Botte, pugnalate e costole rotte
Al compagno geloso 4 anni e 6 mesi

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Anni di maltrattamenti a forza di pugni, calci e schiaffi al volto e al torace. Oggi per l’imputato, un 40enne, è arrivata la condanna a quattro anni e sei mesi per aver alzato le mani contro la sua ex compagna, una 52enne con cui aveva convissuto dall’ottobre del 2013 e che contro di lui si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Vittorio Patrini. Per l’uomo, assistito dall’avvocato Raffaella Parisi, il pm aveva chiesto una condanna a cinque anni di reclusione. Per il risarcimento, il giudice ha condannato il 40enne a versare alla parte civile una provvisionale di 5.000 euro.
Un uomo violento e geloso, l’imputato, sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alla sua ex, che lo scorso novembre, quando aveva testimoniato, lo aveva fatto nascosta da un paravento per non trovarsi faccia a faccia con lui. “E’ terrorizzata alla sola idea di vederlo”, ha detto l’avvocato Patrini. Attualmente l’uomo è in carcere per aver violato la misura del divieto di avvicinamento. Anni da incubo, per la donna, sottoposta, a partire dall’ottobre del 2017 fino all’aprile del 2024, a pesantissimi maltrattamenti.
Nel corso degli anni, l’uomo l’aveva colpita con un coltello, ferendola al polso e ad una gamba, le aveva sferrato calci alle costole e ad una spalla, ferita al volto colpendola con i pugni. L’aveva inoltre ingiuriata, minacciata e colpita altre volte con pugni al torace, fratturandole le costole.
Nell’aprile dell’anno scorso, dopo essere stato allontanato dall’abitazione della vittima, decisa a porre fine a quella relazione violenta, lui si era ripresentato davanti a casa, sfondando la porta dell’appartamento, restandoci contro la volontà di lei per una settimana. “Qui o vado via io o se no mi ammazza”, si era detta lei, che si era fatta coraggio ed era uscita in pigiama con il telefono in mano per chiamare la polizia.
Durante l’ultima udienza aveva testimoniato la precedente compagna dell’uomo, anche lei vittima di violenze. “Una volta mi ha quasi spaccato il naso a forza di pugni”, aveva raccontato, “e un’altra ha cercato di accoltellarmi“. La donna si era detta vittima anche di violenza sessuale, in seguito alla quale ha avuto un aborto spontaneo.
Oggi, prima della sentenza, il 40enne si è difeso, descrivendo la sua convivenza con la 52enne in un contesto di violenze reciproche. “Spesso era lei che mi metteva le mani addosso“, ha detto l’imputato. “Una volta ha cercato di cavarmi gli occhi. Non è vero che le ho messo la testa nel forno, e non l’ho mai presa a pugni. Sì, le ho sputato nel piatto, ma perchè lei mi aveva sputato addosso. Un giorno mi sono trovato i vestiti bruciati e strappati”. “In casa cucinavo io”, ha aggiunto l’imputato. “Ed ero l’unico a lavorare”.
Nel processo, una parte fondamentale era rappresentata dai referti medici della donna: 40 giorni di prognosi in seguito alla frattura della clavicola da percosse, 21 giorni per le costole rotte, e le foto di lei con i segni dei pugni. “Immagini che fanno anche una certa impressione”, ha detto il legale di parte civile Patrini”.
“Siamo in una situazione di una parola contro l’altra senza testimoni oculari”, ha sostenuto invece l’avvocato difensore Parisi. “Parliamo di una situazione di vita difficile, con due persone che fanno uso di alcol e droga. Le discussioni erano reciproche, così come si mettevano le mani addosso a vicenda”. Sulla vittima, l’avvocato Parisi ha detto che “non è stata lineare nella sua testimonianza, piena di ‘non ricordo’, e non è stato provato che abbia mai modificato le sue abitudini di vita: se avesse avuto paura, non sarebbe andata a cercarlo. Cosa che invece era successa”.
Sara Pizzorni