Cronaca

Stalker recidivo arrestato per la seconda volta: da anni perseguita la ex

Nella foto, un momento della conferenza stampa del dirigente Nicola Lelario

Nel giorno della festa della donna, a Cremona c’è da registrare un altro caso di stalking. A finire in carcere per la seconda volta è stato Nicola Rebessi, 51 anni, di Casalbuttano, il primo stalker arrestato a Cremona da quando è in vigore la legge. A mettergli nuovamente le manette sono stati gli agenti della questura di Cremona al comando del dirigente Nicola Lelario.

Rebessi è stato trovato per strada vicino all’abitazione della sua ex compagna, una commerciante di Cremona, vittima da anni delle persecuzioni del 51enne, cominciate nel Natale del 2009, da quando lei aveva troncato la relazione. Numerosissime le denunce sporte dalla donna.

L’episodio più grave risale alla sera del 28 febbraio del 2013. La vittima stava rientrando a casa quando è stata avvicinata dalla Ford Fiesta guidata da Rebessi. L’uomo ha abbassato il finestrino e ha cominciato ad insultarla. Subito dopo l’ha afferrata per l’avambraccio trascinandola in direzione del finestrino della vettura. Lei, però, ha reagito, e con il braccio libero ha estratto dalla tasca del giubbino una bomboletta spray al peperoncino usandola contro l’aggressore, nel timore che Rebessi ripartisse, visto che l’auto aveva il motore acceso. Colpito dallo spray, il 51enne si è allontanato a tutta velocità e la donna ha chiamato subito la polizia, sporgendo denuncia . Per Rebessi è stato necessario ricorrere alle cure mediche. Una certa quantità del contenuto dello spray è finito anche sul viso della vittima, anche lei medicata al pronto soccorso. Al momento dell’arresto, Rebessi ha detto agli agenti che era stato lui ad essere stato aggredito. In tutto questo tempo il 51enne, ossessionato dall’ex compagna, non ha mai smesso di mettere in atto atteggiamenti persecutori contro di lei. L’ha seguita più volte con l’auto e a piedi, ha danneggiato la sua macchina, l’ingresso della sua abitazione e la maniglia della porta d’entrata del suo negozio davanti al quale le ha fatto trovare in diverse occasioni un reggiseno, dei profilatici ed una gabbietta per uccelli.

L’11 febbraio del 2001, in primo grado, Rebessi era stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione. Nel corso di questo procedimento era stato sottoposto alla misura del divieto di  avvicinamento alla persona offesa e in seguito, non avendo ottemperato a tale divieto, la misura era stata aggravata con l’applicazione degli arresti domiciliari.

Gli atti persecutori erano andati avanti anche dal febbraio all’agosto del 2011, fino ad arrivare al patteggiamento, nel  luglio del 2012,  ad 8 mesi in continuazione con la precedente condanna. Nel corso del tempo il 51enne ha inviato numerosissimi sms di parolacce e di minacce, telefonato sia in negozio sia a casa, di giorno e nel cuore della notte. L’accusa gli ha contestato anche scritte offensive sul muro del negozio e volantini ingiuriosi, uova lanciate contro la vetrina, un sacchetto di vermi svuotato davanti al negozio, l’auto sverniciata, la maniglia della portiera sporca di feci, l’olio versato davanti alla casa dell’anziana madre, i pedinamenti.

Ora per Rebessi si sono nuovamente aperte le porte del carcere di via Cà del Ferro.

L’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere  è stata emessa dal gip Guido Salvini su richiesta del pm. Nella sua ordinanza, il gip parla sottolinea “la gravità e la continuità del comportamento persecutorio, reso possibile dalla facilità  per l’indagato di controllare i luoghi frequentati dalla persona offesa, e tenendo presente che, come risulta anche dai certificati medici allegati agli atti, la donna sta subendo una situazione di ansia e di disagio molto intensi e prolungati nel tempo che la costringono ad una continua cautela ed attenzione nelle sue attività quotidiane e che di fatto ne hanno modificato le abitudini di vita”.

Per quanto riguarda le esigenze di custodia cautelare, per Salvini “sussiste in modo evidente il rischio di reiterazione di comportamenti analoghi perché tali reati in generale e in modo molto intenso in questo caso specifico sono caratterizzati da una continuità ed da una progressione dell’attività persecutoria che può in ogni momento sfociare anche in episodi di elevata gravità”. “L’attività posta in essere dal Rebessi”, si legge nell’ordinanza, “è del resto iniziata anni orsono e non si è interrotta nemmeno durante l’esecuzione delle misure meno afflitttive applicate in precedenza poiché anche in tale periodo l’indagato ha continuato a telefonare e inviare missive alla ex compagna evidenziando il carattere pressoché ossessivo della propria pulsione a molestarla e ad arrecare danno alla sua vita quotidiana”.

Sara Pizzorni

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