Cronaca

L'Europa del Generale:
Roberto Vannacci ospite a Cremona

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Di lui si è detto tutto e il contrario di tutto: uomo carismatico, soggetto estremista; razzista e omofobo ma anche persona educata e intelligente.
I suoi sostenitori lo vedono come un paladino, i detrattori come un pericolo; una cosa è però certa: difficile trovare in Italia qualcuno che non abbia mai sentito parlare di Roberto Vannacci.

Generale, classe 1968, si è fatto conoscere a livello nazionale grazie al suo primo libro “Il mondo al contrario“, vero e proprio caso editoriale pubblicato nel 2023; da allora, anche a causa delle non poche controversie che l’opera ha portato alle cronache, Vannacci è diventato personaggio noto e ospite in diversi salotti televisivi, fino alla sua candidatura (e vittoria) con la Lega di Matteo Salvini alle ultime elezioni europee del 2024.

Ora, Roberto Vannacci siede tra gli scranni del parlamento europeo a Bruxelles, dove non di rado fa sentire la sua voce; durante la serata di mercoledì è arrivato a Cremona, ospite di una cena organizzata a Palazzo Trecchi da Aronne Strozzi a cui hanno preso parte una quarantina di persone.

Per la prima volta all’Ombra del Torrazzo, il Generale ha voluto fare alcune considerazioni circa le problematiche che colpiscono oggi l’Italia e l’Europa, offrendo (sempre a suo modo) qualche possibile soluzione.

Situazione internazionale particolarmente complicata nelle ultime settimane. L’Europa protagonista, insieme agli Stati Uniti, in questa guerra commerciale — reale o presunta — tra dazi americani prima imposti, poi tolti. Qual è la situazione a Bruxelles e qual è il suo parere sui dazi, soprattutto su quelli proposti dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen?

“Mi permetto una rettifica: l’Europa non è protagonista. L’Europa eventualmente reagisce — e per ora non ha ancora reagito. La situazione è complessa. Non ci sono solo i dazi. C’è la guerra tra Russia e Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, la guerra commerciale. I dazi sono solo uno strumento.

Il vero gioco è tra due potenze: gli Stati Uniti, che cercano un mercato protetto, e la Cina, che invece vuole preservare la globalizzazione. Entrambe cercano di fare i propri interessi con strumenti diversi. Trump ha scelto i dazi — giusta o sbagliata che sia — mentre la Cina sta creando una rete di paesi fedeli, mantenendo un mercato libero”.

L’Europa non rischia di essere “rimbalzata” da una parte all’altra, in balia degli eventi?

“Confermo e ripropongo quanto detto: l’Europa non è protagonista. Almeno, non l’Europa della Von der Leyen; un’altra Europa lo sarebbe. Questa, purtroppo, è quella che abbiamo — e ce la teniamo finché non la cambieremo.
Non fa la protagonista, minaccia il “bazooka”, le contromanovre… ma alla fine non fa nulla. I dazi sono strumenti commerciali che anche noi utilizziamo: li abbiamo imposti sulla manifattura asiatica, sulle macchine cinesi. Trump sta cercando di riportare il mercato americano verso il protezionismo.

Se è vero, come ha detto Draghi (non io), che la globalizzazione è una delle cause della scarsa produttività europea, allora forse i dazi possono essere in parte una soluzione.
Per ora, pare che non serva il bazooka della Von der Leyen. A Washington c’è il nostro premier, Meloni, che — spero — proporrà invece discussione, negoziazione, soluzioni condivise. Noi, come Occidente — al 90% Europa e Stati Uniti — dobbiamo continuare a marciare insieme”.

Da un “bazooka” all’altro: si torna a parlare di riarmo europeo. La Francia, con Macron, ha fatto alcune uscite poco rassicuranti. Tante critiche anche nello stesso Parlamento europeo. La sua posizione, Generale?

“È la signora Von der Leyen che invoca l’articolo 122, quello delle crisi esistenziali, per usare strumenti senza passare dal Parlamento. Poi c’è Macron e il gruppo dei “volenterosi” che vorrebbero mandare truppe in Ucraina a combattere una guerra che non è nostra — ricordo che l’Ucraina non fa parte dell’Ue.

