Cronaca

Perse due dita sul lavoro: pena
di due mesi al titolare della ditta

Il pm ha riconosciuto il concorso di colpa, assolta l'azienda

Nel pomeriggio del 3 maggio del 2023 un operaio di 51 anni dipendente della Gfr di Trigolo, ditta specializzata in campo meccanico, perse due dita in un infortunio sul lavoro mentre stava operando con una sega circolare per metalli. La sega gli amputò di netto l’anulare e il mignolo della mano destra. Oggi il titolare è stato condannato a due mesi, pena sospesa, e ad un risarcimento di 6.000 euro come provvisionale, oltre al pagamento delle spese processuali. La pena sospesa sarà condizionata al pagamento del risarcimento. A processo c’era anche la stessa Gfr, che il giudice ha assolto “perchè il fatto non sussiste”.

Per l’imputato, il pm onorario Silvia Manfredi ha riconosciuto un concorso di colpa, e per l’azienda aveva chiesto la condanna al pagamento di 150 quote per un valore di 280 euro ciascuna, per un totale di 42.00 euro. Nel processo, l’operaio era parte civile attraverso l’avvocato Massimiliano Capra, che aveva chiesto più di 170.000 euro come risarcimento. Il titolare della ditta, invece, era assistito dall’avvocato Francesca Bertini, di Cagliari, mentre l’azienda era rappresentata dal legale Paolo Terbonati, del Foro di Parma.

Gli avvocati Bertini e Terbonati

 

Quel macchinario, come raccontato dallo stesso titolare, era stato stato comprato usato. Secondo l’Asl, era vecchio e soprattutto non a norma. “Quando l’ho preso mi sono fidato dei miei consulenti”, ha detto il responsabile dell’azienda, che poi ha fatto sostituire il macchinario con uno più nuovo, “di ultima generazione”, e a norma di sicurezza. Su quello strumento, l’operaio ferito, che svolgeva altre mansioni, aveva lavorato saltuariamente.

Quel pomeriggio, dopo aver effettuato delle consegne, il suo turno di lavoro stava per finire. Il titolare gli aveva però chiesto di andare a visionare il macchinario per vedere se aveva finito. Secondo quanto ricostruito dalla difesa, il 51enne, che non indossava protezioni, avrebbe deciso di rimuovere un pezzo e di pulire lo strumento che era ancora in funzione. “Una condotta imprevedibile”, hanno sostenuto le difese, “che il datore di lavoro non avrebbe potuto prevedere”, nonostante gli stessi avvocati difensori abbiano ammesso “per il titolare di un’azienda l’obbligo di vigilanza non debba mai cessare“.

“Ho fatto una stupidaggine”, aveva detto l’operaio ad un collega che oggi ha testimoniato. “Aveva la mano massacrata”, ha ricordato. “Quel macchinario”, ha sostenuto l’avvocato di parte civile Capra, “era vecchio, obsoleto e non aveva le meccanismi di protezione”.

Quel pomeriggio era subito scattata la chiamata al 118, coi soccorsi che erano arrivati in pochi minuti insieme ai carabinieri di Castelleone e al personale dell’Ast. L’uomo, benché gravemente ferito e in stato di shock, era rimasto cosciente per tutto il tempo, e dopo le prime medicazioni era stato trasportato d’urgenza in ospedale dall’elisoccorso. L’Inail ha accertato un grado di invalidità del 24%.

“Mi è dispiaciuto molto quando accaduto”, ha detto oggi il titolare della Gfr, che all’epoca dei fatti aveva una decina di dipendenti. “Dipendenti che io considero come una famiglia“.

Sara Pizzorni

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