Cronaca

Profughi, Viminale: fine dell'accoglienza Caritas: 'Noi non buttiamo fuori nessuno Saranno ospiti a nostre spese'

Con il mese di febbraio, come anticipato da Cremonaoggi (leggi l’articolo), si conclude l’emergenza umanitaria iniziata un anno e mezzo fa, quando 28mila esuli del Nord Africa sbarcarono a Lampedusa. Così almeno per il Viminale che con la circolare ministeriale del 18 febbraio scorso conferma che non ci sarà alcuna proroga per l’accoglienza dei 17 mila profughi ancora presenti nel nostro Paese: previsto quindi il rimpatrio assistito e l’erogazione di una buona uscita di 500 euro a ciascuno. Così dovrebbe accade anche a Cremona dove sono un centinaio le persone ospitate in strutture d’accoglienza legate a Caritas Cremonese, che – in accordo con le altre diocesi italiane – ha deciso di non mettere alla porta nessuno.

«Per noi col 28 febbraio non cambia nulla». Conferma don Antonio Pezzetti, direttore di Caritas Cremonese. Certo una differenza ci sarà, quella che a pagare il soggiorno ai profughi sarà interamente la Caritas, che non potrà più contare su nessun contributo da parte dello Stato che, anzi, nei fatti chiede un anticipo di 50mila euro. Questa, infatti, sarebbe la cifra che la Caritas dovrebbe sborsare per le buone uscite alle 100 persone ospitate: 78 presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona, 6 alla  Casa dell’Accoglienza di Casalmaggiore, 5 nella comunità “Giovanni Paolo II” di Cremona, 4 presso la Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti, 3 nella parrocchia di Motta Baluffi, 2 in quella di Spino d’Adda e altrettanti nella comunità “Santa Rosa” di Cremona.

Le Caritas italiane ospitano solo un sesto delle presenze nel nostro Paese. «Tra i tanti problemi – precisa don Pezzetti – c’è sicuramente anche quello delle condizioni atmosferiche di questi giorni. Non possiamo certo lasciare al freddo queste persone. Anche per questo la nostra accoglienza proseguirà anche oltre il termine fissato dal Ministero degli Interni».

«Il rischio ora – prosegue ancora il direttore di Caritas Cremonese – è che i tanti sforzi fatti sino a ora possano essere vanificati. La cosa più grave è che per tutto il tempo dell’accoglienza è stato fatto poco, queste persone sono state solamente “parcheggiate” qui. A novembre è stato deciso di dare a tutti il permesso umanitario e subito dopo è stato approvato il progetto di 80milioni di euro della comunità europea per l’inserimento nel mondo del lavoro di 10mila richiedenti; tra l’altro proprio 15 giorni fa ci è stato comunicato che sarebbe presto arrivato l’incentivo, ma ancora non se ne sa nulla. Consideriamo poi che la maggior parte ha appena ricevuto il permesso con l’acquisizione del titolo che permette loro di spostarsi e viaggiare. Abbiamo solo un ospite che è ancora senza documenti».

Dalle intenzioni espresse in questi giorni dai profughi presenti a Cremona è emerso che qualcuno comunque nei prossimi giorni lascerà la Casa dell’Accoglienza.

A carico dello Stato rimarrà solo una persona, ritenuta “ospite vulnerabile”. «Avevamo chiesto che fosse garantito il supporto anche per due nuclei familiari, ma per ora non è stato concesso visto che c’è il capofamiglia».

Cosa accadrebbe, invece, se il 28 febbraio i 100 profughi accolti dalla Caritas si riversassero nelle strade di Cremona? Se lo chiede provocatoriamente don Pezzetti pensando anche all’importante onero finanziario dei buoni uscita se tutti dovessero nella stessa giornata lasciare la struttura di viale Trento e Trieste, considerando anche che la convenzione non è ancora stata sottoscritta, così come la proroga di due mesi fa.

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