Politica

Centropadane, FI e Lega: "Si tiene
a galla società che imbarca acqua"

Centropadane Srl: dopo l’audizione di metà settimana in Provincia da parte dei vertici della società di progettazione partecipata al 48% dall’ente locale e che sta per cambiare denominazione (Centropadane Engeneering srl) i consiglieri di minoranza di Forza Italia e Lega, Valeria Patelli, Gianni Rossoni (entrambi FI) e Filippo Raglio (Lega) chiariscono i motivi della loro astensione al voto per le modifiche allo statuto, avvenuto nella seduta di Consiglio provinciale di mercoledì.

“La società di progettazione partecipata della Provincia di Cremona – affermano in una nota – ha lanciato un’allerta sulla perdita d’esercizio relativa al 2024, che verrà certificata nel prossimo bilancio, da approvare questa primavera. L’ordine di grandezza del disavanzo è di centinaia di migliaia di euro ed è probabile che imporrà alle amministrazioni partecipanti una nuova immissione di denaro pubblico per garantire il funzionamento della società”.

Nel frattempo, un primo soccorso all’azienda giunge dal progetto di ampliare le attività e i servizi offerti, in particolare nel campo energetico e della riqualificazione degli edifici, cercando di attrarre nuovi soci tra i comuni cremonesi e bresciani. Progetto che è passato per una modifica dello statuto di Centropadane, deliberata dal Consiglio Provinciale nella seduta di mercoledì.

“L’apertura collaborativa al salvataggio della società non cancella le colpe gestionali che hanno implicato l’attuale situazione”, affermano i consiglieri che nella scorsa primavera avevano duramente criticato la scelta dell’allora presidente della Provincia Signoroni nella composizione del CdA di Centropadane, perché “l’interesse di una società strategica a partecipazione pubblica, viene sacrificato assecondando un piccolo gruppo di potere”.

La posizione di Patelli, Rossoni e Raglio non è condivisa dagli altri due consiglieri di minoranza, Roberto Rava e Attilio Zabert, appartenenti a FDI: la frattura all’interno del centrodestra non si è ancora ricomposta, dopo l’elezione del Cda di Padania Acque la scorsa primavera e il rinnovo del consiglio provinciale alla fine di settembre.

Ora i consiglieri rincarano la dose, sottolineando “come una società in-house, che per legge vende i propri servizi in larga misura agli enti soci (come la Provincia) abbia gioco facile nel prevedere le proprie entrate e debba adattare e flessibilizzare i costi di conseguenza: esattamente ciò che non è avvenuto, mancando totalmente una gestione strategica da parte della società e della Provincia, stabilmente a guida centrosinistra.”

I consiglieri di opposizione evidenziano poi che il Consiglio di Amministrazione di Centropadane Srl incassa compensi (circa 100 mila euro all’anno) più onerosi rispetto a quanto prevedono altre società pubbliche, come nel caso di Padania Acque SpA: “una società sana e con un fatturato ben 28 volte maggiore rispetto a Centropadane”, chiosano.

La nota prosegue dichiarando che l’unico motivo per il quale i firmatari non si sono espressi negativamente sulla proposta di modifica dello statuto, sottoposta al Consiglio senza la presentazione di un piano industriale, è che “riconosciamo il valore strategico di una simile azienda, se ben amministrata, per la Provincia e potenzialmente anche per i comuni cremonesi e casalaschi, come braccio operativo in tema di progettazione, sviluppo del territorio e condivisione dei servizi. Come già avviene nel Cremasco con Consorzio.it.

“Un percorso auspicabile – concludono – ma complesso e necessitante del coinvolgimento di tutti gli attori territoriali e politici, sul quale finora è mancata la regia e che non può certo avviarsi sbrigativamente, in emergenza, al precipuo scopo di tenere a galla una nave che imbarca acqua, lasciando sempre gli stessi al timone. Prima di tutti devono essere interpellati i sindaci in merito ai servizi che possono essere utili ai comuni.” gb

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