Domenica delle Palme: "La
Chiesa canti sempre la vita"

È stata celebrata in Cattedrale, dal Vescovo Napolioni, la Messa delle Palme, che ha aperto i riti della Settimana Santa. Contrariamente a quanto previsto e a causa del maltempo, la celebrazione non ha avuto inizio nella chiesa di Santa Maria Maddalena, né si è potuta tenere la processione con le palme fino alla Cattedrale, ma direttamente lì ha avuto luogo la benedizione dei rami di palma e di ulivo.
Insieme al Vescovo Antonio Napolioni hanno concelebrato il Vescovo emerito Dante Lanfranconi e i canonici della Cattedrale, il Parroco don Antonio Bandirali, il vicario don Stefano Montagna, i Collaboratori don Mauro Felizietti e Mons. Carlo Rodolfi.
La cerimonia di commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme si è aperta in prossimità del portone centrale del Duomo con le parole del vescovo Antonio davanti ai ramoscelli di ulivo in attesa della benedizione. “Siamo pieni di emozione, di desiderio, di attesa, di fiducia, in questa settimana di grazia in cui culmina il cammino quaresimale. La Santa Pasqua è alle porte: le porte dei nostri cuori, le porte della storia. Spalanchiamo le nostre porte a Cristo, entriamo con tutta la Chiesa nel Mistero Pasquale”.
Il Vescovo ha poi asperso i rami con l’acqua benedetta e infuso d’incenso il diacono per la lettura del Vangelo, che ha ripercorso l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La suggestiva cerimonia di benedizione dell’ulivo, ai piedi dell’imponente contro facciata affrescata dal Pordenone, il Vescovo ha invitato il corteo processionale a raggiungere l’altare.
Qui, dopo le letture, proclamate dai lettori dell’Unità pastorale S. Omobono, si è svolta la lettura del Passio, a cura del diacono Franco Margini, Silvia Tempesta e Mattia Cabrini, che hanno fatto rivivere con grande intensità i momenti fondamentali della Passione di Cristo.
“In questa settimana così importante, rituale e densa di speranza, di attesa, pensiamo già a domenica prossima, quando canteremo l’Alleluia, canteremo anche la sequenza di Pasqua. Victimae paschali laudes le lodi dall’Agnello pasquale, la vittima immolata”, ha detto il Vescovo in apertura della sua omelia.
Un esercizio che ci deve spingere a ricordare che “la Chiesa è chiamata a cantare sempre la vita, tutta intera. La vita nella sua fragilità, la vita nella sua libertà di essere spesa per il bene o di essere inquinata dal male. La vita salvata, redenta, rigenerata da Cristo e resa occasione di condivisione, di festa, di bellezza”.
Nella domenica delle Palme Gesù entra nella città degli uomini, nella vita reale di due millenni fa e nella metafora imperitura di un gesto che rende la quotidianità di ciascuno storia, e al tempo stesso storia la quotidianità del vissuto di ogni essere umano nel corso dei millenni.
Ecco perché tutti noi dobbiamo “vivere il nostro tempo in questo villaggio globale così rumoroso, caotico, veloce, problematico, […] leggendo il Vangelo e leggendo il giornale“, ha suggerito Napolioni, perché la cronaca dei nostri giorni trova analogie e risposte nell’esperienza terrena di Gesù e nella sua breve vita in mezzo agli uomini. “Gesù entra in questa città, si è fatto carne ed entra in tutta la casa della storia umana. Non lasciamolo solo. Come accompagnarlo? Come accoglierlo? Come seguirlo?”.
Il grande insegnamento che il Vescovo suggerisce e che trova ispirazione e forza nell’Enciclica Dilexit nos – ci ha amati, che Papa Francesco ha scritto il 24 ottobre scorso e che ci invita ad entrare con il cuore nella Passione di Gesù perché “con il suo cuore entreremo nel cuore della storia affinché la storia non sia senza cuore”. Proprio come suggerito dal Papa, dunque, dobbiamo andare “al cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano, ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano”.
È per questo, ha suggerito il vescovo Antonio, che dobbiamo entrare “in questa settimana a cuore aperto, come in un’operazione chirurgica di quelle difficili e delicate, in cui in profondità egli possa toccare con tenerezza e potenza i nostri nodi da sciogliere, le nostre paure nascoste, le nostre vigliaccherie, le radici del nostro peccato” e dobbiamo entrarci “senza fretta di richiudere a modo nostro questo cuore aperto”.
I canti della celebrazione sono stati eseguiti dal m.o Fausto Caporali, all’organo, dal direttore del coro, m.o don Graziano Ghisolfi da alcuni cantori del coro dell’Unità Pastorale “S.Omobono” e dal Coro della Cattedrale di Cremona, con il coro UP Sant’Omobono.
Il Salmo responsoriale è stato eseguito dal cantore Laura Filippucci. Hanno prestano servizio all’altare i ministranti dell’Unità pastorale “S. Omobono” di Cremona.
Le principali celebrazioni presiedute dal vescovo Antonio Napolioni nella Cattedrale di Cremona potranno essere seguire anche in diretta televisiva su CR1.