Cronaca

Devianza giovanile, scuola in
prima linea: la parola ai presidi

Risse, aggressioni, scatti d’ira immotivati e brutali: sono episodi sempre più all’ordine del giorno e frequentemente riportati dalle cronache quelli che vedono come protagonisti giovani e giovanissimi, italiani e stranieri.

In prima linea, insieme a famiglia e forze dell’ordine, c’è la scuola, con docenti e presidi, a contatto stretto e quotidiano con i ragazzi. Da parte loro, un’analisi delle problematiche e qualche possibile via percorribile.

“Il ruolo della scuola deve essere di prevenzione e di supporto – commenta il dirigente scolastico del Torriani di Cremona Simona Piperno – anche nel nostro istituto non sono mancati episodi più o meno violenti, ma abbiamo sempre cercato di fronteggiarli prima di tutto con il dialogo”.

“La scuola deve e vuole aiutare in questo senso – ha aggiunto il collega del liceo Aselli, Alberto Ferrari – vogliamo essere una scuola seria, che motiva alla presenza, all’impegno, alla costruzione di sé lentamente, perché non esistono trasformazioni immediate; una scuola che soprattutto sia un luogo di relazioni profonde e di una visione della vita positiva”.

“Abbiamo molti progetti in corso – commenta la vicepreside del Ghisleri Gloria Grazioli – e stiamo veramente cercando di dare ai ragazzi tante alternative, affinché si sentano partecipi di un ‘tutto’, che sia un ‘tutto’ bello; dobbiamo per quanto possibile aiutarli a non andare a cercare questo senso di appartenenza fuori, sulla strada, dove gli esempi non sono i migliori”.

“Questo senso di malessere – ha proseguito Grazioli – dentro le mura scolastiche non lo stiamo percependo come in aumento, però ci rendiamo conto che poi, fuori, succede di tutto”.

Perché le parole diventino fatti reali, le scuole cremonesi si stanno da tempo impegnando in progetti concreti; ognuno con le proprie modalità.

“Noi ci stiamo molto impegnando nel costruire una policy – ha affermato in merito la vicepreside del Ghisleri – che riguarda tematiche come il bullismo e il cyberbullismo estesa anche ad altre problematiche che possono condurre anche a devianze dei giovani; il tutto sul benessere a scuola”.

“Il nostro intervento potremmo definirlo ‘ramificato’ – prosegue Simona Piperno – che vede la partecipazione e l’azione immediata di alcuni insegnanti che hanno una funzione specifica, sia all’interno della sede centrale che all’interno della sede associata dell’APC: questi insegnanti affrontano l’argomento immediatamente con i ragazzi, per cercare di capire quanto è accaduto, le ragioni che li ha spinti a contravvenire ad una regola, non solo all’interno della nostra struttura, ma anche all’esterno della scuola. Un’azione capillare di sensibilizzazione, di educazione alla cittadinanza, di rispetto del bene comune e di rispetto di tutte le persone con le quali in modo più o meno diretto si entra in contatto”.

“Questo tipo di violenze, così eclatanti e di gruppo – ha aggiunto Ferrari – nascono anche da una dispersione scolastica: tanti studenti, tanti ragazzi non riescono a trovare una loro strada. Tutte le scuole fanno grandi ed importanti progetti, anche se poi bisogna lavorare soprattutto nella quotidianità, in un tessuto civile che deve riappropriarsi in qualche modo di un valore educativo: i valori, infatti, che lasciamo a questi ragazzi non possono essere soltanto ‘soldi’ o ‘potere’, ma deve essere davvero una condizione di servizio”.

Tanti gli eventi delittuosi finiti sotto i riflettori, a Cremona come in tutta Italia. I ragazzi però sono cambiati negli anni o sono problematiche che si trascinano da tempo?

“La violenza è un fenomeno col quale abbiamo sempre dovuto fare i conti – ha affermato in merito la dirigente del Torriani – ora però c’è anche una maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Quello che bisogna fare è prevenire questi episodi, spesso sintomatici di un disagio giovanile; il disagio, anche questo c’è sempre stato, si cura con l’attenzione”.

“Rispetto al passato, c’è forse più fragilità – conclude il dirigente del liceo Aselli – chi commette violenza è poi ‘la punta dell’iceberg’: stiamo parlando di numeri importanti, ma tutto sommato percentualmente contenuti, seppur con effetti molto forti. Oggi non si sa più guardare dentro di sé con uno sguardo sereno: sta venendo a mancare la capacità di leggere i sentimenti, i propri e anche quelli degli altri con empatia, cercando di capire che, quando fai del male a qualcuno in fondo fai anche del male un po’ a te stesso”.
Andrea Colla

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