Cronaca

Calenda alla centrale di Caorso:
"Riattivare questo impianto"

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L’importanza oggi del nucleare made in Italy, necessario per alcuni come arma alla crisi energetica in corso.

Visita straordinaria venerdì mattina per il senatore di Azione Carlo Calenda all’ex centrale di Caorso, in provincia di Piacenza, ma a due passi da Cremona. Il politico, insieme ad una delegazione del partito e accompagnato dagli alti vertici di Sogin, l’azienda pubblica proprietaria del sito piacentino, ha avuto la possibilità di scoprire il funzionamento della centrale più grande d’Italia e i lavori di smantellamento attualmente in corso.

Alla base dell’appuntamento, il volere sottolineare il valore dell’energia nucleare, partendo dalle vecchie centrali ora in dismissione.

“Noi possiamo riaprire le centrali nucleari – ha commentato Calenda – anche perché in Italia sta succedendo il contrario rispetto al resto del mondo, dove ci sono 70 centrali nucleari in costruzione. Il nucleare è considerato un’energia green: consuma molto meno suolo ed è meno inquinante per esempio dei pannelli solari, che dopo vent’anni devono essere sostituiti e smaltiti; le centrali invece hanno una durata d 60-80 anni. Stiamo quindi parlando della tecnologia che oggi in tutto il mondo sta tornando in tutti i modi possibili, non solo con i grandi impianti ma anche con i piccoli impianti che servono alle imprese”.

Non sono mancati, da parte di Calenda, paragoni con altri paesi europei, molto vicini all’Italia.
“Oggi il costo dell’energia è insostenibile per le imprese; pensate che l’anno scorso la Francia – ha proseguito il senatore – è stato alla metà di quello italiano e le nostre emissioni sono state dieci volte superiori alle loro. In sintesi, inquiniamo di più, paghiamo l’energia di più, tutto questo perché abbiamo fatto la stupidaggine di rinunciare a un’eccellenza che avevamo”.

Durante la visita, il parlamentare ha avuto modo di discutere sul tema anche con l’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, che ha fatto “gli onori di casa”.
“Nelle situazioni normali – ha commentato l’AD – c’è sempre un sito in cui c’è una centrale che funziona, una centrale in smantellamento e una centrale nuova in progettazione. Sarebbe stato così anche a Caorso se fossero continuati i lavori; questo sito è nato per essere raddoppiato; è poi intervenuto il referendum e tutto si è bloccato”.

Con Azione, Calenda si sta da tempo impegnando per riportare nel bel paese l’energia nucleare: insieme ad altri esponenti di partito e associazioni ha infatti lanciato una raccolta firme per una proposta di legge ad hoc che in poche ore ha superato le 75 mila adesioni.

“Le centrali nucleari oggi sono considerate dall’agenzia dell’ONU che si occupa di energie, l’energia non solo più pulita – ha aggiunto il politico – oggi noi usiamo il gas, perché non c’è un’altra scelta, e i costi sono lievitati; possiamo continuare così o fare una scelta alternativa”.

Sul tema, inoltre, Calenda e i suoi hanno proposto in parlamento anche il tetto ai prezzi delle rinnovabili.
“Questo è il futuro se vogliamo decarbonizzare – ha detto a riguardo – noi abbiamo speso, come cittadini, 220 miliardi per incentivare le rinnovabili; oltre a questo, è stata fatta una norma per la quale l’energia rinnovabile viene venduta al prezzo unico nazionale, che li fa guadagnare quando sale il gas tantissimo, fino a 100 euro a megawattora. Molto spesso anche in ore in cui non serve niente, si butta l’energia. Quello che abbiamo proposto è mettiamo un tetto: ti ho pagato l’investimento, ti ho pagato il capitale, ti faccio guadagnare 60 euro a megawattora, quello in più non lo prendi.

Altro fattore da tenere in considerazione quando si parla di nucleare è il fattore tempo. “Iniziamo rapidamente – ha commentato Calenda, che propone di ripartire proprio da siti come Caorso – e se possiamo, iniziare dai posti dove la centrale nucleare già c’era”.

Andrea Colla

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