili”.
In aula anche la testimonianza del preside Carmine Filareto, che il 26 novembre era arrivato a scuola dopo essere stato avvisato dai collaboratori scolastici. “Qualcuno ha accusato dei malori, i docenti si sono lamentati per l’odore, ma gli enti interpellati hanno ribadito che non c’era pericolo”.

Si torna in aula con altri testi della difesa il prossimo 17 aprile.

Sara Pizzorni

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