Differenziata, all'Einaudi progetto
per farla in modo corretto

“Era quanto meno kafkiano dedicare ore ed ore all’Educazione civica, per poi constatare che pochi si preoccupavano di separare la carta dalla plastica”: non usa mezzi termini Sergio Mantovani, docente di Geografia presso l’istituto Einaudi, che, qualche mese fa, ha ricevuto dalla dirigente Nicoletta Ferrari l’investitura a referente della raccolta differenziata, nelle tre sedi.
Con lui, ora, il progetto si chiama Differenziare è un dovere e un piacere, dopo essere stato Fai la differenzia, con don Gianmario Anselmi ed ancora DifferenziAMO con Maria Luisa Zocchi e don Alberto Lauro Martinelli.
In seguito, i contenitori specifici per secco, umido, vetro e via discorrendo erano rimasti sì, ma, troppo spesso, pieni di qualsiasi cosa, malgrado le etichette, con l’indicazione precisa dei rifiuti da gettare in ciascuno di essi.
Mantovani prosegue: “Ho deciso di segnalare la situazione alla preside, che mi ha proposto di occuparmene”.
Studioso appassionato della natura cremonese, ornitologo, birdwatcher, da sempre attento, per formazione e sensibilità, alle tematiche ambientali, l’insegnante ha raccolto volentieri la sfida e ci si è buttato a capofitto.
Il professore ha voluto il supporto dell’intero personale. Innanzitutto, con l’aiuto della segreteria, ha ordinato altri cassonetti. Ha chiesto la collaborazione della collega Michela Balzarini, responsabile dell’indirizzo di Grafica e Comunicazione, per ripensare da zero e rendere più visibile, chiara ed immediata la cartellonistica.
Si è inoltre rivolto al collaboratore scolastico Giuseppe Giordano, per riposizionare i raccoglitori ed avere un braccio destro nel monitoraggio. Diciamo pure che Mantovani ha smosso tutta la scuola: i coordinatori, per esempio, sono stati invitati ad assegnare note alle classi più indisciplinate.
E, in caso di recidiva, il cestino dell’indifferenziato è stato rimosso dall’aula. Certo, mai cantare vittoria, ma il progresso c’è stato ed appare incontestabile. Il nuovo approccio, insomma, sta funzionando. In fondo, sino a prova contraria, anche questa è cittadinanza attiva.