Cronaca

La truffa dei defibrillatori: 38
le vittime, 71enne a processo

Sfilata di testimoni, oggi, nell’aula penale del tribunale di Cremona per un processo contro un 71enne mantovano accusato di truffa. Trentotto le vittime: tutti imprenditori, esercenti, professionisti e artigiani di diversi paesi delle province di Reggio Emilia e Mantova. Erano caduti nella rete di un’impresa di pubblicità della provincia di Cremona che tra l’ottobre del 2017 e il 2018 aveva proposto, tramite l’imputato, promoter per le zone di Reggio Emilia e Mantova, la vendita di uno spazio pubblicitario per far ottenere dei defibrillatori in uffici pubblici, campi sportivi e nelle zone strategiche del Comune interessato.

L’imputato, per conto della società cremonese, avrebbe bussato alle porte di imprese, professionisti e commercianti locali, soprattutto dei Comuni di Montecchio Emilia, Guastalla e Maranello, proponendo alle vittime di sottoscrivere un contratto pubblicitario per apporre il logo aziendale su cartelloni contenenti la mappa del Comune di riferimento con l’indicazione dei punti dove sarebbero stati installati i defibrillatori. I cartelloni sarebbero stati apposti in corrispondenza di ogni defibrillatore installato sul territorio comunale, ovvero nei luoghi pubblici di maggior frequentazione. E invece, per l’accusa, quei cartelloni non erano mai stati affissi.

A tutti era stato detto che l’iniziativa, oltre che pubblicitaria, avrebbe avuto un fine benefico, in quanto il prezzo pagato, almeno in parte, sarebbe stato utilizzato per l’acquisto e l’installazione dei defibrillatori. Per la procura, l’imputato avrebbe falsamente comunicato che l’iniziativa godeva del patrocinio del Comune di riferimento, ovvero l’Associazione volontari assistenza pubblica di Maranello.

Il 71enne avrebbe inoltre taciuto, durante la spiegazione dell’offerta commerciale, la condizione contrattuale relativa al rinnovo automatico al momento dello scadere dell’anno, con recesso entro i sei mesi precedenti il rinnovo.

Iniziativa giusta e lodevole” per tutti coloro che avevano aderito. C’è chi per lo spazio pubblicitario aveva pagato una quota di 790 euro, chi 475 euro, e altri, come Cinzia, titolare di un’azienda, che aveva pagato 990 euro. “Ho pagato quando è arrivata la fattura”, ha spiegato in aula. “Non volevo il tacito rinnovo, e sul contratto era barrato, ma un anno dopo ho ricevuto parecchie mail dove mi comunicavano che avrei dovuto pagare. A quel punto ho pagato il sollecito e poi ho mandato la disdetta e da allora non ho più ricevuto niente, fino a quando nel 2019 sono arrivati i carabinieri che mi hanno convocato, spiegandomi che ero stata vittima di una truffa“.

Per l’accusa, l’uomo che si era presentato per vendere lo spazio pubblicitario è l’imputato. Quasi tutti i testimoni lo hanno descritto come un distinto, corporatura media, sui 60 anni, capelli brizzolati. Qualcuno lo ha ricordato con barba e capelli lunghi fino alle spalle. “Gli mancavano molti denti davanti”, ha riferito una delle parti offese.

Oggi sono stati sentiti dieci testimoni arrivati dalle province di Reggio Emilia e Mantova. Altri hanno inviato una giustifica e sono quindi stati convocati per la prossima udienza; altri ancora non si sono presentati. La mancata comparizione senza giustificato motivo equivale ad una remissione tacita della querela. Nel processo, l’imputato è assistito dall’avvocato Andrea Giubertoni, del Foro di Mantova.

Si torna in aula il prossimo 30 maggio per sentire tutti i testimoni rimasti e per la sentenza.

Sara Pizzorni

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