Politica

Fondazione Museo del Violino, il consiglio approva lo statuto Pd, Lega e minoranze: "Ma quanto costerà al Comune?"

Il consiglio comunale approva l’atto di indirizzo relativo allo Statuto della nuova Fondazione Stradivari, l’ente che dovrà gestire il Museo del Violino. Alla fine di una lunga discussione, dopo gli emendamenti proposti da Pd e Ferdinando Quinzani di Cremona per la Libertà (tutti bocciati tranne uno in parte accolto) e l’ordine del giorno di Maura Ruggeri (bocciato), il consiglio ha votato positivamente la delibera (34 presenti, 20 favorevoli, 12 contrari e 2 astenuti) con Lega astenuta, Pd e Quinzani di Cremona per la Libertà contrari.
Sotto accusa da parte di Lega, Pd e alcuni esponenti del Gruppo Misto soprattutto la mancanza di rappresentanza nella Fondazione del consiglio comunale, il peso insufficiente del sindaco, presidente del cda, nell’approvazione dei bilanci e nel fare modifiche allo statuto, il futuro della Fondazione nel momento in cui il privato non potrà o non vorrà più assicurare il loro contributo.
“Io farò il presidente di questa struttura – ha detto il sindaco al termine della discussione – e non mi dico totalmente tranquillo. Ho bisogno del confronto, di essere aiutato per far in modo che il Museo diventi un gioiello e un’opportunità per la città. La normativa ci ha imposto di non fare un’altra Fondazione, ma di cambiare quella esistente: non potevamo fare altrimenti. Secondo statuto, è il cda che determina il piano finanziario e l’organigramma, ma vi assicuro che il Comune non andrà oltre i 300mila euro all’anno comprensivi dell’assicurazione (75 mila euro) e dei conservatori. Non dobbiamo aver paura di lanciare la città nel mondo e di portare il mondo nelle nostra città con l’aiuto del privato. Per quanto riguarda il secondo membro rappresentante del Comune nel cda, verrà scelto attraverso il confronto con le opposizioni in commissione”.

LA DISCUSSIONE

Lunga discussione, nel pomeriggio in Consiglio Comunale, sull’atto di indirizzo sul nuovo Statuto della Fondazione Museo del Violino. La presentazione del sindaco non ha portato novità rispetto a quanto già illustrato nelle due commissioni Cultura del 27 febbraio e del 1 marzo nelle quali era emersa la criticità del divieto per i politici di far parte degli organi amministrativi e la mancanza di un piano economico finanziario. “La Fondazione Arvedi Buschini si è impegnata a garantire le risorse necessarie per la gestione del MdV nella sua fase iniziale”, ha spiegato Perri, ma il passaggio è stato troppo breve per soddisfare le successive richieste dei consiglieri. A chiedere per primo dei  chiarimenti è stato Italico Maffini, della Lega Nord: “La gestione sarà onerosa, quali saranno i costi ordinari di gestione che una struttura del genere si pensa possa dare al Comune? C’è un bilancio di gestione ordinaria? Come verranno ripartire i costi? Come saranno inquadrati gli eventuali nuovi dipendenti?”

Maura Ruggeri, capogruppo del Pd, ha presentato poi il proprio l’ordine del giorno: “Il museo del violino è un progetto strategico, sia per la città, sia per il distretto culturale provinciale. Non è in discussione la validità del progetto MdV e ci associamo a quanto ha detto il sindaco rispetto all’importanza dell’intervento e rispetto alla dichiarazione pubblica che il cavalier Arvedi ha fatto di voler accompagnare l’avvio. Ma alcuni aspetti ci vedono critici. E’ vero che Arvedi è un mecenate, ma il progetto del MdV è pubblico, è un progetto della città, noi individuiamo nel Comune il protagonista fondamentale, il garante, il responsabile del progetto. C’è una funzione non solo del sindaco, ma del consiglio comunale quale garante del carattere pubblico del progetto. E poi chiediamo da tempo che ci sia un minimo di piano economico finanziario”. Invece, ha detto Ruggeri, manca una qualsiasi indicazione di quelli che saranno i costi da parte dei vari soggetti e in particolare per le amministrazioni future.

Il gruppo Pd ha chiesto inoltre che la stesura definitiva dello Statuto veda un confronto più ampio, in particolare in quelle parti ritenute “inaccettabili”. Ad esempio il veto sui politici: “Non perchè si voglia ‘far entrare’ la politica: il punto vero è che questo restringere il campo impedendo alle istituzioni di essere presenti. Non comprendiamo questa preclusione, non dico per i politici, ma per i rappresentanti istituzionali. Ne risulta debole il ruolo del Comune, come istituzione, non inteso come politica”.

Poi è stato il consigliere Ferdinando Quinzani a presentare gli emendamenti, sottoscritti da “me e dai consiglieri Ruggeri e Burgazzi”. In particolare, all’art. 2 sugli scopi della fondazione, si chiede di armonizzare il percorso culturale in modo che vengano coinvolti tutti gli altri soggetti pubblici e privati impegnati nella liuteria, dalla Fondazione Cariplo, al Distretto Culturale della Provincia. “Dire ‘Fuori la politica dalla Fondazione’ sarebbe come dire Fuori la politica dalla politica”. Secondo Quinzani, gli articoli in questione sono di dubbia costituzionalità. “Andiamo ad approvare qualcosa già sapendo che chiunque potrebbe impugnarlo. La previsione assoluta di incompatibilità non trova riscontro in nessuna norma del nostro ordinamento. Dire ‘fuori la politica dalla Fondazione’, vuol dire ‘fuori i cittadini dalla fondazione’.