Questo riarmo manca di presupposti. Non c’è necessità. Io non ho ancora visto soldati russi abbeverare i cavalli nel Tevere. Inoltre, è un riarmo che si svilupperebbe in 8, 10, 15 anni… mentre si parla di emergenza imminente. È una manovra scollegata dalla realtà, più finanziaria che militare. Serve solo a rilanciare l’economia tedesca”.

Cosa dovrebbe fare concretamente l’Europa? Con il conflitto in Medio Oriente e in Ucraina, il terrore che la guerra arrivi ai confini europei è fondato oppure possiamo stare tranquilli?

“No, non è fondato: non c’è alcuna emergenza. Gli indicatori sono chiari: il PIL della Russia è inferiore a quello dell’Italia ed è un nono di quello dell’UE. La Russia spende due volte e mezzo meno dell’UE in difesa, dieci volte meno della NATO; ha un’economia basata sulle materie prime e non ha manifattura.  Perché dovremmo temerla? Non è mai avvenuta un’invasione della Russia in Europa.

L’unico paese europeo occupato è Cipro — invaso dalla Turchia nel 1974 — ma lì nessun riarmo è stato lanciato. Questo allarme verso la Russia è pretestuoso, come lo è stato il Green Deal: si crea un’emergenza per muovere la finanza e l’economia in una certa direzione — in questo caso, quella tedesca e francese”.

Dalle questioni internazionali al suo ruolo in politica: durante il congresso della Lega ha ricevuto la tessera di partito da Salvini. È ufficialmente iscritto; tanti ipotizzavano che avrebbe fondato un suo partito. Novità in vista? Un ruolo di vertice nel partito?

“Non lo so; la tessera era una tappa prevista. Non ho mai detto che avrei fondato un partito. Si è detto di tutto su di me: che uso la Lega come taxi, che mi sarei messo con Rizzo… ma nessuno ha indovinato. Sono coerente: sono stato eletto con la Lega e, se avessi voluto andarmene, avrei dovuto rinunciare al mio ruolo da europarlamentare; non sarebbe stato onorevole.

Quel che conta non sono le tessere, ma i valori: se i miei ideali coincidono con quelli della Lega, si va avanti. I partiti sono strumenti: l’obiettivo è cambiare il mondo”.

A proposito di valori: al congresso della Lega erano presenti personalità come Elon Musk e Marine Le Pen. Possibilità di collaborazione tra tanti partiti nazionalisti? Non è, in fondo, un controsenso?

“Ricorda “Proletari di tutto il mondo, unitevi”? Quella era un’altra Internazionale; ora ci sono i sovranisti di tutto il mondo che si stanno unendo — e questa cosa spaventa molti. La Lega non è più solo un partito italiano: fa parte dei Patrioti, una confraternita europea e non solo. Stiamo creando una rete internazionale in cui circolano idee, opinioni e si concentra la “potenza di fuoco”. Si manovra insieme”.

Come giudica l’operato di Giorgia Meloni?

“Non mi permetto giudizi sul Presidente del Consiglio; sono però contento che oggi rappresenti l’Italia a Washington. Faccio parte della compagine di governo e sono sicuro che andremo avanti fino a fine legislatura. E poi, viste le “performance” della sinistra, credo proprio che ci sarà un altro governo di centrodestra”.

A dicembre, Salvini si era detto favorevole alla legalizzazione della prostituzione. Ora arriva un nuovo codice Ateco per questo settore. Che ne pensa?

“Io ho un’impostazione libertaria: ognuno fa ciò che vuole, anche del proprio corpo. La prostituzione potrebbe essere regolamentata e contribuire fiscalmente; quello che mi preoccupa è lo sfruttamento. La Germania, dove la prostituzione è legalizzata, ha visto un aumento dello sfruttamento a danno delle donne.
Se si evita questo, e ogni donna resta libera di scegliere, non ci vedo nulla di male. Ma se si trasforma in un sistema che incrementa lo sfruttamento, va controllato con grandissima attenzione”.

Andrea Colla

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