Cronaca

Tabacci al Cittanova: "Il centrosinistra non farà gli errori di Prodi"

foto Sessa

Bruno Tabacci ha presentato a palazzo Cittanova il programma del Centro Democratico, lista che appoggia la coalizione di centrosinistra con Bersani presidente. Accanto a Tabacci i candidati cremonesi Giuseppe Termenini (n. 7 al Senato) e Claudio Ardigò (n. 17 sempre al Senato), affiancati da Clara Rita Milesi, candidata nella lista “Centro popolare lombardo” che corre, con capolista Giuseppe Torchio, per Ambrosoli presidente della Regione. “Non abbiamo delle Santanché”, ha detto tra l’altro l’ex presidente di Regione Lombardia, “i nostri sono candidati locali, radicati nei territori”. Un discorso di ampio respiro che ha subito respinto le critiche circa l’eterogeneità del centrosinistra. “Non faremo gli errori del Governo Prodi, dal passato abbiamo imparato molto. Nel programma di coalizione sono posti dei limiti ben precisi che le singole componenti devono rispettare. A chi è perplesso per la presenza di Vendola, dico che anche a Milano si temeva che Pisapia fosse un sovversivo, poi abbiamo visto con quanto equilibrio si sta muovendo. La gestione del caso Ilva ha dimostrato che Vendola non è preda di ambientalismo ideologico”. Poi l’attacco a Berlusconi e alla Lega Nord: “Promettono l’impossibile. Prendete il ruolo del Nord. L’Italia rappresenta meno dell’1% della popolazione mondiale, il nord Italia, con 20 milioni di abitanti ancor meno. A che tavolo mondiale può sedersi un territorio così esiguo? Forse nemmeno in un ipotetico G1000, altro che G8”. L’Europa rappresenta una realtà ineludibile: “All’ultimo G20 siedevano Paesi come il Brasile e l’Indonesia, ex colonie, ma non c’erano né il Portogallo né l’Olanda. I singoli stati europei non hanno più peso specifico nel contesto globale”.

Tabacci ha attaccato anche la sinistra (Ingroia, biasimato per l’ambiguità dei ruoli e la leggerezza con cui è passato dalla magistratura all’agone politico) e ha prefigurato la necessità di un cambio di rotta negli equilibri mondiali. “Per troppo tempo l’Occidente ha basato il proprio benessere su un’economia che non poggia sul lavoro ma sulla finanza. Ci siamo cullati nella speranza illusoria di diventare ricchi senza lavorare e i nostri governanti ci hanno mentito sulla sostenibilità di questo sistema”. Finchè i nodi son venuti al pettine. Le prime riforme da fare sono legge elettorale (“quella che c’è fa schifo”), lavoro, risanamento dei conti dello Stato senza tagli lineari, avendo come bussola l’equità e trovando un punto di interesse tra le varie richieste sociali, anche a costo di non illudere l’opinione pubblica con mirabolanti promesse.

g.b.

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