Berlin al Ponchielli
Berlin al Ponchielli
Il fenomeno delle infiltrazioni mafiose è stato al centro di un incontro, promosso dalla prefettura di Cremona in Sala Quadri di Palazzo Comunale, cui hanno preso parte tutti i vertici delle forze dell’ordine del territorio.
Ad aprire i lavori, moderati dal giornalista Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia, il presidente del consiglio comunale, Antonio Pizzetti, che ha chiarito l’importante di porre l’accento su questo fenomeno, anche in una città apparentemente tranquilla come Cremona.
Una consapevolezza ben chiara al prefetto, Antonio Giannelli, che fin dal suo insediamento ha voluto riservare molta attenzione alla situazione. “Questo è un tema che non va sottovalutato” ha sottolineato.
“Fin dal mio arrivo abbiamo posto grande attenzione sul fenomeno, facendo in modo che tutti gli organi tecnici che normalmente se ne occupano potessero focalizzare l’attenzione su alcune situazioni critiche”.
Basti pensare all’interdittiva emessa dallo stesso prefetto lo scorso dicembre. Ma vi sono anche altri provvedimenti, come “le segnalazioni al comune ai sensi del vecchio DPR 616 del 77 per la sospensione o la revoca di licenze alle attività commerciali, laddove emergono situazioni di riciclaggio del denaro sporco, fino all’emissione di interdittive antimafia. Dal mio arrivo qualcuna di queste cose è già avvenuta, altre presumibilmente avverranno durante l’anno in corso”.
La forte attenzione da parte della prefettura è testimoniata anche dal grande lavoro che sta facendo il Gruppo interforze antimafia: “Ma è anche importante far comprendere come l’infiltrazione della criminalità o il suo radicamento si sviluppano attraverso delle forme molto subdole che quasi sempre si caratterizzano per il fatto di essere silenti e quindi in molti casi non avvertite direttamente dai cittadini”.
Tra le azioni che destano sospetto, ci sono anche “passaggi di proprietà frequenti, l’acquisizione di quote in società attraverso tutta una serie di misure particolari” sottolinea ancora il prefetto. “Azioni che dimostrano come ci troviamo di fronte a persone altamente scolarizzate che usano degli strumenti propri delle menti raffinate”.
Durante i lavori è intervenuto anche il professor Vittorio Mete, ordinario di Sociologia dei fenomeni politici presso l’Università di Firenze. “Per cercare di capire bene di che si tratta, dobbiamo sempre tener conto che i gruppi criminali sono diversi tra di loro e i territori sono diversi tra di loro” ha spiegato. “Quindi le infiltrazioni si verificano quando queste due cose si danno la mano, cioè quando da un lato c’è un’intenzionalità della mafia di spostarsi dal sud al Nord e dall’altra quando un territorio “accoglie” un gruppo criminale: soltanto in quel momento si può parlare di infiltrazione mafiosa”.
E’ quindi importante stare al passo con i tempi: “In realtà la presenza delle mafie al Nord non è recente, anzi, si va molto indietro nel tempo. Basti pensare alla pagina tragica dei sequestri di persona della seconda metà degli anni 70, proseguita per tutti gli anni 80 e fino ai primi anni 90. Ma il fenomeno cambia pelle, si rinnova, e l’Antimafia forse dovrebbe fare lo sforzo di di stare al passo” ha concluso Mete.
Laura Bosio