Cronaca

No a estradizione in Brasile
In carcere "salute a rischio"

Il tribunale di Brescia

Le carceri in Brasile, così come risulta dai rapporti del Consiglio nazionale della giustizia, “non dispongono di strutture adeguate all’esistenza umana“. Lo scrivono i giudici della Corte d’Appello di Brescia nella motivazione della sentenza con la quale lo scorso 19 febbraio avevano detto no alla estradizione in Brasile per un cittadino brasiliano di 36 anni colpito da un mandato di arresto emesso dall’autorità brasiliana perché condannato dal tribunale di San Paolo alla pena di 8 anni e 2 mesi di reclusione.

L’uomo, 36 anni, arrestato nel novembre scorso nel cremonese, era accusato di violenza sessuale e lesioni, reati commessi nell’agosto 2018 in Brasile ai danni della sorella di sua moglie. Accuse che l’imputato ha sempre negato con forza, sostenuto dalla moglie, che presto lo renderà padre. In Brasile, intanto, si sta preparando la “revisau criminau”, la revisione del processo.

I giudici di Brescia hanno quindi accolto le richieste dei difensori cremonesi Carlo Alquati e Franco Antonioli, che hanno depositato una corposa documentazione illustrando, con la collaborazione di uno studio legale brasiliano, la situazione del sistema carcerario in Brasile, con condizioni di detenzione “pericolose e crudeli e contro i principi fondamentali dei diritti umani“.

“Sovraffollamento, torture, omicidi, violenze sessuali, le precarie strutture idrauliche, sanitarie ed elettriche e le celle sporche e prive di illuminazione e ventilazione“, si legge nella motivazione, “rappresentano un pericolo costante e un rischio per la salute. Le aree per fare il bagno condividono lo spazio con le fogne a cielo aperto, in cui confluiscono urina e feci.

I detenuti non hanno accesso all’acqua per lavarsi e idratarsi, nè al cibo di qualità minima che spesso arriva inacidito o avariato. In alcuni casi, mangiano con le mani e non ricevono nemmeno materiale igienico di base. La situazione è simile in tutte le unità della Federazione”,  “e bisogna riconoscere”, scrivono i giudici, “l’inequivocabile fallimento del sistema carcerario brasiliano“.

Sulle condizioni carcerarie brasiliane i giudici hanno trovato riscontro anche in una decisione pronunciata dalla Corte Suprema del Brasile: nell’ottobre 2023, il Suprem Tribunal Federal del Brasile ha riconosciuto la incostituzionalità del sistema carcerario brasiliano ed imposto al Governo federale di intervenire per l’adeguamento delle condizioni carcerari  dove “sono stati trovati uomini ammassati come rifiuti umani in celle affollate, che facevano i turni per dormire o dormivano sopra il gabinetto, prigionieri ammassati l’uno all’altro”.

Nel novembre scorso il 36enne, che ora è libero, era stato rintracciato a Gabbioneta Binanuova dove vive con la sua compagna in un appartamento e lavora alle dipendenze di una ditta di una provincia limitrofa. “E’ in Italia da un anno e mezzo”, hanno spiegato i difensori, “è ben inserito, e nel suo lavoro è molto stimato”.

Ora, sull’estradizione, il procuratore generale in Italia potrebbe impugnare la decisione e il Brasile potrebbe decidere di ricorrere in Cassazione contro la sentenza di Brescia.

Sara Pizzorni

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