Cronaca

Botte al dipendente. La vittima:
"Io sfruttato e non retribuito"

Nel pieno della lite, lo aveva colpito con pugni e calci su tutto il corpo, finendo a processo con le accuse di minacce e lesioni personali aggravate. Sul banco degli imputati, un 51enne senegalese, datore di lavoro di una ditta bergamasca che se l’era presa con uno dei suoi dipendenti, un 54enne albanese. I fatti risalgono al 18 ottobre del 2023 a Crema, in uno dei cantieri dell’azienda.

Ti ammazzo, questo è il tuo ultimo giorno di vita“, avrebbe detto l’imputato al suo dipendente, che si era lamentato di essere sfruttato e non retribuito. Storia di rapporti difficili tra titolare e lavoratore, e di liti culminate con le violenze verbali e fisiche.

Tutti gli attrezzi che utilizzavamo per lavorare erano nostri“, ha spiegato oggi in aula la vittima. “La ditta non ci forniva nulla, nonostante i nostri solleciti. Usavamo anche le nostre vetture senza avere il rimborso“. L’operaio ha sostenuto di non aver ricevuto la busta paga per mesi.

Il giorno del pestaggio il datore di lavoro avrebbe dovuto portare le buste paga arretrate. “Sono andato da lui per chiedergli lo stipendio”, ha raccontato il dipendente, “ma lui mi ha risposto ‘Pezzo di m…, non rompermi i c…, vai a lavorare’”. “Non sono tuo schiavo“, gli aveva ribattuto l’operaio, che ormai non ne poteva più.

Da lì la reazione violenta del senegalese, che prima lo avrebbe minacciato e poi aggredito. Ad accorrere in soccorso della vittima erano stati i residenti del condominio dove era allestito il cantiere, e alcuni colleghi che avevano chiamato i carabinieri.

L’operaio era stato costretto a ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale che gli avevano diagnosticato ferite per 25 giorni di prognosi. Complessivamente una malattia di 52 giorni, a causa dell’intervento a cui era stato sottoposto.

A processo, il 54enne si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Gianfranco Ceci, mentre l’imputato è assistito dall’avvocato Massimo Nicoli (oggi sostituito dal collega Andrea Balzarini). L’8 maggio è prevista la sentenza.

Sara Pizzorni

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