Cronaca

Aem batte cassa 1,5 milioni per coprire i costi del servizio rifiuti

La giunta Perri vuole la collaborazione della minoranza o meglio di tutto il Consiglio, per varare una riforma del sistema di raccolta rifiuti dalla portata rivoluzionaria. Da sempre abituati agli operatori dell’Aem che entrano nei cortili di casa e svuotano i bidoni, una o due volte la settimana, potremmo di qui a qualche mese dover cambiare abitudini e farci carico di portare fuori casa la spazzatura domestica, sul marciapiede o magari in una piazzola ecologica, nei quartieri della città dove sarà possibile realizzarla. “Serve una decisione collegiale: o si continua col porta a porta o si cominciano a portare tutti i rifiuti fuori casa”, ha detto giovedì pomeriggio l’assessore all’Ambiente Francesco Bordi in commissione Ambiente.  Sono queste le due ipotesi  su cui Aem Gestioni dovrà calcolare i costi per consentire poi ai politici di costruire il regolamento della nuova Tares e le tariffe per famiglie e imprese. Il nuovo tributo sui rifiuti  dal 1 gennaio ha sostituito la Tarsu e la prima rata dovrebbe scattare il 1 luglio. Giovedì pomeriggio se ne è parlato in Commissione dopo che la giunta si era confrontata sul tema in mattinata. All’appuntamento coi consiglieri, l’assessore Bordi si è presentato senza una bozza di regolamento, ma con la richiesta esplicita di costruirlo insieme. Il problema è infatti tenere insieme la necessaria riforma del tributo, che dovrà d’ora in poi coprire il 100% dei costi del servizio, con l’estensione della raccolta differenziata secco umido a tutta la città, senza con questo salassare i cremonesi già colpiti pesantemente dall’Imu.

L’ipotesi di una modifica dell’attuale organizzazione della raccolta dei rifiuti, con un maggiore coinvolgimento dei cittadini e un minore carico di lavoro del personale Aem,  è venuta fuori come possibilità per contenere i costi, comunque destinati ad un aumento. “Il Comune ci ha chiesto di estendere la differenziata porta a porta a tutta la città, ma non lo possiamo fare a costo zero”, ha spiegato Giuseppe Ferrari, presidente di Aem Gestioni, intervenuto nella seduta. In particolare, è la holding di cui fa parte l’ex municipalizzata, Lgh, ad aver posto il veto a nuovi investimenti su Cremona, in assenza di copertura finanziaria. In altri termini: Aem Gestioni si accolla da sempre una percentuale variabile dei costi di raccolta e smaltimento che non vengono coperti dalla Tarsu. Questo differenziale a carico dell’azienda ammonta al 16% del costo del servizio, circa 1,5 milioni. Per poter anche solo cominciare a parlare di nuovi servizi per il Comune, Aem chiede la copertura di questa cifra. A questa somma c’è da aggiungere l’ulteriore costo per l’estensione della differenziata: a regime, con il sistema attuale di raccolta, sarebbero 900.000 euro in più all’anno. Per il 2013 invece, in via transitoria, l’estensione della differenziata secco umido porta a porta, come viene fatta attualmente in tre zone della città, comporterebbe un aggravio di 246.000 euro.

Come minimizzare l’impatto di questi costi sui cittadini? Una possibilità  è per l’appunto il cambiamento nella modalità di raccolta, con un maggiore coinvolgimento dei cittadini. Questo significherebbe, per gli addetti Aem, cambiare metodo e strumenti di lavoro: dovrebbero ad esempio venire eliminati  i furgoncini con cui attualmente entrano in circa 1200 condomini cittadini, a ritirare la spazzatura, per sostituirli con mezzi più grossi che raccolgono i sacchi neri ( e in giornate dedicate, il secco /umido) messi sul marciapiedi. Quanto si risparmierebbe in questo modo? E’ la domanda posta sul finale dalla consigliera Pd Maura Ruggeri, che ha chiesto ulteriori stime di costi da parte di Aem. Il Pd si mostra disponibile a formulare insieme alla maggioranza un regolamento Tares, sulla base di queste informazioni. Lo faranno nelle prossime sedute di commissione.

Propenso ad avviare una riforma del sistema di raccolta rifiuti che tocchi anche le abitudini consolidate dei cremonesi si è mostrato Bordi, ma soprattutto Alessia Manfredini (Pd): “Credo che forse Cremona sia l’unica città con un sistema di raccolta tanto capillare. Ormai non lo fa più nessuno. E’ vero, è un sistema storicamente affermato, ma guardiamoci attorno, non mi pare che sia impeccabile. Siamo ancora qui coi sacchi neri, non raggiungiamo il 50% di differenziata (quella del secco / umido è addirittura ferma al 16%, ndr), occorre guardare dentro ai costi che ci espone il gestore e chiederci se Aem non possa fare di meglio. Siamo sicuri che sia all’altezza di altre realtà urbane? Forse è ora di chiedersi se non sia il caso di educare i cittadini ad altre modalità di raccolta e cercare di rendere più efficiente la gestione del servizio da parte di Aem”.

Dal canto suo Caterina Ruggeri (Pd) hacontestato l’incongruenza di un Aem Gestioni che chiede più soldi per svolgere i servizi di igiene urbana per il Comune suo azionista, e che fa parte di una holding che acquista discariche in Puglia o avalla l’operazione milionaria del parking Massarotti (acquistata dalla patrimoniale Aem Spa).

Il direttore generale Massimo Placchi ha poi esplicitato alcuni risvolti economici delle varie opzioni in campo: senza esprimere particolari giudizi di merito (ma Manfredini lo ha accusato di trascendere il ruolo tecnico e di assumere una impropria veste politica) ha fatto presente che  cambiare le abitudini potrebbe costituire un problema e che modificare il sistema di raccolta comporterebbe un risparmio, a regime, di 300.000 euro. “Ci sono varie possibilità – ha concludo Bordi – anche quella di far pagare un extra a chi si rifiutasse di portare i rifiuti in strada. Vorrei però che si cominciasse a ragionare insieme di quali input dare ad Aem per poter poi costruire regolamento e tariffe”. La partita è aperta.

Giuliana Biagi

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