Lettere

25 Aprile, non c’era bisogno di richiami alla sobrietà

da Celso Vassalini

Caro direttore,

fin da ragazzo ho partecipato alle celebrazioni del 25 Aprile. Ricordo le vie del mio quartiere della mia comunità con il Tricolore esposto in molte finestre, momenti di festa collettiva. Nel tempo sempre meno le bandiere alle finestre, ma sempre forte lo spirito della commemorazione, il ricordo di vite spezzate, la condanna del fascismo e di tutte le sue orribili azioni. Ecco, in tutti questi anni ho sempre avvertito sobrietà nelle celebrazioni.

E chiunque abbia partecipato almeno una volta ad un 25 Aprile lo sa. Sobrietà che significa rispetto per chi è morto e per chi ha sofferto. Sobrietà che significa fermezza nella giusta condanna del fascismo. Sobrietà che significa rispetto della Costituzione e riconoscimento del valore della Resistenza, soprattutto nel riconoscere alle donne, fonte di molti dei valori in essa raccolti.

Non c’è bisogno di richiami alla sobrietà. C’è bisogno di rispetto della Storia, di volontà e capacità di giudizio, di ricordo di Sua Santità Papa Francesco che, con grande spirito universale, richiamava tutti e tutte al rispetto della “persona” ed esprimeva fermissima condanna ad ogni forma di negazione di libertà.

Libertà che è sempre stata calpestata dalla vergognosa storia del regime fascista in Italia.

 

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