Sicurezza in città, parte
l'alleanza tra quartieri

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Tenere alta l’attenzione delle istituzioni sulla sicurezza nelle zone “calde” della città, ora che la maggiore visibilità delle forze dell’ordine e gli arresti degli aggressori del barman Filippo hanno riportato un po’ di tranquillità tra i cittadini.
Con questo scopo i promotori del movimento “Noi Ci siamo” sono tornati a riunirsi mercoledi scorso a SpazioComne e stavolta erano molti di più, una quarantina, su invito del presidente del Quartiere Centro Francesco Puerari. Obiettivo: coinvolgere gli altri comitati cittadini, ha spiegato Mimma D’Avossa, organizzatrice del movimento spontaneo, e ad accogliere questo invito c’erano i presidenti del quartiere Zaist Giulio Ferrari; di Cavatigozzi, Giovanna Bonetti; Augusto Marcocchi di Porta Romana; Maria Cristina Arata del Giordano-Cadore; e una rappresentante per Borgo Loreto.
“Siamo tutti nelle stesse condizioni- afferma Puerari – tutti ci rendiamo conto che adesso il livello di attenzione è più alto, c’è più prevenzione, sono partiti alcuni protocolli di collaborazione anche con le guardie giurate per i controlli durante la notte e per utilizzare anche le telecamere private avendo così più occhi puntati su tutta la città, quindi qualcosa chiaramente si sta facendo.
“Su altre questioni, invece, come l’illuminazione pubblica, le soluzioni non sono così immediate. Il progetto di sostituzione delle vecchie luci attuato durante il primo mandato Galimberti, era finalizzato fondamentalmente al risparmio energetico, non ad ottenere una più ampia illuminazione, che invece adesso si sta rivelando di fondamentale importanza. Se la zona è illuminata, la gente ha una maggiore percezione di sicurezza, al pari delle telecamere funzionanti. Ma questo è un percorso lungo, ci sono delle azioni in corso ma i risultati non so quando li vedremo”.
Poi l’altra grande partita per rendere gli spazi pubblici più sicuri è quella del “coinvolgimento dei giovani, ma anche questo è un aspetto po’ difficile, perché se ai ragazzi non dai dei punti di riferimento chiari e non offri l’occasione di incontrarsi in modo positivo, saremo sempre nelle condizioni di inseguire il problema. In centro abbiamo associazioni che possono fare molto in questo senso, di cui neppure io che ci abito fino a poco tempo fa conoscevo l’esistenza. Una per tutte: l’associazione Latino Americana, che raggruppa tantissime persone con iniziative interessantissime. E poi ci saranno le attività di ‘Giovani in centro’, che però richiedono tempi non immediati per vedere i risultati”.
I PROSSIMI PASSI. “Come comitati di quartiere – aggiunge Puerari – dobbiamo avere un approccio comune perché non sono solo i ragazzi del centro a fare disordini in piazza Roma e zone limitrofe, ma vengono da tanti altri quartieri, quindi deve esserci una risposta coordinata di tutti. Io auspico che si lavori insieme, quella di mercoledì è stata solo una prima iniziativa”.
“Come quartiere Centro, ora è stata siglata una collaborazione un po’ più attiva con la Polizia Locale per la sorveglianza di vicinato, che qui da noi non è mai realmente decollata. E’ stato firmato il protocollo, ma non esiste ancora una vera e propria rete di residenti collegati attraverso WhatsApp per segnalare situazioni anomale o comunque che meritano attenzione. Quindi potenziare questo aspetto può essere il primo passo concreto che facciamo: vediamo come rendere operativa questa sorveglianza di vicinato, non tanto come rete di segnalazione, che sarà sicuramente meno efficiente ed efficace dalle telecamere, ma anche perché in questo modo si costruisce una rete di relazioni e si possono così coinvolgere un po’ di più le persone”.
“Sarebbe importante rafforzare il sistema di sorveglianza attraverso la collaborazione tra cittadini e autorità locali”, aggiunge Mimma D’Avossa, riassumendo quanto uscito dalla riunione. “Implementare canali di comunicazione diretti, come chat e app dedicate, consentirà a chiunque di segnalare situazioni sospette, creando un legame forte tra istituzioni e cittadini. La sicurezza non è solo una questione di deterrenza, ma anche di prevenzione, e tutti possiamo contribuire a fare la differenza.
“Vogliamo ribadire il nostro unanime NO all’istituzione di ronde. In primo luogo perché viviamo in uno Stato di diritto, in cui le ronde devono farle gli esponenti delle forze dell’ordine. Solo loro. In secondo luogo perché il pericolo di deviazioni che arrivino alla giustizia fai da te sarebbe elevatissimo. Siamo in un momento difficile, ma lo Stato c’è e deve fare la sua parte.
“Chiediamo che i presidenti dei Comitati di quartiere facciano rete per poter promuovere assemblee pubbliche di cittadini che, come noi, vogliono essere ascoltati da Sindaco e Vicesindaco, che poi si interfacceranno con Prefetto e Questore.
“Chiediamo che si incentivi l’investimento su spazi dedicati ai giovani, in una città sempre più chiusa, che conta più supermercati che luoghi di aggregazione.
Cremona ha bisogno di essere una città vitale, capace di attrarre i giovani, di offrire loro spazi di aggregazione, cultura e divertimento. Solo una città sicura può essere davvero vivibile e offrire opportunità di crescita.
“Per questo, oltre a contrastare la criminalità, è fondamentale investire in attività che possano stimolare la partecipazione, la socializzazione e l’inclusione. Più i giovani si sentono parte attiva della comunità, meno è probabile che vengano coinvolti in atti di delinquenza.
Il nostro obiettivo è chiaro: rendere Cremona un luogo dove la criminalità non trovi spazio facilmente, dove la vita quotidiana possa essere vissuta serenamente da tutte le persone, senza timore”.
Giuliana Biagi