Gli emendamenti Quinzani-Pd chiedono quindi che ci siano, oltre al sindaco, tre componenti del consiglio comunale nel Consiglio generale, come avviene nell’assemblea della Fondazione Ponchielli. All’epoca della sua costituzione, ha ricordato Quinzani, ‘ci fu un dibattito lungo ma costruttivo, pesante ma partecipato, dove la minoranza di cui facevo parte allora come oggi, fece battaglia.  L’assemblea dei soci è una cosa che si riunisce due, tre volte l’anno per approvare consuntivo e preventivo. Ma almeno così il Consiglio comunale può svolgere la propria funzione di controllo’. Quinzani ha anche auspicato che il secondo membro di nomina comunale nel Cda possa essere, ad esempio, l’assessore alla Cultura, che magari potrebbe essere un esperto.

Infine, per quanto riguarda la potestà del Cda di approvare consuntivi e preventivi e fare modifiche statutarie, viene richiesto che il sindaco/ presidente del Cda, possa essere determinante nell’approvazione. “Il MdV è uno scrigno di grande valore ma ricordiamoci – ha concluso Quinzani – che questo serve a custodire i gioielli. Ciò che attirerà visitatori da tutto il mondo sarà il contenuto”. Non un numero non un dato, non un business plan sulla gestione economico finanziaria. “Questa è la prima volta che non abbiamo la minima idea dei costi che andremo a caricare sull’amministrazione. Votare così è un atto di fede”.

Il consigliere Pd Daniele Bonali ha parlato di “mancanza di civiltà democratica. Non è demagogia. Qui la cosa pubblica sta per essere scavalcata. Ci vuole coraggio a chiederci di approvare questo Statuto. Resta solo il sindaco, primus inter pares a rappresentare il tutto, e questo non basta. Il popolo qui non c’è, il popolo paga e qui non c’è. Per due anni abbiamo chiesto di essere coinvolti e partecipi. Altri hanno forgiato questo statuto, che ha avuto 7 modifiche di cui noi ne abbiamo viste solo tre. inaccettabile che siamo stati trattati in commissione come spettatori. Questa una pagina di storia locale ingloriosa. Occorre riportare in commissione l’oggetto per condividerlo e scriverlo insieme”.

Daniele Burgazzi (Pd) ha poi espresso il timore che uno statuto così rigido blocchi l’ingresso di nuovi soci, anche prestigiosi.

Luca Grignani, Pdl, ha parlato, al contrario di “una grande occasione per fare non solo qualcosa di eccellente, ma anche di dare un esempio alla città” su un nuovo modo di intendere le relazioni pubblico – privato. “Non dobbiamo tergiversare oltre. Le fini questioni giuridiche, anche fondate sull’art. 10, non mi impediscono di dire che comunque non è questo il problema. Infatti, presidente è il sindaco, che è una buona garanzia; diamo in comodato Palazzo dell’Arte per 15 anni, non in eterno; soprattutto, aldilà del fatto che la politica sia interna o non interna, la questione è : chi di fatto gestirà operativamente la fondazione? Qui l’unica cosa che mi preme indicare al sindaco è che la gestione operativa del Museo dovrà essere di necessità una personalità di altissimo livello e secondo me, esterna alla città. La Fondazione sia affidata a personaggi con competenze e capacità di relazioni esterne e internazionali per relazionarsi con il Giappone, con l’America. Questa personalità non deve far parte di quei piccoli centri di potere né di un gruppo politico”.

Grignani si è detto non preoccupato dall”aspetto finanziario perchè ci saranno tutti i passaggi sufficienti per il consiglio per verificare questi aspetti. “Chiedo al sindaco che appena sarà istituita la fondazione, venga in Consiglio a relazionarci sulla prospettiva finanziaria della Fondazione”.

Giovanni Gagliardi del Pd ha detto: “Si sta consumando un atto di oltraggio al consiglio comunale, Roberto Gandolfi del Gruppo Misto: “Pretestuoso inserire la politica in un progetto di un privato”, Sergio Padovani del Pdl: “E’ la nomina di un direttore generale all’altezza, un manager di alto livello internazionale, la questione, non l’ingresso della politica nel Museo del Violino”, Mauro Fanti del Pd: “300 mila euro è il contributo iniziale previsto. Poi il Comune dovrà dare il proprio finanziamento sulla base di quanto viene deciso dalla Fondazione. E il consiglio dà mandato alla Giunta su principi vaghi: è il consiglio che è espressione del voto”, Elena Guereschi (Pd): “Grazie al privato per lo scrigno in cui i gioielli però verranno messi dal Comune, dai cittadini. Il rischio è che chiusi i rubinetti del privato non sapremo andare avanti”, Giacomo Zaffanella (Gruppo Misto): “Il consiglio comunale non ha elementi per giudicare la politica economica finanziaria del Museo. Il mio voto sarà contrario”.

Domenico Maschi (Pdl) ha  affermato che a questo punto occorre dire un sì convinto al Mdv. Occorre “cedere alle lusinghe del fine”. Parla di “coraggio” del sindaco Perri ad instaurare il dialogo con il cavalier Arvedi per dare un “qualcosa in più alla città di Cremona, e non solo nell’ottica dell’Expo. Il MdV guarda a dopo l’Expo, riporta la centralità di un tema all’interno della città di Cremona. Voler chiudere il MdV ai politici significa che il museo è di tutta la città. Il sindaco non è il sindaco di centrodestra. Lo Statuto avrebbe potuto essere diverso, ma non con la normativa attuale che non ci ha consentito di realizzare una nuova Fondazione”. Maschi ha concluso dicendo che se non ci fosse stata la forza dei privati oggi noi non avremmo nulla.

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