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Incontro promosso dall’Anpc, l’Associazione nazionale partigiani cristiani di Cremona, nella sala-teatro “Contardo Ferrini” della Parrocchia di Sant’Agata, dedicato alla figura del beato Odoardo Focherini, giusto tra le Nazioni. Due i relatori: il professor Franco Verdi e il professor Gianluca Galimberti, ex sindaco di Cremona. Presenti in sala anche l’assessore Luca Burgazzi, che durante l’incontro è stato protagonista di un breve intervento, e l’artista Graziano Bertoldi, che per l’occasione ha esposto un ritratto del beato Odoardo Focherini.
Nato a Carpi nel 1907, Focherini è stato giornalista, medaglia d’oro al valor civile, iscritto all’Albo dei Giusti tra le Nazioni del Yad Vashem per la sua opera a favore degli ebrei nella Shoa: fu arrestato, deportato e morì nel Lager di Hersbruck.
Quella di Odoardo Focherini, come sottolineato dagli stessi relatori, è una figura poco conosciuta, ma che merita di essere ricordata. Nel 1938, dopo l’approvazione delle Leggi Razziali, su incarico di Raimondo Manzini, direttore dell’Avvenire d’Italia, organizzò e agevolò la fuga di ebrei polacchi verso la Spagna e l’America Latina. E in seguito diede vita a un’efficiente organizzazione clandestina finalizzata all’espatrio di ebrei verso la Svizzera.
Dopo l’8 settembre 1943, l’organizzazione clandestina aumentò gli espatri e i rischi, finché l’impegno di Focherini fu scoperto. Dopo l’arresto, la carcerazione e la deportazione, morì come detto a Hersbruck il 27 dicembre 1944. Il 10 maggio 2012 papa Benedetto XVI firmò il decreto di martirio “in odium fidei”. Focherini fu beatificato il 15 giugno 2013, primo giornalista italiano a salire all’onore degli altari.
“E’ importante fare memoria di persone come Focherini – ha dichiarato il professor Gianluca Galimberti -, in particolare il suo amore per la vita, il suo essere uomo di virtù e per essere stato uomo di giustizia. Ha aiutato tantissimi ebrei, ma non solo durante la Seconda Guerra Mondiale. E’ un esempio per i giornalisti, perché esercitò anche questa professione, capace di capire l’epoca in cui stava vivendo, aspetto fondamentale che lo portò a fare quello che ha fatto. Ma allora cosa centra la figura di Focherini, e di altri come lui, con noi? Che cosa ci chiede? Quali domande ci pone in questo tempo così difficile? Pone anche a noi la domanda di essere uomini e donne di virtù. Pone anche a noi la questione di capire che tempo stiamo vivendo e di capire come prendere posizione, non come parti di una tifoseria, ma come prendere posizione per i più fragili, per i più deboli, e prendere posizione nell’epoca che stiamo vivendo per la giustizia”.
“Il beato Focherini è una figura quasi sconosciuta – ha spiegato il professor Franco Verdi -, ma rappresenta una delle testimonianze più limpide e più belle della forma e dell’esperienza dell’antifascismo cattolico, perché diede vita a un’esperienza straordinaria, un’opera di salvataggio degli ebrei, nel momento in cui erano oggetto di persecuzioni a tutti i livelli in Italia e in Europa. Poneva in salvo gli ebrei a rischio della vita e questo gli comportò delazioni e denunce, fino a quando venne carcerato, deportato e morì nel Lager nazista di Hersbruck. E’ una figura di altissimo valore, di cui la Chiesa ha riconosciuto il martirio “in odium fidei”, proclamandolo poi beato. Focherini rappresenta una testimonianza eroica e straordinaria di salvataggio degli ebrei, in un momento in cui la Shoa incombeva sull’orizzonte del mondo. Per questo in tempi successivi Israele ne ha riconosciuto il valore. E’ annoverato tra i giusti tra le Nazioni. La sua figura è ricordata anche nel museo di Gerusalemme”.
Mauro Maffezzoni