Cronaca

80esimo della Liberazione, Mariani:
"Un giorno di memoria viva"

Virgilio, Mariani e Pizzetti (foto Sessa)

Dal palco di Piazza del Comune, il presidente della Provincia di Cremona Roberto Mariani ha parlato alla folla di persone accorse per festeggiare il 25 aprile con un discorso che ha radici nel passato e che guarda anche al futuro. Un discorso rivolto ai giovani e non solo.

Di seguito il testo integrale del discorso del Presidente Mariani.

 

Oggi celebriamo insieme l’80° anniversario della Liberazione d’Italia. Una data che non appartiene soltanto al nostro calendario civile, ma alla memoria profonda e alla coscienza democratica di questo Paese. È il giorno in cui l’Italia scelse di rialzarsi, di voltare pagina dopo vent’anni di dittatura
fascista, dopo l’occupazione nazista, dopo la guerra e la violenza.

Permettetemi, prima di tutto, di rivolgere un pensiero alla  Papa Francesco, scomparso pochi  giorni fa. Un Uomo che ha saputo parlare al mondo con parole semplici e gesti forti, capace di unire la testimonianza cristiana alla responsabilità civile. Con la morte del Santo Padre ci è stato chiesto dal Governo di celebrare un 25 aprile con sobrietà, come se negli anni scorsi si fossero trovati nelle piazze degli scalmanati o degli ultras, dimenticando che nelle piazze colorate del 25
aprile si trovano oggi persone che ricordano la raggiunta libertà. E allora voglio ricordare oggi, figure luminose della nostra terra: Monsignor Enrico Assi, di Vimercate e poi Vescovo di
Cremona, e Monsignor Carlo Manziana, bresciano, poi Vescovo di Crema. Entrambi parteciparono alla Resistenza: Assi, durante i momenti più difficili della guerra, offrì rifugio a perseguitati e partigiani; fu arrestato due volte dai fascisti e rinchiuso nel carcere di Monza. Manziana pagò di persona il proprio impegno antifascista, conoscendo la deportazione nei campi di concentramento. Pastori autentici che fecero della libertà e della dignità umana anche una missione civile. Scrisse in uno dei suoi rapporti il Censis che la libertà sembra diventata ormai quella di poter dimenticare, avvelenando la memoria degli eventi. Quello che registriamo oggi è un dissolversi del senso storico che aveva, e ha, al centro una “riappacificazione morbida del passato”. Come se potesse esistere una sorta di semi-fascismo per poter vivere un presente senza passato, riparandosi dietro la foglia di fico del terzismo e dell’imparzialità, facendosi servi di ogni ideologia.

La lettura di questa giornata deve in realtà iniziare dal ricordo degli avvenimenti passati. Un passato che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, un passato che ha portato l’Italia e tutti
noi a essere quello che siamo oggi: una Repubblica Democratica. Il 25 aprile è la storia di una festa civile nata per essere condivisa. Una festa che appartiene a tutti gli italiani amanti della libertà. È serpeggiato qua e là il tentativo di abolire la festa del 25 aprile e sostituirla con una che metta sullo stesso piano Partigiani e combattenti di Salò, celebrando insieme come eroi della patria Giacomo Matteotti, ucciso dai fascisti, e il filosofo Gentile, presidente dell’accademia fascista, giustiziato dai Partigiani. Giorgio Bocca ammoniva: la pietà per i morti è antica come il diritto dei loro parenti e amici di piangerli, ma non
stiamo giudicando dei morti, ma di quando da vivi stavano al  fianco degli sterminatori nazisti.

Ecco perché il 25 aprile non può essere un appuntamento rituale o una celebrazione di maniera. È un giorno di memoria viva e attiva, capace di interpellare ciascuno di noi, e soprattutto le istituzioni pubbliche, che hanno il dovere di custodire e trasmettere quella memoria. La Provincia di Cremona ha sempre creduto nella forza educativa della storia.

I Viaggi della Memoria, che ogni anno portano centinaia di studenti e insegnanti nei luoghi della Shoah — a Mauthausen, a Gusen, a Dachau e altrove — sono molto più di una visita didattica. Sono un investimento morale e civile per costruire cittadinanza consapevole. Ma dobbiamo fare di più. A ottant’anni dalla Liberazione, inevitabilmente si perdono riferimenti, testimoni, racconti diretti. E allora è necessario che la scuola, il luogo deputato alla formazione dei cittadini di domani, non bistratti la storia, non la releghi a materia di serie C. La storia, e in particolare la storia del Novecento, deve
tornare a essere centrale nei percorsi educativi. Perché la memoria senza studio diventa fragile. E la democrazia senza memoria non ha radici solide.

Se ci guardiamo intorno, nel contesto internazionale, capiamo quanto la pace e la democrazia non siano dati scontati. L’Europa occidentale ha conosciuto ottant’anni di pace, ma altrove, e persino ai confini del nostro continente, guerre e rigurgiti autoritari mettono a rischio ciò che davamo per acquisito. La libertà va difesa soprattutto con l’educazione, con la cultura, con la cura della memoria storica.
Ecco perché oggi, nell’80° anniversario della Liberazione, vogliamo riaffermare con forza questi valori. Dobbiamo continuare a trasmettere ai giovani il valore di ciò che è stato. Raccontare le scelte coraggiose di chi si schierò dalla parte giusta, pagandone il prezzo più alto, significa educare al
rispetto, alla tolleranza, alla responsabilità civile.

Bentornato quindi anche quest’anno, 25 aprile, e grazie a chi, sacrificandosi in prima persona, ci ha dato la possibilità di evidenziare in rosso sul nostro calendario questa importante data, che è lì a ricordare a tutti che ci fu un’Italia che seppe scegliere: non una memoria, ma un pezzo di identità collettiva.
A questo proposito mi sento di dire che non bisogna essere moderati su tutto: ci sono situazioni che vanno fermamente respinte. Quindi, con orgoglio e senza moderazione, posso dire che sono convintamente antifascista! Che questa piazza è convintamente antifascista! Che la Provincia di Cremona è e sarà sempre assolutamente antifascista! Dobbiamo avere la forza di urlare il nostro antifascismo. Non possiamo permettere a nessuno di metterci un bavaglio alla bocca o di censurarci. Mi auguro che questo 25 aprile possa aiutarci tutti a trovare una nuova energia per riaffermare con forza, non con la forza, questi valori, perché dobbiamo lasciare alle generazioni future un mondo lontano da ogni forma di dittatura.

Buon 25 aprile a tutti! Viva la Liberazione, viva la Costituzione, viva l’Italia libera e democratica!

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