Rifiuti, le nuove tariffe
non convincono le opposizioni

Prime critiche alla manovra di adeguamento tariffario per il servizio rifiuti, annunciata prima di Pasqua dall’amministrazione comunale e discussa oggi in Commissione Bilancio. Le spiegazioni date dall’assessore all’Ambiente Simona Pasquali su come l’amministrazione sia riuscita a ridurre gli incrementi richiesti da Arera (l’autorità nazionale di regolazione tariffaria), dal 13 percento iniziale al 4,7 per i rifiuti domestici e al 5,9 per i non domestici, non hanno convinto i consiglieri di minoranza, in particolare Fratelli d’Italia, Forza Italia, Novità a Cremona, e riserve su alcuni aspetti sono state espresse anche da Maria Vittoria Ceraso (Oggi per Domani)
Tra le richieste di giustificazione dei rincari rimaste insoddisfatte, quella di Alessandro Portesani (Novità a Cremona) che ha chiesto se vi fossero evidenze, nei contratti stipulati dal titolare dal titolare del servizio, Aprica, di aumenti di costi dovuti ad esempio al rinnovo dei contratti, tali da giustificare un aggravio per i contribuenti. “Inoltre il contratto d’appalto contiene la clausola della revisione prezzi?” ha aggiunto l’ex candidato sindaco. Domande per il momento senza risposta, arriverà in consiglio comunale dove entro il 30 aprile dovranno essere approvati i due documenti inerenti la Taric (tariffa riuiti corrispettiva): la delibera con le nuove tariffe e la modifica del regolamento.
Altre obiezioni sono giunte da Carlalberto Ghidotti (FdI): “Non abbiamo potuto visionare questa richiesta di aumento da parte di Arera, indagheremo per verificare che sia reale, ma è difficile capire se il Comune non potesse fare diversamente. I cremonesi sono molto virtuosi nel differenziare i rifiuti e adesso si trovano a dover pagare un aumeno di tariffa, questa cosa non quadra”.
Considerazioni analoghe da parte di Andrea Carassai, Forza Italia: “Gli approfondimenti li faremo nei prossimi giorni e in consiglio comunale. Ora abbiamo analizzato la documentazione inviata, peraltro parziale. Constatiamo che la raccolta differenziata viene fatta in modo puntuale dai cittadini e, al netto degli aumenti di Arera, il cittadino va a pagare di più. Questo non è accettabile, il cittadino virtuoso deve essere premiato”.
Altro aspetto che ha suscitato perplessità, quello delle sanzioni. Il nuovo regolamento affida al dirigente del settore Entrate la responsabilità di inviare gli accertamenti (finora era il gestore del servizio) in modo che vi sia una reale capacità di riscossione, finora evidentemente mancata. E vengono anche introdotte delle sanzioni fisse e non più variabili tra un minimo e un massimo, per chi commette violazioni: 8 le tipologie individuate, dai 300 euro per omesso o parziale versamento della tariffa ai 500 per chi non comunica l’occupazione dei locali. 300 Euro anche per chi conferisce l’indifferenziato in misura nulla o di molto inferiore al quantitativo minimo deciso dal comune e già incluso a priori nella tariffa. Con lo sconto, in tutti i casi, di un terzo se si paga entro 90 giorni.
Si è parlato poi di decoro urbano e della necessità di migliorare la modalità di raccolta rifiuti: sia Ceraso che la consigliera di maggioranza Marialuisa D’Ambrosio (Cremona sei Tu) hanno evidenzato come molte volte siano gli stessi operatori di Aprica a lasciare residui per strada o negli spazi condominiali. “Sono osservazioni che vanno tenute in considerazione e sicuramente ci sono margini di miglioramento – afferma Riccardo Merli, consigliere di maggioranza di Fare Nuova la Città Cremona Attiva – molto dipende proprio dagli operatori, l’amministrazione vigilerà. Quanto alle obiezioni sulla tariffa, gli aumenti decisi da Arera per compensare i maggiori costi del servizio dovuti all’inflazione del 2023, erano un obbligo e il Comune è riuscito a contenerli in maniera significativa. Sulle sanzioni, aver indicato un importo fisso anzichè variabile, fa venir meno il margine di discrezionalità e quindi è una misura più obiettiva”.
Nel corso della Commissione, l’assessore Pasquali ha spiegato il meccanismo che regola la tariffa rifiuti da quando è stata introdotta la misurazione del secco, dicendo tra l’altro che “le quote minime di conferimenti già incluse in tariffa sono state pensate per evitare che i rifiuti venissero smaltiti irregolarmente”, magari abbandonandoli nei cestini pubblici come avviene ancora adesso. “È una quota d’acconto – ha spiegato – creata a prescindere dal fatto che uno utilizzi o no tutti quei conferimenti”. Dopodichè, alla base della revisione di quest’anno, c’è stata la constatazione che “rispetto ai conferimenti inclusi nella tariffa minima, abbiamo visto che la gente ne usa molti meno”. Da qui la decisone di abbassarne il numero, evitando così passaggi a vuoto degli operatori con conseguente risparmio di risorse.
Proprio su questo aspetto si è concentrata Maria Vittoria Ceraso chiedendo dettagli su quanti passaggi a vuoto per bidoni non esposti ci sono stati e come fossero stati calcolati, all’epoca, i conferimenti minimi. Molti altri i dubbi non chiariti alla consigliera di Oggi per Domani (che al momento del voto si è detta poi contraria alla delibera di modifica tariffaria): “Per me non c’è solo la questione dei costi, ma quando si parla di rifiuti conta anche la qualità del servizio. Ci sono evidenti problemi di decoro urbano nelle modalità di raccolta attuali, il discorso dei costi dovrebbe essere affrontato contestualmente a molti altri aspetti. E poi: quanto incide nella tariffa l’introito derivante dalla vendita dei materiali differenziati?”.
Dal dibattito è poi emerso che al momento il 10% delle 33mila utenze citadine della Tari non ha ancora ritirato il nuovo mastello per il rifiuto secco e a loro è stata inviata una lettera di sollecito. Se non provvederanno, il comune concederà ancora un po’ di tempo, ma poi arriverà la sanzione, di parecchie centinaia di euro.
Alla fine, come prevedibile, il voto delle minoranze è stato di astensione per quanto riguarda i due documenti esaminati, con l’eccezione appunto di Ceraso che ha espresso voto contrario alla delibera sulle tariffe.
Giuliana Biagi