Cronaca

Truffa alla Ue: in Congo prodotti cinesi anziché comunitari

E’ accusato di truffa ai danni della Comunità Europea, Erminio Arisi, 62 anni, cremonese, legale rappresentante della Gazzina Trading Srl. Secondo la procura avrebbe venduto alla Repubblica del Congo prodotti cinesi spacciandoli per articoli di origine comunitaria. I fatti contestati vanno dal maggio del 2007 al marzo del 2008. Arisi aveva stipulato un contratto con la Commissione Europea finanziato con fondi comunitari per la fornitura in Congo di prodotti di tubatura da utilizzare per un impianto di irrigazione. Impianti che avrebbero dovuto essere di origine comunitaria o comunque provenienti da Africa, Caraibi o Pacifico, firmatari della convenzione di Lomè IV. Invece i prodotti, che erano accompagnati da certificati della Camera di Commercio di Cremona attestanti falsamente l’origine comunitaria (certificati, per l’accusa, ottenuti grazie a false dichiarazioni), erano di origine cinese.

Per l’accusa, dunque, l’imputato avrebbe truffato la delegazione dell’Unione Europea nella Repubblica del Congo per assicurarsi un “ingiusto profitto con corrispondente danno per la Comunità Europea”. Il contratto stipulato era di quasi due milioni di euro, di cui 421.000 di merce cinese. Oltre alla truffa, Arisi è accusato di falso per aver dichiarato falsamente l’origine italiana dei beni, trasmettendo al riguardo una falsa documentazione, “inducendo in errore i funzionari della Camera di Commercio” che avevano emesso i certificati attestanti  l’origine comunitaria dei beni.

Oggi in aula davanti al giudice Pierpaolo Beluzzi è stata sentita la testimonianza dell’investigatore Roberto Bucchieri, che in seguito ad un’indagine della Olaf (Ufficio europeo per la lotta anti frode) era stato incaricato di investigare sull’esecuzione di alcuni contratti riguardanti paesi in via di sviluppo. “Abbiamo raccolto informazioni”, ha detto il teste, “e siamo andati alla Gazzina dove sono stati trovati faldoni con prove documentali”, comprese alcune email tra Arisi e il responsabile di una delle due società italiane che avevano acquistato i prodotti cinesi. Quest’ultimo, titolare di una società di Reggio Emilia, era stato accusato di falso.
“Com’è possibile”, è poi intervenuto il giudice Beluzzi, “che la Camera di Commercio abbia riconosciuto l’origine comunitaria dei beni ?”. “Di solito si basa solo sulle attestazioni delle società senza fare ulteriori accertamenti”, ha risposto Bucchieri.

Da parte sua, la difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Piccioni, intende dimostrare la buona fede del suo cliente. “La merce, Arisi l’aveva cercata sia in Europa che in Italia”, ha detto il legale, “ma non l’aveva trovata”. Intanto oggi la difesa ha prodotto l’avvenuta transazione tra la Gazzina Srl e l’Unione Europea per una quietanza di 120.000 euro. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 11 marzo quando il giudice pronuncerà la sentenza.

Sara Pizzorni

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